AS Roma

Le manette, l'orecchio e il tre: Mourinho e i suoi gesti

L'allenatore portoghese in carriera (dall'Inter allo United) spesso ha sfruttato la gestualità per veicolare i suoi messaggi: chiari e diretti, come lui

PUBBLICATO DA Emilio Raso
22 Febbraio 2022 - 13:16

Si dice spesso che un gesto vale più di mille parole. E anche José Mourinho, evidentemente, la pensa in questo in modo. Sono stati tanti, infatti, i gesti, plateali o meno, dello Special One nel corso della sua carriera, l'ultimo quello di sabato pomeriggio all'Olimpico contro il Verona, quando ha mimato il gesto del telefono per protestare nei confronti dell'arbitro Pairetto, scatenando le più disparate fantasie di addetti ai lavori e non riguardo l'interpretazione e il significato. La gestualità di Mourinho, molto più delle sue parole, non è dettata dalla rabbia per, in questo caso, la protesta in sé, quanto per veicolare un preciso messaggio: José non lascia nulla al caso.

Come, rimanendo nell'ambito del calcio italiano, le famose manette rivolte per protesta all'arbitro Tagliavento durante un Inter-Sampdoria del 20 febbraio del 2010, che costarono al tecnico di Setubal ben 3 giornate di squalifica, oltre ad una multa di 40.000 euro. «Quando ero all'Inter ho avuto sempre la sensazione che gli arbitri facessero contro di noi errori a catena - avrebbe poi scritto Mourinho nella sua autobiografia -. Ad un certo punto ho iniziato ad allenare la squadra a giocare in 10 contro 11, per essere pronti nel caso in cui avessimo perso un uomo per espulsione. Ma mi sono dimenticato di fare gli allenamenti in 9 contro 11, come contro la Sampdoria quando furono espulsi due dei nostri».

Gli ultimi in ordine di tempo erano stati quelli del 2018, quando sedeva sulla panchina del Manchester United, rivolti ai tifosi della Juventus nella doppia sfida di Champions League che, nei gironi, aveva contrapposto Mou ai bianconeri. Nell'andata, che aveva visto la squadra di Allegri prevalere ad Old Trafford, il portoghese, bersagliato dai tifosi juventini, aveva rivolto a questi ultimi il gesto del tre, per indicare il Triplete conquistato con l'Inter, unico in Italia a riuscirci, impresa solamente sfiorata dalla Juve: tre dita alzate, una per ogni trofeo. Un messaggio preciso e diretto, proprio come lui. Nella gara di ritorno, invece, la vendetta: lo United espugna lo Stadium e il portoghese, a fine gara, mostra l'orecchio a tutti i presenti, che lo avevano fischiato ed insultato. Il più classico dei «fatevi sentire ora che avete perso». La gestualità di Mourinho non è sempre provocatoria, ma, comunque è mirata ogni volta a catalizzare l'attenzione e a trarre il massimo vantaggio, in particolare durante le partite. Celebre, in questo senso, il binocolo dell'aprile del 2013, quando era allenatore del Real Madrid, nella semifinale di Champions contro il Dortmund, per mettere in luce la troppa distanza dell'arbitro dall'azione.

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