Dopo Roma-Verona: colpi allo scudo di Mourinho
In attesa del giudice sportivo c’è chi prevede stangate. Stagliano: «Senza referti ipotesi impossibili» Gran parte dei romanisti però sta col portoghese. E lui con loro
O con lui o contro di lui. Dentro o fuori. Non esistono mezzi termini. La nettezza delle dicotomie che accompagna la carriera di José Mourinho non fa eccezione nella Capitale. Dove anzi fin dall'annuncio del suo ingaggio era prevedibile che il fuoco divampasse, per l'incrocio ardente fra il carattere dello Special One e la passione dei romanisti. E se dall'esterno è tutto un coro di critiche, richieste più o meno esplicite di gogna e «sanzioni esemplari», il mondo-Roma si stringe ancora una volta intorno alla sua guida riconosciuta.
Nemmeno a dirlo, il casus belli della settimana è da rintracciare nel burrascoso finale dell'ultima partita, quella contro il Verona tratteggiata dalla rimonta a metà firmata dai baby e dall'espulsione del portoghese. Quel rosso sventolato da Pairetto all'indirizzo di un Mourinho furente per la modestia del recupero concesso dopo una serie infinita di interruzioni, e soprattutto il gesto del telefono mimato in quegli attimi, hanno scatenato illazioni e previsioni. Le presunte ricostruzioni sulle parole pronunciate dall'allenatore sono però tutte da dimostrare, a meno di non avere accesso al referto. La stessa frase a lui attribuita da La Stampa e ripresa da diversi organi di informazione come assodata («Ti ha mandato la Juventus»), secondo altre fonti potrebbe invece essere ascrivibile a un dirigente. Così come le possibili - quanto presunte - giornate di squalifica che diversi media hanno già individuato in tre, anticipando la valutazione del giudice sportivo, restano al momento confinate nell'ambito delle ipotesi.
Per chiarire la questione, Il Romanista ha interpellato l'esperto di diritto sportivo Mario Stagliano: «Nessuno di quelli che erano lontani dal campo ha potuto sentire contenuto e tono delle parole di Mourinho, non sappiamo se siano state recepite da Pairetto, dal quarto uomo o dal rappresentante della procura federale. E per stabilire l'entità dell'eventuale sanzione, bisognerebbe capire se qualcuno ha riferito il tentativo del tecnico di entrare in campo a una forma di protesta o di aggressione». Dirimente può essere il tenore delle espressioni, se siano state valutate come minacciose o meno dagli ufficiali di gara. Non è certo il gesto del telefono a risultare offensivo in sé, quanto ciò che è stato pronunciato dalla bocca di JM. «Interpretarlo senza parole è impossibile - spiega ancora Stagliano - Se le sue frasi fossero inoffensive, l'allenatore della Roma potrebbe perfino cavarsela senza squalifica. A differenza dei giocatori, per i tecnici l'espulsione non fa scattare automaticamente la sanzione. A occhio però la platealità della protesta e il visibile tentativo di rientrare in campo, portano a prevedere una squalifica di più di una giornata. Se poi avesse lanciato anatemi di qualche genere all'arbitro, potrebbero essere anche più di tre. Dipende tutto dal referto, gli arbitri tendenzialmente non calcano la mano. Certo, le continue polemiche fra Mourinho e la categoria potrebbero aver indotto a una cattiva predisposizione. Nel caso specifico la contestazione riguardava il recupero, sul quale Pairetto è parso quantomeno poco lucido: in cinque occasioni ha indicato che avrebbe tenuto conto delle reiterate pause di gioco. Fra le varie sostituzioni e l'intervento dei sanitari veronesi, i 4 minuti dopo il 90' sono sembrati davvero pochi. Peraltro l'espulsione li ha in qualche modo assorbiti».
Tutt'altro che attutita è invece la corrispondenza d'amorosi sensi fra Mou e gran parte della gente romanista. Subito dopo il fattaccio della gara col Verona, lo Special One ha preferito non rilasciare dichiarazioni, affidando il proprio commento ai social con un trittico di foto indicative del suo modo di intendere il calcio. Il pallone fra le sue mani prima di riconsegnarlo agli avversari, accompagnato da «possesso palla»; sempre lui che lo calcia via con rabbia dopo una delle decisioni contestate («tirare»); e infine il riconoscimento alla Sud, ritratta in una suggestiva immagine pre-partita fra i riflettori intermittenti e lo sventolio di bandiere («Amo questa gente e per loro combatto»). La risposta dei tifosi non si è fatta attendere ed è arrivata qualche ora più tardi, tramite uno striscione: «La nostra fede, la tua mentalità: hai le chiavi di questa città». Messaggio che segue numerosi altri apparsi nei mesi di permanenza romana di José. Tutti della stessa tendenza: appoggio incondizionato a Mourinho, al di là dei risultati e come testimoniato anche dal perenne sold out sugli spalti che accompagna le partite della Roma. La scelta fra pro e contro nemmeno si pone in questo caso. E il fortino sotto assedio se possibile è riuscito a far serrare i ranghi anche più di prima.
© RIPRODUZIONE RISERVATA