Europa League

La Roma e quella rimostranza alla UEFA per la gestione dell'ordine pubblico a Bilbao

Un altro tifoso racconta la sua notte assurda: «Dico agli steward di non fare male a due ragazzi molto giovani: mi rispondono con un pugno in faccia, poi tutta la notte in cella». La polizia basca: «Errori nostri? L'unico errore la presenza di tifosi violenti»

PUBBLICATO DA Valerio Curcio
20 Marzo 2025 - 10:23

La gestione dell’ordine pubblico in occasione della partita di Bilbao tra Athletic Club e Roma non è destinata a passare inosservata. E se la UEFA ha aperto un fascicolo per vederci più chiaro, chiedendo al club basco di fornire documentazione e spiegazioni per i disordini avvenuti fuori dal San Mamés, la stessa Roma a fine partita ha fatto arrivare le sue rimostranze a Nyon.

Da un lato, la grande preoccupazione degli organizzatori dell’Europa League è che in finale possano replicarsi situazioni di tensione e panico nella gestione dei flussi, soprattutto se le squadre qualificate dovessero essere accompagnate da tifoserie calde e numerose. Dall’altro, il club giallorosso ci ha tenuto a segnalare alla UEFA come il comportamento non solo delle forze dell’ordine, ma soprattutto quello della vigilanza privata del San Mamés, abbia contribuito a generare situazioni di crisi sfociate poi in incidenti o pericolosi momenti di calca nei corridoi delimitati da barriere provvisorie. Inoltre, a sorprendere molti tifosi – come testimoniato all’indomani della partita da alcuni di essi a “Il Romanista” – è stato l’atteggiamento provocatorio da parte della sicurezza del San Mamés, i cui agenti erano armati di manganello. Uno strumento che dai racconti sarebbe stato utilizzato con una certa leggerezza e spesso cogliendo nel mucchio. Tutte scene viste da vicino non solo dallo staff della Roma, ma anche dal rappresentante UEFA incaricato di seguire l’ingresso dei tifosi romanisti.

Un'altra testimonianza: «Un pugno come risposta e notte in cella»

Alle testimonianze raccolte dal nostro giornale si aggiunge quella di Gianmarco, pseudonimo di un tifoso residente fuori dall’Italia che è stato fermato prima della partita proprio come Michele, nome di fantasia di un altro ragazzo intervistato da “Il Romanista” dopo essere stato picchiato e portato in questura dalla polizia autonoma basca. «Ai prefiltraggi ho visto gente schiacciata, nel panico, che cadeva… L’atteggiamento degli addetti alla sicurezza era poco usuale rispetto a tante altre trasferte che ho fatto, provocavano molto», racconta Gianmarco. «Dopo il primo filtro io e amici aspettavamo alcuni di noi che si erano persi perché schiacciati nella folla. Alcuni steward ci passano di fianco trascinando di forza due ragazzi molto giovani. Diciamo: “Fate piano perché gli state facendo male”. Uno di loro si gira verso di me e mi risponde con un pugno in faccia. Appena riapro gli occhi vedo accanto a me un signore in borghese con una cuffia all’orecchio. Deduco che sia un poliziotto e gli dico: "Hai visto cosa ha fatto?". Dopo ho scoperto che era il capo degli steward. Lui mi spinge verso le braccia di altri steward e mi fa portare via di forza. Mi consegnano alla polizia, che mi mette con la faccia contro la camionetta, intimandomi di stare zitto e fornire il documento».

A questo punto la storia raccontata da Gianmarco si fa simile a quella di Michele e anche in questo caso la polizia basca non ci ha fornito una propria versione ufficiale: «Mi hanno tenuto così credo due ore, schiacciato contro il blindato. Non mi hanno fatto vedere la partita, perché mi hanno ammanettato e portato in questura. Anche io come il ragazzo che ha parlato con voi sono stato messo in cella, eravamo tutti da soli in celle freddissime. Niente cibo, praticamente niente acqua. Io soffro di emicrania, a un certo punto mi viene un attacco forte, chiedo ai poliziotti se mi possono passare la medicina dal portafoglio, anche perché stavo per vomitare dal dolore. Gli agenti dicono che non possono aiutarmi e chiamano un’ambulanza che si presenta ore dopo. Quando arrivano i medici ottengo il permesso di andare in bagno a bere e fare pipì e mi accorgo da un orologio che era l'una e trenta di notte. Poi mi richiudono in cella. Verso le due e mezza mi tirano fuori e riconsegnano i miei averi chiusi in una busta dell'immondizia. La questura non era a Bilbao, perciò mi caricano su una volante e riportano ai margini della città. Da lì con la poca batteria che avevo al telefono faccio riportare in albergo da un taxi». Un altro racconto da brividi. E la UEFA teme cosa potrà avvenire in una città che tra due mesi ospiterà un evento di portata europea con almeno mezzo stadio riempito di tifosi provenienti da fuori.

La posizione dell'Ertzaintza

All'indomani della partita, nel corso di una conferenza stampa, alcuni portavoce della polizia autonoma basca hanno dettagliato la propria posizione ufficiale, dando la responsabilità dei disordini ai tifosi. Queste alcune dichirazioni di Josu Bujanda, capo dell'Ertzaintza: «Errori da parte nostra? L'errore è che vengano qui dei violenti in occasione di partite, questo va denunciato. I nostri obiettivi nel piano sicurezza sono stati raggiunti, ciò che non è andato bene è l'arrivo di persone che sono venute a provocare. Vogliamo sottolineare il comportamento di certe persone che sono venute a provocare la polizia e a provocare altri tifosi, dando vita a queste situazioni che pregiudicano tutta la cittadinanza». «I nostri principali obiettivi sono stati raggiunti», ha aggiunto il consigliere di sicurezza Bingen Zupiria. «All'esterno non ci sono stati scontri tra tifoserie e la partita si è svolta normalmente. Ci sono state delle situazioni di tensione a causa di aggressioni contro la Ertzaintza».

 

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