Europa League

C'eravamo tanto armati

Inviata alla Uefa la lettera a firma Friedkin, ma i rapporti sono buoni. E a Trigoria il sogno è la coppa

(MANCINI)

PUBBLICATO DA Simone Valdarchi
05 Marzo 2025 - 06:00

C’eravamo tanto armati. Tra le parole di Ranieri nei confronti di Rosetti e la lettera annunciata (e poi inviata) dal club alla Uefa, gli ingredienti per una crisi diplomatica sembravano esserci tutti. E invece, i rapporti sull’asse Nyon-Roma sono piuttosto distesi, nonostante le più o meno recenti frizioni pubbliche. Ma facciamo un passo indietro.

In principio era Budapest, con l’arbitraggio di Taylor, le parole di Mourinho (e di nessun altro) e la multa da €135.500 inflitta al club, oltre a quattro giornate di squalifica per lo Special One, la chiusura parziale dell’Olimpico e il divieto di trasferta per un turno ai romanisti. Più di recente, dopo la sfida casalinga all’Eintracht Francoforte (ultima gara della fase campionato di questa Europa League), mezza Nord vuota per Roma-Porto. Per chiudere, €39.000 di sanzione al termine di Porto-Roma così divisi: €11.000 per il comportamento definito “inappropriato” della squadra, €8.000 per i danni al settore ospiti del do Dragao e €20.000 per le dichiarazioni del Sir di San Saba a fine partita. Proprio quest’ultimo provvedimento però, contenuto in una multa economica e non sfociato nella squalifica per l’allenatore, testimonia i buoni rapporti di cui sopra.

La decisione della Uefa su Ranieri, infatti, è arrivata dopo giorni di colloqui tra Nyon e Trigoria, con il team di legali del club (Conte, Lombardo e Vitali) a fare da intermediari diplomatici, fino alla stesura del provvedimento privo di turni di squalifica, con la Roma che non resterà orfana del suo allenatore nelle prossime partite.

Tutto questo, però, era stato anticipato dall’invio della lettera alla Uefa, in cui da Trigoria ci si lamentava della conduzione arbitrale del tedesco Stieler in Porto-Roma, reo di aver danneggiato Pellegrini e compagni con i tanti cartellini gialli. Questo c’era scritto e la firma era d’oro, era firma di re. O di presidente, essendo la sigla in questione quella di Thomas Daniel Friedkin, o più semplicemente Dan Friedkin che, tra una statuetta di Oscar e l’altra, pur senza parlare pubblicamente, ha scelto di esporsi a difesa della Roma.

Quella notte è ancora nostra

Una presa di posizione netta, un qualcosa che era mancato in occasione della finale di Budapest, quando a difenderla, la Roma, c’era un uomo solo in un garage, mentre Friedkin dava il passaggio di ritorno sul suo jet privato a Ceferin, numero uno della Uefa.

Quella notte è ancora nostra. Chi vive la Roma in un certo modo, la notte di Budapest ce l’ha ancora sulla pelle, come un tatuaggio, come quella di Tirana l’anno prima (e come chi quella notte l’ha fatta diventare, letteralmente, un tatuaggio). Per queste e per molte altre notti europee, la gara di domani non sarà una partita come altre e l’Europa League, dentro Trigoria, non potrà mai essere considerata una coppa come le altre, ma la coppa.

Quella che ci vede come la squadra con più partite vinte nella storia (96, tra Coppa Uefa e Europa League, come l’Inter e più di tutti gli altri) e come prima testa di serie ai nastri di partenza di questa edizione. Ora che Ranieri è riuscito a guarire la Roma malata, rimetterla in piedi e aiutarla a camminare sulle sue gambe, dentro le mura del Fulvio Bernardini c’è un’ambizione comune: non smettere di sognare. Il cammino è ancora lungo e l’Athletic Club l’avversario forse più ostico da incontrare in un ottavo di finale, ma la ferita di Budapest e il ricordo di Tirana sono ancora troppo freschi, anche nelle menti dei giocatori che li hanno poi trasmessi ai nuovi, per non guardare alla coppa come l’unica via per trasformare una stagione a tratti sconcertante in memorabile. Insieme a te saremo allor, forza Roma vinci ancor.

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