Quando Il Romanista "inaugurò" lo stadio del Tottenham: l'emozione di stare a 5 metri dal campo
Nel 2019 andammo a Tottenham-Crystal Palace per sentire cosa si provava nel veder completato un nuovo impianto di proprietà. Cinque anni dopo, siamo ancora senza
Ci vuole anche un po' di coraggio a ripubblicare un articolo come questo, uscito nel 2019, per il quale il sottoscritto fu inviato dal Romanista ad assistere in solitaria a Tottenham-Crystal Palace, partita inaugurale del Tottenham Hotspur Stadium, dove la Roma di Ranieri sfiderà i padroni di casa - e il proprio destino europeo - giovedì sera. Un po' di coraggio perché, cinque anni dopo, il senso di quella scelta editoriale sembra lontano decenni: eravamo lì perché pensavamo che anche la Roma, prima o poi, magari un po' più poi, avrebbe inaugurato il suo Nuovo Stadio (al tempo si scriveva con le maiuscole, con una certa riverenza).
Volevamo "vedere di nascosto l'effetto che fa" imboscati in una curva, con un biglietto rimediato chissà come, mischiati in un lungo pre-partita tra cori, birre - prodotte dentro l'impianto e acquistate a un bancone lungo quanto la linea di fondo - e tutto ciò che caratterizza uno stadio che è il perfetto compromesso tra gli impianti della tradizione inglese e le astronavi hi-tech americane. Oltre cinque anni dopo siamo pronti a imbarcarci per North London e - almeno per chi ha scritto - è scontato dover fare i conti con quelle speranze.
Che cosa abbiamo fatto in tutti questi anni? Sicuramente sappiamo ciò che non abbiamo fatto, ovvero disturbare le rane di Tor di Valle, e sappiamo ciò che vorremmo fare, cioè vivere anche noi il nostro giorno numero uno, primo di tanti, nella futura nostra casa che dovrebbe sorgere a Pietralata (l’uso del condizionale oggi viene più naturale). Intanto, per chi va: attenti alle pallonate.
Di seguito l'articolo uscito su "Il Romanista" del 5 aprile 2019
«Attenti alle pallonate». È un cartello che sta appeso nelle due curve del nuovo stadio del Tottenham e basterebbe già da solo a chiudere ogni discorso, compreso questo racconto dell'inaugurazione di quella che da mercoledì sera è la casa degli Spurs. Esserci, vedere le lacrime di chi ci mette piede per la prima volta, sentire attorno a sé l'emozione al primo calcio d'inizio è per un romanista anche fare un viaggio nel futuro. Un futuro che, quando anche a Tor di Valle si spareranno i fuochi d'artificio, sarà comunque rimasto per troppo tempo futuro invece che presente.
A Tottenham, invece, il presente era nell'aria almeno dal 2015, quando si è iniziato a costruire parte dell'impianto per poi passare alla demolizione di White Hart Lane, avvenuta alla fine del campionato 2016-17. Una stagione e mezza a Wembley ha rappresentato il purgatorio di un paradiso che, nelle intenzioni del presidente degli Spurs, Daniel Levy, consiste nell'aver realizzato il miglior impianto per il calcio immaginabile nel 2019.
Un giorno storico
La cura dei dettagli, in effetti, si nota già dall'esterno. Se non fosse per qualche incertezza degli steward, ancora non del tutto pratici della mappa dei nove piani interni alle tribune, si direbbe che il Tottenham giochi qui da anni. Invece è la prima partita ufficiale, Spurs contro Crystal Palace, e alle 19.45 del 3 aprile 2019 cambierà per sempre la storia di questo ultrasecolare club.
Tre ore prima del calcio d'inizio aprono i cancelli. La strada che costeggia l'impianto, Tottenham High Road, è aperta al traffico. Ma il traffico non c'è. C'è giusto qualche macchina, che non faticherà a trovare posto, e molti autobus, che scaricano frotte di tifosi con la sciarpa blu e bianca. Il resto delle persone arriva a piedi dalle fermate di underground e overground più vicine. Si riempiono di nuovo i pub del circondario, semivuoti dal giorno dell'addio al vecchio campo. C'è persino il sole, che gioca con le quasi cinquemila lamine d'acciaio forato che ricoprono l'impianto progettato da Populous, il più famoso studio di architetti nel settore degli impianti sportivi.
Fuori dallo stadio centinaia di tifosi, cantando con le birre in mano, attendono di entrare mentre decine di fanbassadors distribuiscono le guide dell'impianto e danno informazioni. L'accesso è agevole: il biglietto viene controllato da uno steward al cancello e poi, al vero e proprio ingresso, passato nel lettore del tornello. Nessuna perquisizione: un metal detector rileva la presenza di eventuali oggetti di metallo (ma senza segnalare monete, cinture e bracciali come in aeroporto) e, in caso di "bip", gli steward chiedono di svuotare le tasche. Il tutto senza generare code. Si entra.
Coast to coast senza barriere
L'impatto, da dentro, è quello di uno stadio perfettamente inserito nel tessuto urbano del quartiere: le vetrate che ne costituiscono le pareti permettono di osservare la strada con i suoi marciapiedi, distante pochi metri. Al primo livello, uno spazioso corridoio fa il giro dello stadio: si può andare dalla North alla South Stand senza incontrare impedimenti di qualsiasi tipo, a prescindere dal proprio biglietto. E in giro, non è un caso, è pieno di tifosi sulla sedia a rotelle, certi di poter assistere a un grande spettacolo dalle tribunette a loro riservate.
Ai bordi del campo la banda ufficiale degli Spurs suona i motivetti più amati dalla tifoseria. Gli spalti sono ancora vuoti. I bar, no. Si può dunque curiosare qua e là. Nonostante il biglietto indichi un sedile nella North Stand, l'accesso all'interno della South è libero. Con i suoi 17.500 posti è il settore più grande di tutto il Regno Unito. Un gigantesco corpo unico, senza anelli, strutturalmente diverso dal resto dell'impianto e ispirato alla Südtribüne del Borussia Dortmund, il celebre muro giallo. E l'effetto è proprio quello di un enorme muro, sormontato da una vetrata in acciaio e vetro che culmina con la statua del cockerel, fedele riproduzione in scala del galletto da combattimento simbolo del club che nel 1909 fu posto sulla West Stand di White Hart Lane.
Intanto, per rispettare la tradizione, le nuvole coprono il sole e una pioggia sempre più fitta inizia a bagnare il campo. C'è anche un po' di grandine. Ma la prima fila, che dista solo 4,9 metri dalla porta, rimane asciutta. In tribuna non stanno molto più lontani, solo 7,9 metri dalla linea del fallo laterale. Praticamente si tifa stando in campo. In curva, poi, lo si fa in piedi. Perché la South Stand è corredata di 6.000 rail seats, sedili retrattili che permettono di tifare in piedi rispettando le norme di sicurezza: una mossa che è anche politica, visto che il governo non ha ancora liberalizzato la possibilità di stare in piedi negli stadi dopo che, con la stretta degli Anni 90, è tramontata il mondo delle famose gradinate inglesi. Ma la tifoseria del Tottenham guarda al futuro e sta in piedi lo stesso.
Birra, memoria e territorio
Nell'impianto ipermoderno, i riferimenti al passato sono ovunque. Fuori dalla South Stand c'è il Centre Spot, un dischetto posto esattamente al centro del campo del vecchio White Hart Lane, da dove hanno preso il via le 2.533 partite ufficiali giocate nel vecchio stadio. Un muro vicino alla South Stand riproduce centinaia di copertine di vecchi matchday programmes, catturando l'attenzione dei tifosi più anziani che si fermano a fare il "c'ero, non c'ero". La parte più importante di ciò che riguarda la memoria deve però ancora venire: il Tottenham non ha ancora inaugurato il proprio museo e il proprio archivio, due spazi che coltiveranno lo studio e la valorizzazione della storia del club fondato nel 1882.
Si ritrovano segni del passato persino al bar: quello della East Stand si chiama "The Shelf" ed è costruito con i mattoncini del celebre settore di White Hart Lane. I punti di ristoro sono 65 e alcuni sono più particolari degli altri. È il caso del "Goal Line Bar", il cui nome dice tutto: si legge sulla guida del Tottenham che è il bancone più lungo d'Europa e misura 65 metri, quasi quanto la linea di fondo, al quale è perfettamente parallelo. È qui che si concentra la festa fino a poco prima della partita, con centinaia di persone riunite a cantare e a bere birra prodotta dentro lo stadio. Questa è una delle altre peculiarità che rendono l'impianto unico al mondo: ha al suo interno un microbirrificio gestito da Beavertown, produttore locale di fama internazionale. I bicchieri per la birra, tra l'altro, sono riempiti con un particolare meccanismo al contrario: hanno una valvola sul fondo e basta poggiarli su delle apposite spine sul bancone per riempirli senza fare schiuma.
Tra le particolarità c'è anche quella di essere il primo stadio cashless del mondo: in nessuna parte dell'impianto si accettano contanti, ma solo carte di credito, abbonamenti e prepagate acquistabili nell'enorme store fuori dall'impianto (che misura oltre 2.000 metri quadrati ed è il più grande d'Europa). La scelta di rinunciare al contante, secondo il club, porta maggiore velocità e pulizia nel servizio. Tra carte di credito che strisciano, birre che si rovesciano e canzoni strillate abbracciati, arriva l'ora tanto attesa.
Alle 19.15 inizia la cerimonia di inaugurazione e nessuno vuole perdersela. Intanto le squadre vengono annunciate e festeggiate al loro ingresso in campo per il riscaldamento. Decine di migliaia di persone si riversano sugli spalti nel giro di pochi minuti, in tempo per veder spegnersi tutte le luci. La banda accompagna la voce della cantante che intona le canzoni della tradizione degli Spurs. Poi, un artista del quartiere cambia stile e si esibisce in un pezzo rap: è un riferimento (esplicito) alle rivolte del 2011, che videro infiammarsi le strade di una delle zone più povere di Londra e che diedero un fondamentale impulso all'approvazione del progetto del nuovo stadio con tutti i suoi investimenti sul quartiere. Poi, accompagnata da un tenore, la cantante scelta per la serata intona "Glory, glory Tottenham Hotspur", nel buio dello stadio. Le squadre sono in campo pronte a partire. La festa può cominciare.
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