La Puskás Arena, il teatro di tutti i sogni
L’impianto, inaugurato nel 2019, sorge sulle ceneri del celebre “Stadio del Popolo”. Il Siviglia ci ha perso la Supercoppa UEFA 2020
Impossibile non pensarci. Impossibile non volare con la mente a Budapest e alla Puskás Arena, lo stadio che ospiterà la finale di Europa League in programma tra dieci giorni. L’impianto modernissimo che sarà - per almeno 90’, poi si vedrà - il teatro dei sogni di ogni romanista è stato inaugurato il 15 novembre 2019, con una gara amichevole tra la nazionale ungherese e l’Uruguay. Di recentissima costruzione e capace di ospitare fino a 67mila spettatori, sorge sulle ceneri del celebre Népstadion, lo “Stadio del Popolo”, fortemente voluto dal Partito Comunista che negli Anni 50 governava (sotto il controllo sovietico) il Paese.
Il Népstadion
La costruzione iniziò ufficialmente il 13 luglio 1948 e durò cinque anni: vi presero parte migliaia di volontari, che prestarono le loro braccia a un’impresa che pareva bellissima e necessaria per dare lustro all’Ungheria. Tra questi volontari, ci sono anche Ferenc Puskás e i suoi compagni di nazionale; una nazionale che, anno dopo anno, diventa sempre più forte, tanto da vincere le Olimpiadi di Helsinki del 1952. Quella nazionale viene ribattezzata Aranycsapat, ovvero Squadra d’Oro: rimarrà imbattuta per quattro anni, dal 14 maggio 1950 al 4 luglio 1954, quando perderà la finale del Mondiale in Svizzera contro la Germania Ovest, 3-2, nella partita nota come "la battaglia di Berna".
Tutti, insomma, danno una mano: del resto, si chiama “Stadio del Popolo”. L’inaugurazione ufficiale avviene il 20 agosto del 1953, stesso anno in cui apre i battenti anche lo Stadio Olimpico (battezzato da un’amichevole della Nazionale proprio contro l’Ungheria). Col passare degli anni, complice il tracollo della nazionale locale, il Népstadion si segnala soprattutto per eventi di natura musicale: nel 1986 ospita una tappa del Magic Tour dei Queen; il 27 luglio è una serata memorabile per oltre 85mila ungheresi, resa immortale dalla registrazione del live Hungarian Rhapsody. Nel 1991 ci fa tappa il Monsters of Rock, con AC/DC, Metallica e Mötley Crüe. E poi i Rolling Stones, Michael Jackson, Tina Turner: la lista è lunga.
Nel 2002, lo stadio cambia nome, e viene intitolato a Ferenc Puskás, un autentico monumento non solo del calcio ungherese, ma proprio dell’Ungheria. Lo testimonia il fatto che l’intitolazione avviene quando la leggenda dell’Honved e del Grande Real è ancora in vita (morirà nel 2006): un’eccezione che nel mondo è toccata solo a Mandela e pochi altri. Da Népstadion diventa quindi Puskás Ferenc Stadion (in Ungheria si antepone il cognome al nome).
La demolizione
Nel 2015, però, lo stadio è ormai antiquato: gli standard di sicurezza sono cambiati, e lo Stadio Ferenc Puskás non li rispetta. Si decide di demolirlo, per costruirne uno spettacolare, che dia lustro a un Paese in rapida espansione economica, entrato nell’Unione Europea nel 2004 e intenzionato a concorrere per le Olimpiadi del 2024. Nel 2017, dopo la demolizione, iniziano i lavori per la nuovissima Puskás Arena, avveniristica struttura progettata dall’architetto Gyorgy Skardelli; i lavori durano due anni, per un costo totale di 610 milioni di euro, cifra ragguardevole se rapportata ad altri impianti europei (l’Emirates, tanto per citarne uno piuttosto recente, è costato attorno ai 450 milioni).
Fortemente voluta e promossa dal presidente Viktor Orbán, la Puskás Arena è situata a circa un chilometro dalla stazione centrale, a fianco alla László Papp Sports Arena, palazzo dello sport multifunzionale da 12mila posti che porta il nome della leggenda magiara del pugilato. Si trova quindi nella zona est rispetto al Danubio, che taglia in due la città, nella zona che era denominata Pest prima della “fusione” con Buda e Óbuda che nel 1873 ha dato vita a Budapest.
Il precedente
Se per la Roma sarà una prima volta assoluta alla Puskás Arena, il Siviglia ci ha già giocato, e il precedente non evoca bei ricordi agli andalusi. Lì, il 24 settembre 2020 la squadra all’epoca allenata da Julen Lopetegui perse 2-1 (ai tempi supplementari) la Supercoppa UEFA: dopo essere passati in vantaggio con un rigore di Ocampos al 13’. i Rojiblancos incassarono il pari di Goretzka al 34’ e al 104’ il colpo del ko di Javi Martinez. Quel giorno, in virtù delle normative sanitarie anti-Covid, sugli spalti c'erano soltanto 15mila spettatori.
Tutt’altri numeri, sugli spalti, per le quattro partite di Euro2020 che si sono giocate qui: tre partite del girone F (che comprendeva, oltre all’Ungheria, Germania, Francia e Portogallo) e l’ottavo di finale tra Repubblica Ceca e Olanda. In quel caso, la capienza è stata sempre attorno ai 55mila spettatori, con un’atmosfera caldissima soprattutto quando in campo c’era la nazionale magiara.
Il settore dei romanisti
Per la sfida che vale l'Europa League, ai tifosi giallorossi è stata assegnata la quota biglietti della sezione Sud (ingressi E-F). Di nuovo in Sud, dunque, anche per questa partita che si gioca a migliaia di chilometri di distanza dall’Olimpico. Ma c’è da scommettere sul fatto che, con la loro voce, riusciranno a far sentire a casa Mourinho e i suoi uomini. Dopo l'Arena Kombëtare a Tirana un anno fa, stavolta il teatro dei sogni si chiama Puskás Arena: la speranza è che l’esito possa essere lo stesso.
© RIPRODUZIONE RISERVATA