Serie A, ultima chiamata: il Governo è l'unica speranza per i presidenti
La Lega ci ha ripensato: ora spera nella benevolenza di Conte per rimuovere i veti di Spadafora contenuti nel protocollo. Il Ministro apre: "Possibile revisione"
Prima sembrava che l'unico obiettivo fosse quello di ottenere il protocollo, per quanto rigidissimo, pur di ricominciare gli allenamenti collettivi. Adesso non va più bene neanche quello. Così mentre i presidenti mandano avanti il loro rappresentante Dal Pino per provare direttamente con il presidente del Consiglio Conte a rimuovere i veti del cattivissimo Spadafora (così almeno il ministro dello Sport viene dipinto ormai da quasi tutti i giornali sportivi italiani, nel solco di un'inveterata tradizione per cui è meglio additare un presunto colpevole piuttosto che ragionare sulle soluzioni dei problemi: la chiamano "linea editoriale"), appare sempre più piccolo lo spiraglio in cui far passare tutto il carrozzone del calcio italiano per recuperare tutte e 124 le partite del campionato italiano, 127 se si contano anche semifinali e finale di Coppa Italia.
Così il presidente federale Gravina ripropone l'idea lanciata a marzo ai club già al momento del primo giorno di lock-down e subito, ovviamente, bocciata da tutte le componenti del calcio di Serie A: «L'ipotesi dei play-off per terminare i campionati - ha detto ieri sera il presidente federale a Rai Sport - non è accantonata, dobbiamo essere pronti a qualsiasi evento. Al momento, attraverso la programmazione che la Lega Serie A ha fatto con la possibile ripartenza il 13 giugno, esiste la possibilità di chiudere il campionato con un calendario abbastanza denso di appuntamenti».
Sulla questione protocolli, il presidente ha spiegato i problemi sul piatto: «Quello che ci preoccupa rimane il tema del positivo che manda tutta la squadra in quarantena. Lo affrontiamo con determinazione e anche con attenzione per evitare un rapporto stressato che porti tensioni e il blocco del campionato. C'è una difficoltà oggettiva, ovvero l'impossibilità di reperire strutture recettive disponibili per i ritiri. Quindi dobbiamo consentire, condividendo il percorso con Spadafora e Speranza, una piccola variazione al protocollo che possa consentire di continuare ad allenarsi, trasformando gli allenamenti da individuali a collettivi». Finalino sulla responsabilità dei medici: «L'Inail con una sua circolare ha già chiarito che c'è responsabilità solo in caso di dolo e di colpa grave».
Gravina parla a nome del calcio, ma la spaccatura si è consumata e anche la rappresentatività del presidente è stata messa in discussione. Quando mercoledì Spadafora ha annunciato alla Camera di aver ricevuto l'ok del presidente federale al protocollo in realtà molti club ci avevano ripensato. Ma Gravina non poteva immaginarlo, visto che il protocollo era pronto ormai da un mese e nessun presidente aveva obiettato nulla. E adesso, in ossequio al suo ruolo di massimo rappresentante del calcio in un momento tanto difficile, preferisce condividere le preoccupazioni piuttosto che smarcarsi dai suoi presidenti.
La Lega ha persino prodotto un bel comunicato ieri: «Si è tenuto questa mattina, in un clima di fattiva collaborazione, l'incontro tra la Figc, la Lega Serie A, il presidente della Fmsi Maurizio Casasco e il rappresentante dei medici della Serie A, Gianni Nanni. Sono stati analizzati i punti del protocollo difficilmente attuabili e sono state costruttivamente elaborate alcune integrazioni atte a risolvere problematiche oggettive. Vi è stata una generale condivisione delle proposte finali, formulate per garantire una ripresa in piena sicurezza degli allenamenti di gruppo, che verranno tempestivamente sottoposte al Ministro per le Politiche Giovanili e lo Sport, al Ministro della Salute e al CTS».
Dunque, si cerca il dialogo. E Spadafora? In tv, su Rete 4, sembra quasi "aprire" alla linea morbida: «Con l'evoluzione che avremo dopo la riapertura del 18 maggio, se la curva del contagio lo permetterà potremo rivedere questa regola, a patto che nel frattempo si rispettino le regole». In realtà questo discorso lo ha fatto spesso, più o meno con gli stessi termini. Non sono mancate però nello stesso contesto stilettate ai presidenti, a uno in particolare: «Il 18 tutti gli allenamenti degli sport di squadra, anche del calcio, potranno riprendere mantenendo le distanze di sicurezza, quindi saranno diversi dagli allenamenti tradizionali. Per il calcio dovevano riprendere sulla base di un protocollo che non ho deciso io o il CTS, ma oggi capiamo che la Lega dice ha difficoltà ad attuare il protocollo che ci ha proposto. Non hanno le strutture per potersi autoisolare, ne prendiamo atto se non possono attuare quanto hanno proposto. Se non ci sono le condizioni non autoisolino la squadra, purché rispettino le regole minime che rispetteranno tutti gli altri sport come il distanziamento. Ieri un presidente un po' furbetto in barba alle regole ha fatto allenare tutti insieme i giocatori, da parte mia massima disponibilità per ripartire il 13 giugno». Sembra Lotito, vero?
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