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Porto-Roma: il disastro di Cakir

L’arbitro turco ha sbagliato tutto: rigore per il Porto va al Var, rigore per noi non va. Cartellini gialli a vanvera: Pepe e Militao dovevano essere espulsi

PUBBLICATO DA Piero Torri
07 Marzo 2019 - 10:21

Se una cosa può andare male, alla Roma va peggio, potete scommetterci. Stavolta la cosa si è materializzata in un imbarazzante arbitro turco (tal Cakir, un nome, una sentenza), con cui la natura non è stata generosa. È stato protagonista di una somma di errori che viva la nostra classe arbitrale, e vi garantiamo che fatichiamo assai a doverlo scrivere. Qualcuno ci dirà che siamo i soliti piagnoni, i romanisti che non sanno accettare le sconfitte, che la squadra ha dei limiti, che il Porto ha fatto la partita nei novanta minuti (nei supplementari c'è stata solo la Roma), che Di Francesco è meglio che torni al Sassuolo, che i preparatori atletici chissà dove hanno studiato, che i dirigenti non capiscono nulla di calcio, che Pallotta sta al di là dell' Atlantico (eufemismo) e tutto quello che volete voi. Vi veniamo incontro, tutto vero. Ma è altrettanto vero che tal Cakir è stato un dilettante che ha ubbidito alla legge dei padroni di casa, assoggettato alla storia e alla tradizione di un club che ne ha molto di più della nostra. Il risultato è stato un furto a mano armata. Perché la Roma è stata pesantemente danneggiata dalle decisioni di un signore (ma quale signore) incapace di prendere una decisione giusta pure davanti a uno schermo.

Cartellini gialli

Ma non vogliamo partire dagli episodi nelle due aree di rigore nel secondo tempo supplementare. Perché, paradossalmente, Cakir ha fatto di peggio. Come per esempio la distribuzione dei cartellini gialli. Prendete quel galantuomo (taccisua) di Pepe, brasiliano di nascita, portoghese per convenienza. Non avrebbe dovuto mai finire la partita. Cartellino giallo per un testa a testa con Dzeko (e lui una capocciatella la dà). E poi, a una manciata di minuti dalla conclusione dei tempi regolamentari, commette un fallo fuori area su Dzeko che visto il metro usato in precedenza (presente il giallo a Zaniolo dopo pochi minuti?) non poteva non essere da secondo giallo, quindi rosso.

Cakir (taccisua pure a lui) ha fatto finta di niente. Vi ricordiamo che Pepe è stato il giocatore che ha salvato il pallone sulla linea sul cucchiaino di Dzeko (Edin ma perché quella mollezza?) nei tempi supplementari. Non solo Pepe. Anche Eder Militao, buonissimo giocatore, ma che ieri sera incredibilmente ha concluso senza neppure un'ammonizione. Eppure, tanto per dirne una, è stato lui a commettere il fallo di rigore su Perotti. Niente. Invece Florenzi, fallo da rigore, si è visto sventolare il giallo. Perlatro prima di quel rigore, lo stesso Militao aveva fatto un fallo sempre su Perotti che lo aveva saltato, più grave di quello commesso da Zaniolo. Uno scandalo. Che si va aggiungere anche a quelli della passata edizione, a Barcellona, a Liverpool (andata e ritorno), a conferma di come la Roma non stia simpatica alla classe arbitrale diretta da Rosetti.

Calci di rigore

E arriviamo all'apoteosi delle cacchiate di Cakir. I calci di rigore. Roba da ufficio inchieste. Partiamo da quello per il Porto. Il fallo, sciocco, te possino Florenzi, c'è. Cakir viene richiamato dai capoccioni (il capo di serata era un polacco) al Var, ascolta, decide di andare a rivederlo. E fischia il rigore. Assalto finale della Roma. Pallone in area deviato verso l'esterno, Schick è sul pallone, Marega da dietro, in area, lo tocca sulle gambe, il ceco cade e protesta, è rigore, Cakir and partners fanno finta di nulla, il gioco va avanti. Il turco viene richiamato. Parla con i capoccioni. Alla fine fanno proseguire. Matepossinoammazzà perché non lo vai a rivedere? Perché la Roma ti sta antipatica? Perché hai paura che non ti facciano ripartire da Oporto? Perché sei uno che non conosce il regolamento? Perché sei uno che ha fatto l'arbitro andando avanti perché amico di qualcuno? Qualsiasi risposta scegliate, la realtà è che alla Roma non è stato dato quello che era giusto dargli. Al di là del bilancio di una stagione che sa sempre più di fallimento.

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