Roma-Porto 2-1: Zaniolo non basta ai giallorossi
Quanta sfortuna. Dopo una doppietta di Nicolò i portoghesi dimezzano lo svantaggio in seguito a una svirgolata. Nel primo tempo palo di Dzeko. Ritorno tra 3 settimane
Col sorriso sghembo di chi è salito in Paradiso ed è poi ricaduto sulla terra dopo essere scivolato su una buccia di banana, il tifoso romanista si sveglierà stamattina comunque soddisfatto per aver ritrovato la sua squadra nella serata che maggiormente contava, dentro l'Olimpico ruggente come ai bei tempi dello scorso anno, col Porto rimandato a casa e battuto anche se col minimo scarto, e la qualificazione ai quarti di questa Champions League da giocarsi tra tre settimane al Do Dragão. Può andar bene anche così, anche se il Paradiso si era schiuso in ottanta minuti di partita magnificamente controllata e fatta propria grazie a una storica doppietta del più giovane in campo, Zaniolo, e davanti agli occhi spalancati/ammirati del ct azzurro Mancini. La buccia di banana invece è costata il gol del Porto, arrivato in circostanze sfortunate, con un assist al bacio arrivato su svirgolata da fuori area, per il gol del neoentrato Adrian Lopez, pronto a restituire incertezza a una qualificazione che pareva già decisa.
La gara all'inizio era rimasta bloccata dal rispetto reciproco, con il Porto sceso all'Olimpico col chiaro intento di non perderla e la Roma con il fardello psicologico del gran numero di gol subiti nelle ultime esibizioni e quindi col terrore di pregiudicare la qualificazione regalando spazi agli avversari. C'è stata quindi una lunghissima fase di studio, con i 433 a confronto nella versione più cauta possibile. Con la conferma delle ultime defezioni, i cambiamenti nella formazione erano stati obbligati, con Florenzi a formare la linea a quattro davanti a Mirante (con Olsen recuperato ma solo per la panchina), il centrocampo più muscolare possibile con Cristante e Pellegrini a far da scudieri a De Rossi, e lo splendido Zaniolo esterno alto a destra con El Shaarawy dalla parte opposta e in mezzo Dzeko, particolarmente a suo agio nelle serate come questa.
Quasi inevitabile che sia stato lui a creare l'occasione migliore del primo tempo, dopo una discesa in slalom di Fazio, perfetta anche nella rifinitura per il centravanti che s'era creato lo spazio giusto sulla sinistra, è rientrato sul destro cogliendo l'unica certezza del fortissimo Militao e ha colpito dall'alto verso il basso con la forza dei giusti, ma il palo ha respinto insolente, ricacciando indietro l'urlo del gol degli oltre 50.000 dell'Olimpico, vestito a festa come nelle serate migliori. L'ex laziale Conceiçao ha invece interpretato nella maniera più difensiva possibile il suo calcio, lasciando l'impostazione sempre ai centrali che però il più delle volte alzavano la gittata dei lanci finendo per premiare la superiore capacità aerea dei due dirimpettai romanisti. Davanti Soares, Fernando e Brahimi si abbassavano a cercar gloria a metà campo, sempre respinti con perdite. E tanto per bagnare l'esordio del Var, il primo episodio della storia della Chamions meritevole di silenzioso controllo elettronico è arrivato al 18', quando un clamoroso fallo di mano di Pepe (col braccio altissimo a interrompere un palleggio di Zaniolo) non è stato sanzionato dall'olandese Makkelie, ed evidentemente il Var non ha potuto correggere perché non c'era certezza dell'evidenza della posizione del portoghese in area di rigore, (ballava sulla linea).
Un'occasione per uno a inizio ripresa ha confermato lo stallo: prima è stato Cristante, al 5', a ritrovarsi sul lato giusto un'imbeccata di Zaniolo, ma il sinistro in area non è stato impeccabile e Casillas ha potuto respingere, poi è toccato a Danilo salire più alto di tutti su corner a deviare dal primo palo in schiacciata verso il secondo, ma la traiettoria si è allargata finendo oltre i pali. Pareva chiaro che la partita si sarebbe decisa adesso: Conceiçao ha protestato accusando Di Francesco di scarsa cavalleria dopo un contrasto di gioco, Eusebio l'ha presa malissimo e l'ha affrontato a muso duro, tra i fischi dell'Olimpico, memori di tanti derby giocati sul filo dei nervi. Allora la Roma ha aumentato l'intensità del palleggio, consapevole di poter trovare varchi dietro le linee sempre meno sicure. Cristante al 17' è andato a contendere un pallone a tre avversari ed è riuscito a scaraventare la palla dentro l'area dove Pellegrini in splendida coordinazione ha trovato un gran sinistro su cui Casillas s'è superato.
Niente invece ha potuto l'ex madridista al 25' sul destro di Zaniolo, dopo una bella trama romanista passata in area da Dzeko, bravissimo a controllare e a scaricare verso Nicolò che per una volta non ha atteso di spostarsi il pallone sul sinistro, ma ha colpito come gli veniva, tanto gli viene sempre bene, palla sotto le gambe di Telles e gol del vantaggio. Sulle ali dell'entusiasmo, la Roma non ha abbassato il suo baricentro e ha anzi intensificato le pressioni, Pellegrini ha rubato un altro pallone e l'ha affidato a Dzeko per un due contro due che Edin ha risolto a modo suo, sparando in diagonale col destro e cogliendo il palo interno (il secondo della serata), ma stavolta sulla respinta c'era il falco Zaniolo, che ha fatto doppietta a porta vuota, nel delirio generale. Ma la beffa era in agguato: e su una palla lunga, mal gestita dalla linea romanista (l'unica, della serata), Adrian ha cercato la sponda di Soares che però ha completamente ciccato la conclusione, restituendo involontariamente il miglior assist al compagno. Il 2-1 ha spaventato allora la Roma, che si è abbassata all'improvviso, tre cambi l'hanno rinforzata (Nzonzi, Santon e Kluivert) e le hanno dato l'opportunità di un contropiede che avrebbe potuto regalare il terzo gol, ma il sinistro di Kolarov si è spento sul naso di Casillas. Se ne riparla tra tre settimane.
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