Chievo-Roma, Dzeko e Schick: una coppia da dieci
Il bosniaco e il ceco finora da titolari hanno giocato insieme nove volte. Poco, ma Di Francesco ora sembra intenzionato a dargli maggiore fiducia
Dieci. Ma cancellate ogni inevitabile pensiero che questo numero fa naturalmente nascere nel capoccione di qualsiasi tifoso giallorosso, compresi i più disinformati. No, in questo caso il numero di un Capitano c'è solo un Capitano, vuole rappresentare tutta un'altra storia. Ovvero oggi a Verona contro il Chievo, Edin Dzeko e Patrik Schick giocheranno titolari. E da quando sono compagni di squadra, sarà la decima volta in assoluto. Un numero non proprio importante, considerando che da quando il ragazzo ceco è sbarcato a Trigoria, la Roma ha giocato ottantuno partite ufficiali (ottantadue con quella di oggi), cinquantuno nella passata stagione (trentotto di campionato, dodici in Champions, una in coppa Italia), trenta quest'anno clcistico (ventidue, sei, due). Poche, troppo poche, considenrando le aspettative (e il costo del cartellino) con cui Schick si vestì di giallorosso, colpa anche, peraltro, di un primo anno di difficoltoso adattamento tra infortuni e risposte sul campo più tendenti al brutto che al bello.
Ora pare che, garantisce Di Francesco, l'esperimento di ridare fiducia al ceco (la fiducia per Dzeko non è mai venuta meno) possa diventare un'abitudine, anche in quel ruolo di esterno destro d'attacco che deve fare entrambi le fasi, che il ragazzo ha interpretato con lo spirito giusto nel corso dell'ultima partita con il Milan. È un esperimento che ci sta e su cui si deve lavorare, peraltro supportati anche dai numeri che i due, da titolari, hanno messo insieme nelle precedenti nove volte che sono stati schierati contemporaneamente in campo dal fischio d'inizio. Dunque i numeri dicono sei vittorie, due pareggi e una sola sconfitta, quest'anno a San Siro contro il Milan, oltretutto maturata nell'ultimo minuto di recupero. In quelle sei vittorie, poi, ce ne è una che non uscirà mai dal cuore dei tifosi giallorossi. Cioè quel tre a zero all'Olimpico al Barcellona che ancora emoziona al solo ricordo. In più c'è stato pure il successo nel ritorno della semifinale di Champions League, ma lì quel 4-2 (peraltro fortemente macchiato da una direzione arbitrale oltre i limiti della decenza per non dire di peggio) certificò la fine di un sogno che la Roma avrebbe meritato di vivere fino in fondo.
Altre storie, ora conta il presente, la sfida con il Chievo a casa loro, prima tappa di un trittico (poi Bologna in casa e trasferta a Frosinone) in cui i giallorossi sono chiamati non solo a ridimensionare almeno un po' le amarezze di questa stagione, ma anche a fare la voce grossa per quella corsa al quarto (terzo) posto che in chiave futura vuole dire tantissimo. Per cominciare, Di Francesco si affida a quest'accoppiata sulla quale, fin qui, non è che ci avesse creduto tanto. Ma le ultime prestazioni, soprattutto del ceco, lo hanno convinto, a fronte pure di un paio di assenze comer Ünder e Perotti nel reparto degli esterni offensivi, a riaffidarsi ai due centravanti, anche se uno sarà spostato sulla fascia destra in un probabile quattro-tre-tre. Adesso tocca a loro due convincere che l'esperimento dovrà continuare.
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