Chievo-Roma, niente più alibi
Stasera gli uomini di Di Francesco giocano a Verona. Dopo il pareggio contro il Milan, serve la vittoria per risalire la classifica
Non è bastato, semplicemente perché non poteva bastare. La vittoria mancata, perché meritata, contro il Milan non cancella la macchia di Firenze. Non l'avrebbe fatto neppure una vittoria, magari con tanti gol perché, e questo ormai è chiaro, non erano i tre punti quello che i tifosi chiedevano. La vittoria poteva andare bene per la classifica, per mettere pressione a chi ci precede e guadagnare posizioni su chi ora è al nostro fianco. Tutto qua, pura matematica. Forse anche logica, che però nulla ha da spartire con il cuore, quello che il tifoso chiede. Senza se e senza ma. Quello che il tifoso mette a disposizione. Sempre. «Ai tifosi non gli devo dire niente. Sono sempre gli stessi, quelli che ci stavano vicino anche nelle difficoltà. E' stata una cornice stupenda. Uno stadio così forse non lo vedremo più perché con queste nuove leggi ci saranno più difficoltà ad andare allo stadio». Parole e musica di Daniele De Rossi. Inutile aggiungere altro, se non che questa dichiarazione d'amore è del 2010 e a Verona, proprio contro quel Chievo al quale stasera andremo a fare visita, la Roma chiude una delle tanti stagioni del rimpianto. Quella, per intenderci, dell'1-2 casalingo contro la Sampdoria di Pazzini e Cassano. Nonostante l'esito fosse scontato, al Bentegodi si presentarono in 20.000 per salutare una squadra che non si era mai risparmiata e protagonista di un'entusiasmante rincorsa nei confronti dell'Inter. Un finale amaro solo nel risultato, perché "Chi tifa Roma non perde mai" come recitava per la prima volta lo striscione che illuminava il Bentegodi. Quel Chievo-Roma sarà ricordato anche come l'ultima trasferta ‘libera', dato che dopo viene applicata la legge sulla tessera del tifoso.
Forse dal punto di vista tattico può sembrare una bestemmia, ma questa Roma di Di Francesco deve prendere come esempio quella di Claudio Ranieri , una squadra che non si fermò neppure quando l'impresa era svanita, quando era ragionevole ormai pensare alle vacanze. Il campionato della Roma, di questa Roma discontinua e fragile, è come se fosse iniziato domenica scorsa con il Milan. Come se i sette ceffoni di Firenze avessero segnato, e lo hanno sicuramente fatto, un punto di non ritorno. Tanto che anche la bella prestazione contro il Milan è scivolata via, come lo fanno le frasi a effetto delle belle donne che ti hanno tradito. Stasera, quindi, sarà nuovamente Roma. E, come spesso succede quest'anno, il pensiero principale non è tanto al nome dell'avversario ma a quale squadra scenderà in campo indossando la maglia giallorossa. Tra il Chievo e la Roma non c'è partita dal punto di vista tecnico. Ma questi sono elementi che non vogliamo nemmeno prendere in considerazione, anche se il 2 a 2 dell'andata ancora fa arrabbiare e brucia. Da qui, e per un bel po' di tempo conta quello che ha detto Di Francesco riferito a Schick, ma che vale per tutta la squadra: «Non esiste solo l'eleganza o la classe, ogni tanto bisogna sporcarsi». Ed è l'unico modo per farsi perdonare.
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