Marco Motta: "Ora gioco a Cipro. Alla Roma la mia esperienza più positiva"
Il doppio ex di Roma-Genoa intervistato sul match program giallorosso: "Al Genoa sarei rimasto ma non avevano i soldi per riscattarmi dalla Juventus"
Marco Motta ha rilasciato un'intervista al match program ufficiale della Roma Questo un estratto delle sue parole.
Che campionato è quello di Cipro?
"Le squadre provano a giocare a calcio, anche con coraggio. Un esempio che si può fare è l'Apollon, che in casa ha battuto la Lazio in Europa League. La differenza sostanziale con i campionati europei più competitivi – a parte nella qualità dei calciatori – è l'intensità. Qui si gioca a un ritmo più basso rispetto a come si fa in Serie A, in Premier o nella Liga".
Detto da lei che ha giocato in tutti e tre i paesi, poi, è ancora più credibile.
"Ho girato tanto, un po' per una scelta di vita e un po' per altre circostanze. Stando all'estero ho apprezzato altri movimenti calcistici e ho imparato tre lingue diverse. Ma sento di poter dare ancora tanto al calcio. Ho 32 anni, ma vorrei giocare per altri cinque o sei anni. Questa è l'intenzione, poi vedremo cosa succederà. Da voi a Roma c'è l'esempio di longevità, che ha giocato fino a quarant'anni…". [...]
Alla Juventus, invece, come si è trovato?
"L'esperienza alla Roma è stata senza dubbio più positiva dal punto di vista personale. Più intensa, seppur breve. Alla Juventus ho avuto modo di apprezzare un club blasonato, dove è importante solo vincere, vincere e vincere. Nonostante nel mio periodo fosse in fase di ricostruzione. In quell'annata non arrivarono risultati, ma solo un piazzamento al settimo posto (stagione 2010-2011, ndr)".
Inverno 2014, sei mesi al Genoa.
"Altra parentesi molto interessante. Con Gasperini facevamo un calcio offensivo, proiettato in avanti, che valorizzava gli esterni. C'erano Gilardino, Antonelli, io arrivai insieme a Burdisso a gennaio. Sarei rimasto volentieri, ma in quel momento la società non poteva permettersi di riscattarmi così tornai alla Juventus. Solo nel 2015, poi, decisi di provare ad andare fuori dall'Italia, quando mi chiamò il Watford".
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