Pallotta deferito dalla Uefa: e il "bidone di spazzatura" di Buffon?
Il presidente: «Inappropiato semmai è il loro comportamento. Mi faccio una risata quando parlano di scarsa organizzazione: tifosi e città sono stati splendidi»
E Gigi Buffon con quel bidone di spazzatura al posto del cuore riferito all'arbitro del Bernabeu? E, pure, Andrea Agnelli, sempre dopo il Real, che aveva ugualmente auspicato l'introduzione della Var pure in Champions League? No, perché ieri, quando le agenzie hanno battuto la notizia del deferimento del presidente James Pallotta conseguenza delle sue dichiarazioni a caldo subito dopo il fischio finale della semifinale contro il Liverpool, quelle domande sono nate spontanee in chiunque abbia capacità di intendere e volere.
Ci sarebbe da piangere, meglio rifugiarsi in una risata come, peraltro, ha fatto lo stesso Pallotta, soprattutto alla luce del fatto che i rapporti tra la società giallorossa e il massimo organismo calcistico europeo erano e continuano a essere buoni, anche dopo la movimentata giornata di ieri. Perché, parliamoci chiaro, oltre al danno di un arbitraggio pure oltre i confini dell'inaccettabile, ora c'è pure la beffa del deferimento.
I fatti, con tanto di botta e risposta. La notizia è arrivata con un'agenzia di stampa. Si viene a sapere che l'Uefa ha aperto un'inchiesta sul presidente della Roma con il capo di imputazione che recita «condotta scorretta». Tanto per non farsi mancare niente, è stato aperto anche un procedimento nei confronti della società per «insufficiente organizzazione» in occasione della gara contro il Liverpool. Secondo quello che si è venuto a sapere, la Roma non avrebbe garantito la percorribilità delle scale nello stadio, ci sarebbero stati tornelli insufficienti nel settore ospiti (ma l'Olimpico, sempre l'Uefa, non lo aveva promosso a suo tempo come stadio a cinque stelle, al punto che si sono disputate due finali di Champions League?), c'è stato l'ingresso all'interno dell'impianto di fumogeni (capo d'imputazione spiccato anche nei confronti del Liverpool). Il tutto, fa sempre sapere l'Uefa, sarà giudicato dalla commissione disciplinare il 31 maggio.
Possibile che quella dichiarazione, «arbitraggio ridicolo», pronunciata da Pallotta nel dopo partita del Liverpool possa aver portato a un deferimento? Roba da ridere. E possibile, ancora, che una serata di sport a detta di tutti organizzata come meglio non si sarebbe potuto con un pubblico straordinario per tifo e civiltà, soprattutto se rapportata al disastro organizzativo della partita d'andata a Liverpool, abbia pure portato al deferimento della Roma? Più che un deferimento, sembrerebbe una barzelletta di quelle che fanno pure ridere di cuore. In realtà pare che i motivi del deferimento del presidente, sarebbero da ricercare nel lungo corridoio degli spogliatoi dell'Olimpico, dove il numero uno della società è piombato subito dopo il fischio finale avendo ancora negli occhi lo scempio arbitrale che era stato fatto dall'arbitro sloveno Skomina. In quel lungo corridoio, popolato anche da tre-quattro delegati Uefa, oltre a dire quello che poi avrebbe detto alla stampa, Pallotta si sarebbe lasciato andare a un paio di frasi colorite che uno dei delegati Uefa, più solerte di altri, ha pensato bene di riferire nel suo rapporto. Da lì il deferimento.
Pallotta è stato messo immediatamente al corrente della decisione dell'Uefa. Il presidente è rimasto stupito e per certi versi pure divertito da quanto accaduto. Rilasciando alla stessa agenzia, la risposta che certo non è stata distensiva: «Sono sorpreso dall'apertura di questo procedimento disciplinare. Per me è la condotta Uefa a essere inappropriata». Pallotta ha replicato anche a proposito del deferimento alla sua società: «Cosa ne penso? Sto morendo dalle risate. Autorità, Coni e Roma hanno garantito una professionalità che non ho mai visto in nessun evento sportivo. Non potremmo essere più orgogliosi dei nostri fan e della città».
In attesa della sentenza e non dimenticando come la Roma sia in attesa di una risposta Uefa anche a proposito del fairplay finanziario (strumento che i capoccioni europei potrebbero far pesare con il loro consueto senso di sfruttamento del potere), a noi preme fare qualche altra considerazione. Ovvero, in questi giorni del dopo Liverpool, ci sorprende non poco come in molti, a cominciare da qualche organo di stampa, si siano schierati al fianco del club giallorosso quando, in passato, non avevano fatto altro che infangarlo e screditarlo. Ma non sarà per caso che tutto questo sia fatto per dare maggiore forza alla protesta della Juventus che invocava la Var, come Pallotta, e maggiore sensibilità (roba da pazzi) arbitrale dopo l'eliminazione con il Real Madrid? Peccato che tra le due vicende ci sia una differenza sostanziale: alla Juve non è stato tolto nulla, il rigore del Real c'era, semmai ci sarebbe dovuta essere anche l'espulsione di Benatia; alla Roma è stato tolto tutto, una finale di Champions League, tre gol su sette del Liverpool irregolari, due calci di rigore solari negati, un cartellino rosso non sventolato ad Alexander-Arnold. Il risultato è stato il deferimento di Pallotta, non quello di Agnelli che ha detto le stesse cose e neppure di Buffon che all'arbitro disse parole da querela. Meglio farci una risata, altrimenti la querela la rischieremmo noi.
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