Ritorno al futuro: amuleto El Shaarawy a Baku
L'attaccante ha già segnato e vinto con la maglia della Nazionale
Lui sa come si fa. A segnare a Baku. E soprattutto a vincere. Lui è Stephan El Shaarawy, che in Azerbaigian ha già realizzato un gol fondamentale, per sé e per la Nazionale, circa due anni fa. Anche allora l'autunno era appena iniziato (la partita si disputò il 10 ottobre 2015), gli azzurri si giocavano la qualificazione agli Europei, il Faraone una maglia fra i convocati alla fase finale della competizione. Fu proprio lui l'autore della rete del vantaggio italiano, la gara terminò 3-1 e valse il biglietto destinazione Francia per i ventitré di Conte, fra i quali lo stesso Stephan. All'epoca aveva appena iniziato l'avventura al Monaco, non esattamente tra le più fortunate, per la verità. Nel Principato avrebbe dovuto rilanciarsi, ma per la rinascita ha avuto bisogno della Roma. Come alla Roma sono serviti i suoi numeri. Venti gol complessivi in un anno e mezzo, partendo peraltro non sempre da titolare. Dal suo arrivo nella Capitale, El Shaarawy si alterna sulla sinistra con Diego Perotti, anche lui approdato in giallorosso nella sessione di mercato del gennaio 2016. Entrambi in grande spolvero fin dalle prime apparizioni, entrambi decisivi nella grande rimonta di quella stagione, che alla fine ha significato terzo posto in classifica. L'anno seguente stesso copione: Salah titolare pressoché fisso a destra,i due ex genoani in ballo per la maglia da esterno alto sulla sinistra. Nuovo allenatore, identica storia anche nella stagione in corso:i due continuano a contendersi la fascia mancina. La Roma acquista Schick, Defrel e Ünder, con bomber Dzeko super confermato.
L'abbondanza in attacco è una manna, anche per le noie fisiche del gioiellino ceco. Ma costringe gli attaccanti a frequenti rotazioni e a non essere mai certi del posto da titolare. L'altra faccia della medaglia (quella vista dal versante dei giocatori) di una rosa abbondante e di alto livello. Nell'ultima gara di campionato El Shaarawy e Perotti hanno giocato insieme, scambiandosi le rispettive zone di competenza. Il Faraone ha cominciato sulla tanto amata corsia mancina e ha rasentato la perfezione. La doppietta rifilata all'Udinese lo ha proiettato ora sul podio dei giocatori più in forma agli ordini di Di Francesco. «El Shaarawy è l'esterno d'attacco ideale per il mio gioco», la carezza del tecnico, sabato scorso a fine partita. Contro il Qarabag toccherà ancora a lui affiancare Dzeko, in una sfida che la Roma ha assoluta necessità di vincere. Per la classifica del girone, ma anche per modificare un cammino europeo che negli ultimi anni è stato fin troppo magro. La vittoria in Champions League manca da sette partite complessive, ovvero dal 3-2 sul Bayer Leverkusen del novembre 2015. Si tratta dell'unico successo giallorosso nelle ultime sedici partite disputate nella massima competizione continentale. Per ritrovarne uno lontano dall'Olimpico bisogna risalire addirittura a otto anni fa: 3-2 in casa del Basilea. È ora di invertire il trend. A partire da Baku. El Shaarawy sa come fare.
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