Pagelle Roma-Juventus: la parabola di Jesus, De Rossi il migliore
Dopo lo 0-0 di ieri sera, ecco voti e giudizi dei giocatori giallorossi scesi in campo allo Stadio Olimpico
Un'ora sola ti vorrei. La prima. Nella quale la Roma ha aggredito e messo sotto quelli con il tricolore sul petto e in pectore. Poi l'inopinata espulsione di Nainggolan e una mezzora finale passata più a far scorrere il tempo che a soffrire. In fondo, l'obiettivo Champions è stato raggiunto. E per il podio c'è ancora la sfida con il Sassuolo.
ALISSON 6 - Ennesima gara senza parate né gol incassati. Arriva al 17º clean-sheet soltanto in campionato, 22º stagionale. Questa volta al cospetto dei plurivincitori. Non fosse per un'uscita bassa su Dybala dopo un quarto d'ora, potrebbe tranquillamente assistere alla sfida in versione balneare. Riposato.
FLORENZI 6 - Gli tocca Mandzukic: mismatch che rispecchia perfettamente l'andamento della ripresa. All'insegna del nessuno fa male all'altro, tutti o quasi felici.
FAZIO 6,5 - Orfano momentaneo del gemello diverso Manolas, comanda la difesa con il consueto piglio. Rischia grosso solo nel finale, quando si perde Dybala dopo un'impeccabile prestazione. Ma su di lui veglia Jesus.
JESUS 6,5 - La parabola della serata è ascendente e trascendente al tempo stesso: rientrato dopo la squalifica, mette in mostra il meglio del repertorio, ringhiando sulle punte bianconere e non porgendo mai l'altra guancia. Alla fine copre Fazio su Dybala e si erge a Salvatore.
KOLAROV 6,5 - Il confronto con Bernardeschi è impari fin dalla fisiognomica: un grugno stampato in faccia contro una faccia da ragazzino un po' spaurito. Prevedibile, quasi ovvio, che a farne le spese sia il bianconero. Quando la partita è ancora una contesa vera e propria, alza il baricentro e prova anche la gloria personale dalla distanza, ma una deviazione gliela nega.
PELLEGRINI 6,5 - Corre senza soluzione di continuità, chiamando il pressing e andando anche al tiro. L'estremo dinamismo lo paga forse sul piano della precisione, ma finché è in campo non risparmia nulla. Stakanovista.
NAINGGOLAN 5 - L'antijuve per eccellenza diventa per una sera il migliore alleato dei bianconeri. Nel giro di pochi minuti entra sugli avversari in maniera troppo veemente per non rimediare due cartellini di seguito. Da quel momento in poi segna le sorti della partita, fino ad allora saldamente in mani giuste.
ÜNDER 6,5 - Se l'asse si sposta dalla corsia mancina a destra, uno dei protagonisti designati non può che essere lui. Con Alex Sandro ingaggia duelli rusticani che lo vedono anche in vantaggio, quando costringe con le sue accelerazioni al fallo (e al giallo) il brasiliano. Esce stremato, dopo aver atteso dieci minuti che il pallone uscisse. Stoico.
DZEKO 6 - Quando la Roma fa la partita, lui si ritaglia il solito doppio ruolo da regista e attore protagonista della scena d'attacco: si propone, lancia i compagni, svaria su tutto il fronte e conclude anche. Poi, come per tutti gli altri, paga il finale in dieci e con poco possesso palla.
EL SHAARAWY 6 - Meno evidente la sua presenza rispetto alle ultime partite, si dedica più all'assistenza che al tiro. A intermittenza.
GONALONS 6 - Entra quando i giochi sono fatti e regala ordine in mezzo.
SCHICK S.V. - Nulla da dichiarare.
STROOTMAN S.V. - Solo per spegnere la centesima candelina sulle presenze in A.
IL MIGLIORE
DE ROSSI 7 - Trema il regno delle tenebre in bianco e nero. L'armatura che aveva evocato tempo fa ce l'ha addosso nella maglia nuova versione. E gli concede ulteriore forza, soprattutto in apertura di ripresa, quando si sdoppia nella versione "Capitana" del regista che è anche frangiflutti. Due chiusure in scivolata alla vecchia maniera - come tatuaggio sul polpaccio comanda - fanno capire agli avversari che può anche andar bene conquistare le aritmetiche certezze di successo, ma senza esagerare. Nel contempo, manda due volte davanti al portiere Ünder e Dzeko con due lanci "bi-spaziali": direttamente dallo e nello spazio. Ennesima prestazione sopra le righe della stagione. Passano gli anni, ma lui se possibile migliora, mostrando al mondo (perfino a chi non lo ama) cosa vuol dire essere campioni e romanisti.
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