Udinese-Roma, la trasferta mancata per solidarietà e rispetto
I tifosi giallorossi che hanno il biglietto non partiranno per il Friuli. Un gesto di vicinanza a chi è stato “bloccato” dalla volontà del Casms
Alle volte, come insegnano tanti appassionati di libri, bisogna partire proprio dalla fine per capire se una storia possa esser di nostro gradimento. «Vogliamo far presente che in occasione di Udinese-Roma noi non ci saremo». Nella giornata di ieri infatti lo storico e pluridecennale gruppo dei Boys, tornati recentemente ad esporre i vessilli all'Olimpico quanto in trasferta, hanno diramato un comunicato attraverso i social sintetizzando il pensiero di molti romanisti e mettendo un punto definitivo su una storia a dir poco gattopardesca.
Accomunati dal comune peccato di essere nati in una determinata Regione, diversi tifosi hanno deciso di rimanere a casa nonostante un valido titolo di acceso. Un gesto solidale verso tutti i residenti nel Lazio che non potranno seguire la squadra, ad eccezione di coloro che son riusciti ad acquistare un biglietto nella giornata di giovedì scorso, ovvero nel breve lasso di tempo compreso tra il comunicato di inizio vendita diramato sul sito dell'Udinese e la sua stessa sospensione. Prima momentanea e poi definitiva.
Non quindi un divieto verso tutti i romanisti d'Italia, e sarebbe stato ancor peggiore, alcuni dei quali popoleranno il piccolo spicchio del fu stadio Friuli con passione. Ma soltanto quelli che, secondo il Casms (Comitato di Analisi per la Sicurezza sulle Manifestazioni Sportive) prima e la Prefettura di Udine poi, sono ospiti non graditi nell'impianto cittadino a causa della loro pericolosità sociale.
Ribadire quanto determinati modus operandi siano esempio di una discriminazione su base territoriale è quantomeno doveroso. Sarebbe potuto esser un sabato fatto di sveglie all'alba e chilometri divorati, di cori e bandiere da sventolare, ma così non sarà perché «non è giusto che molti, troppi amici rimangano a casa».
Non per un eventuale tutto esaurito, anzi di biglietti ce ne sarebbero eccome e resteranno tristemente invenduti in barba all'invocar a gran voce un ritorno delle persone negli stadi. Sono trecento difatti i tagliandi staccati e forse nelle tribune dello stadio friulano se ne conteranno di più di romanisti, come sovente accade in una città legata da una decennale e solida amicizia tra tifoserie.
Numeri impietosi se paragonati ai precedenti delle scorse due stagioni, ovvero al tutto esaurito fatto registrare nel marzo del 2016, con settore esteso a praticamente tutta la Curva Sud della Dacia Arena e almeno 3mila romanisti e gli oltre mille dello scorso gennaio.
E non si sarebbe fatto fatica a sentire quelle voci spingere la Roma a caccia della terza vittoria consecutiva in A contro la formazione bianconera.
Eppure «con il biglietto in tasca e a malincuore decidiamo di rimanere a casa, mandando comunque un saluto agli amici dell'Udinese», questa la chiusura di un discorso breve quanto condiviso da molti. O tutti o nessuno. Quindi nessuno, o quasi, con la speranza che finalmente determinati proclami si concretizzino senza dover per forza di cose assistere alla punizione di una collettività eterogenea.
© RIPRODUZIONE RISERVATA