Juventus-Roma, il protagonista mancato: Schick, così no
Lanciato da Benatia per punire la Juve che lo aveva ripudiato. Sembrava il finale perfetto, tira, coglie Coso già a terra, strozzando in gola l’urlo dei romanisti
Sembrava la favola perfetta. Quella con il finale e vissero tutti felici e contenti. Almeno per i romanisti. L'uomo ripudiato dalla Juventus per motivi che rimangono tuttora misteriosi, lanciato da Benatia che ci aveva mitragliato in faccia, tutto solo verso l'altro ex Sczezny che già ci aveva ricacciato in gola l'urlo del gol almeno in due occasioni. Ci siamo alzati tutti in piedi quando lo abbiamo visto partire, peraltro senza lasciarci andare a sorrisi ottimistici, conosciamo troppo bene la nostra storia.
Ci si è fermato il cuore e tutto abbiamo fatto meno che provare ad abbozzare un sogno. Lo abbiamo accompagnato come un figlio nel suo primo giorno di scuola. Lo abbiamo visto portarsi avanti il pallone nella maniera giusta, pallone a terra, pur sentendo i passi di Benatia che stava arrivando, ma aveva un vantaggio che avrebbe dovuto tranquillizzarlo, metterlo nelle condizioni di fare quello che pure sa fare, buttarla dentro. Coso gli si è fatto incontro e tutti noi stavamo con il cuore in gola in prolungato arresto cardiaco. Coso era già sdraiato a terra, stava appellandosi ai suoi santi polacchi perché anche lui sapeva che solo quello poteva fare. Ha deciso di tirare, scelta che poteva pure starci, ma certo non la migliore, soprattutto vedendo quello che stava succedendo in campo. E invece avrebbe dovuto semplicemente convergere al centro per scartare il polacco e segnare a porta vuota, sarebbe stato un gioco da ragazzi. Non è andata così. Perché ha colto Coso che ha cominciato a ringraziare tutti i suoi santi polacchi, mentre noi li tiravamo tutti giù i santi polacchi, cechi e di tutto il mondo conosciuto.
Così no, Schick. Ma non perché il tuo cartellino è stato quello più pagato nella storia della Roma. Ma perché le favole, soprattutto sotto Natale, devono avere il finale che hanno tutte le favole, non possono finire così, con la tristezza nella testa e nel cuore. L'avresti dovuta punire quella Juventus che ti aveva rimandato indietro come un pacco postale, quasi fossi uno scarto. L'avresti dovuta punire perché le tue qualità te le consentivano, anche se adesso sentirai che da queste parti ti diranno di tutto e di più. L'avresti dovuta punire la vecchia signora che con Higuain si era divorata il due a zero in un paio di occasioni che se tu avessi segnato e pareggiato, da quelle parti invece non glielo avrebbero rinfacciate come faranno con te, già retrocesso a pippa di turno. Ma stai tranquillo da questo punto di vista, anche se non ci dormirai per qualche notte, da queste parti è toccato a tutti meno che a quel dieci che stava in tribuna. L'avresti dovuto mettere dentro quel pallone per rendere giustizia a una storia che in quel maledetto stadio non ci ha mai visto uscire con lo straccio di un pareggio anche quando sarebbe stato meritato.
Pensa, Patrick, se li avessi puniti, proprio te che eri andato a fare le visite mediche a Torino convinto da Nedved che dalle tue parti è una specie di semidio, impossibile dirgli di no. Pensa, Patrick, quello che avrebbe potuto dire quell'antipatico, almeno per noi, Pavel se avessi fatto quello che sai fare, regalandoci una notte da romanisti nella Torino sabauda che non sopportiamo più. Sappi che è un errore che ti porterai dietro per molto tempo. Ma sappi anche, almeno per chi scrive, che hai le qualità del predestinato e tutto per poter superare questo amarissimo momento che ti e ci farà passare un Natale più incazzato che felice.
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