Verso Genoa-Roma, El Shaarawy e Perotti: le ali del Grifone
Il Faraone nasce genoano e dopo lunghi giri esplode nella Capitale. L'argentino in rossoblù torna a sentirsi giocatore, ma è la maglia giallorossa a consacrarlo
Genova per loro non è un'idea come un'altra. Non potrebbe esserlo per El Shaarawy e Perotti, con i rispettivi trascorsi sotto la Lanterna. Stephan El Shaarawy da Savona con i colori rossoblù addosso ci è nato. Nelle giovanili genoane si segnalò come uno dei maggiori talenti del calcio italiano fra i nati negli Anni 90, tanto da convincere l'allora tecnico del Grifone Gasperini a farlo esordire prestissimo in Serie A, a 16 anni appena compiuti.
All'epoca il piccolo Faraone, ancora in versione pre-cresta, è già un enfant prodige: chi ha buona memoria potrebbe ricordare un suo straordinario gol (destro da fuori area sotto l'incrocio dei pali) proprio a Trigoria, nella finale d'andata della Coppa Italia Primavera 2008/2009, che a causa di quella prodezza imbocca la strada verso il capoluogo ligure: finisce 2-1 per la Roma. Ma al ritorno a Marassi il Genoa ribalterà il punteggio (vincendo 2-0), questa volta senza la sua stellina, volata nel frattempo al Mondiale Under 17.
La storia rossoblù di El Shaarawy termina non molto più tardi: tempo di giocare un'ulteriore stagione sotto età con la Primavera e disputare altri due scampoli di partite con la prima squadra. Poi via in direzione Padova, dove si confronta col calcio dei grandi, in Serie B, segnalandosi come il miglior giovane della categoria e catturando le attenzioni dei grandi club.
A fine anno sarà il Milan a bruciare la concorrenza e portare a casa il talento italo-egiziano. Poi, via Monaco, l'approdo nella Capitale. Proprio dove aveva segnato quel primo gol di una certa rilevanza, ancora sedicenne. Da allora di reti ne ha realizzate tante altre, anche di vitale importanza, come la doppietta al Chelsea di qualche settimana fa. Fra queste anche una al suo primo amore, il Genoa appunto, in un 3-2 corsaro in rimonta, siglato a pochi minuti dal termine della gara. Non ha esultato quel giorno Stephan, che alla sua ex squadraavevagià segnatounavolta in maglia rossonera, ma non a Marassi.
Olè Diego
I 3-2 per la Roma contro il Grifone firmati in extremis da ex rossoblù sono diventati una piacevolissima costante il 28 maggio scorso: ultima di campionato, soprattutto ultima di Totti. Gli occhi del mondo sono puntati sul Capitano, ma i giallorossi si giocano l'accesso diretto alla Champions League, con il Napoli che tallona troppo da vicino per permettersi un passo falso. Fino al recupero la partita è pericolosamente ferma sul pari, quando è proprio Perotti a regalare il boato scacciapensieri. La sua esultanza senza freni sotto la Sud è già storia, anche se gli ex tifosi non gli hanno perdonato quella gioia a briglia sciolte. E a dirla tutta neanche il passaggio in giallorosso: la sua prima da romanista in Liguria è fischiatissima.
Diego a Genova non è nato, ma se possibile con la città ha un legame ancora più forte. Lì ha fatto nascere il figlio, lì è rinato lui. Tormentato da una serie di infortuni che stavano mettendo a rischio il prosieguo della sua carriera, aveva lasciato Siviglia per tornare in Argentina, al Boca. Ma dagli Xeneizes al Genoa il percorso è breve, non solo per affinità culturali. In rossoblù torna a sentirsi giocatore. Prima di esplodere definitivamente con la maglia della Roma. Così come El Shaarawy. Anche se Genova per entrambi non sarà mai un posto come un altro.
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