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Ecco perché Muhammad Ali è come la Roma

Un omaggio a nostro modo al più grande di tutti, nato il 17 gennaio di 77 anni fa: "investirlo" della romanità e, di conseguenza, della fede romanista

PUBBLICATO DA Giulio Cupellaro
17 Gennaio 2019 - 12:25

Esattamente 77 anni fa, il 17 gennaio del 1942, nasceva a Louisville (Kentucky, Stati Uniti) il più grande atleta che il pianeta terra abbia mai visto: Muhammad Ali. Prima che qualcuno inizi con le solite ironie, vogliamo sottolineare che questa lista e questo titolo sono stati ideati in maniera volutamente forzata, semplicemente per un motivo: omaggiare a modo nostro un pugile, ma soprattutto un uomo, che ha rappresentato una fonte d'ispirazione per tante persone, anche per quelle nate e cresciute al termine della sua incredibile carriera.
E la maniera migliore per omaggiarlo, almeno per noi, è quella di "investirlo" della romanità e, di conseguenza, della fede romanista. Il più grande complimento che un uomo può fare a un'altra persona. Iniziamo.

Muhammad Ali è come la Roma perché ha vinto a Roma (al Palaeur) la medaglia d'oro durante le Olimpiadi del 1960, battendo il polacco Zbigniew Pietrzykowski.

Muhammad Ali è come la Roma perché è nato nel 1942, primo anno di grazia dei tre della storia giallorossa. Precisamente il giorno prima della vittoria della Roma a Milano contro l'Ambrosiana Inter per 2-0 (doppietta di Naim Kriezu).

Muhammad Ali è come la Roma perché è stato per tre volte campione lineare dei pesi massimi, così come i giallorossi sono stati campioni per tre volte.

Muhammad Ali è come la Roma perché da solo rappresentava un popolo, un'idea e un modo di essere, come la Roma.

Muhammad Ali è come la Roma perché era come i tifosi della Roma: un sognatore sfacciato che non aveva paura di nessuno, così come i tifosi giallorossi.
«È difficile essere umile se sei grande come lo sono io».

Muhammad Ali è come la Roma perché, come lei, ha dimostrato che tutto quello che appariva inizialmente impossibile può diventare molto più che reale. Lo ha fatto vedere al mondo lui, il 30 ottobre del 1974 a Kinshasa contro George Foreman. Lo ha fatto vedere la Roma il 10 aprile del 2018 contro il Barcellona. «Impossibile è solo una parola pronunciata da piccoli uomini che trovano più facile vivere nel mondo che gli è stato dato, piuttosto che cercare di cambiarlo. Impossibile non è un dato di fatto, è un'opinione. Impossibile non è una regola, è una sfida. Impossibile non è uguale per tutti. Impossibile non è per sempre».

Muhammad Ali è come la Roma perché, dopo ogni caduta, si è sempre rialzato. Come hanno sempre fatto la Roma e i suoi tifosi. «Dentro a un ring oppure fuori, non c'è nulla di sbagliato nell'andare al tappeto. È restare al tappeto senza rialzarsi che è sbagliato».

Muhammad Ali è come Francesco Totti, e quindi come la Roma («Totti è la Roma», lo dice la Curva Sud). Si è ritirato a 40 anni, come Totti, e fino all'ultimo giorno della sua pazzesca carriera è stato grande e immenso, come Totti. «L'età è quella che pensi che sia. Si è vecchi quanto si pensa di esserlo». 11 dicembre 1981 Muhammad Ali contro Trevor Berbick (ultimo incontro disputato da The Greatest), 28 maggio 2017 Roma-Genoa 3-2.

Anche l'ex allenatore della Roma Luciano Spalletti, che con la leggenda giallorossa non ha di certo buon feeling, la pensava così nel 2017: «Francesco è veramente il Muhammad Ali del calcio. Lui tenta sempre il colpo del ko, ma a volte gli altri non vedono le sue giocate. Quando gioca conviene sempre dargli il pallone, è meglio di una banca». Queste le parole dell'allenatore di Certaldo, subito dopo un Roma-Cesena 2-1 di Coppa Italia decisa proprio dallo storico numero 10 giallorosso.

Muhammad Ali è come la Roma perché nel suo cambio di nome da Cassius a Muhammad ha rimosso dal suo nome, probabilmente senza saperlo, quello del traditore di Giulio Cesare (uno che di certo aveva a cuore le sorti della Capitale dell'Impero): Gaio Cassio Longino.

Muhammad Ali è come la Roma e come i romani perché, come disse in un'intervista a Gianni Minà, voleva essere protagonista in un luogo ben preciso. «Il Colosseo deve essere ricostruito perché voglio combatterci dentro contro Joe Fraizer. Voglio entrarci con un cocchio con 6 cavalli bianchi. Voglio che le trombe suonino a tutto fiato come le grandi feste. Voglio i miei fans con la corona di Giulio Cesare pronta per me che mi gridano 'ammazzalo'. E io ammazzerò Joe Fraizer nel Colosseo».

Infine, Muhammad Ali è come la Roma perché è stato il più grande di tutti quanti, così come la Roma è «la squadra più forte che il mondo ha visto mai».

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