Serie A
L'avversaria fuori dal campo: il Lecce di Sticchi Damiani tra business e territorio
Sabato sera la Roma dovrà vedersela con i salentini: viaggio nella rinascita dei prossimi avversari, esportatori del "Made in Salento" in Serie A

(GETTY IMAGES)
“Non basta soltanto mettere soldi”. Con queste parole, rilasciate al Messaggero, Pantaleo Corvino, uomo mercato del Lecce, ha commentato l’operato dei Friedkin (anche se, ad onor di cronaca, il ds ha specificato che il suo era un discorso generale, per quanto nato da una domanda riguardo i magnati texani). I suoi, di giallorossi, sabato sera se la vedranno con la Roma, in una sfida tra due squadre tanto simili quanto diverse. Simili, al netto degli accostamenti cromatici, per l’importanza che questa gara e le otto successive avranno sul futuro delle due formazioni: gli uomini di Ranieri inseguono un piazzamento europeo insperato fino a poco tempo fa (la gara d’andata, che segnò la prima vittoria del Ranieri-Ter, si presentava come uno scontro-salvezza); i salentini puntano a mantenere la massima categoria per il quarto anno di fila, circostanza mai verificatasi da quelle parti. Parlare delle differenti ambizioni per dimostrare la distanza tra le due squadre sarebbe superfluo (e presuntuoso, visto che la partita è tutta da giocare), ma è soffermandosi anche sulle origini e sul modus operandi, che si possono notare le differenze tra due società agli antipodi.
Per certi versi, la proprietà del Lecce incarna tutto ciò che in questo momento da una parte della tifoseria viene rinfacciato, come mancanza, ai Friedkin: se da un lato non ci è mai stato dato modo di scoprire anche solo la voce di Dan (di Ryan si ricorda una breve intervista in compagnia di Souloukou dopo un incontro con Gualtieri per lo stadio), dall'altro Saverio Sticchi Damiani, presidente del Lecce, è parte del suo popolo: docente universitario, salentino Doc, non si perde una partita, casa o trasferta che sia, dei suoi giocatori. Si muove spesso in prima persona per parlare del club, e non si risparmia uscite pubbliche per promuovere il brand Lecce: le divise da gioco sono autoprodotte con il marchio M908 (unico caso in A), e capita spesso di vederlo nelle scuole della città. Più volte, nelle varie campagne social e marketing, su suo input si è deciso di far leva sul senso di appartenenza al territorio. Un concetto che, al momento del suo insediamento (2015) con la squadra in Serie C, stava ormai sparendo, con le nuove generazioni di tifosi facilmente attratte dal richiamo delle big del Nord: in questa stagione invece è stato registrato il record di abbonamenti della storia del club, con 21,6 mila tessere.
“Se tifi Lecce, tifi Lecce e basta”, recitava lo slogan del club nell’anno del ritorno in Serie A. Un traguardo raggiunto nel 2019 (e nuovamente nel 2022), ottenuto con una programmazione ben delineata: tornando all’intervista recente di Corvino, in un passaggio ha detto: “Per fare bene nel calcio, serve innanzitutto affidarsi a dei bravi dirigenti”. La risalita dall’allora Lega Pro, con il doppio salto nel biennio 2017-19 (primo posto in C e l’anno successivo secondo in B) si è infatti costruito sull’operato della coppia Liverani-Meluso, che nonostante non siano riusciti poi a mantenere altrove quel livello (Meluso ha poi fallito il grande salto da ds del Napoli; negative anche le successive esperienze in panchina di Liverani), hanno tracciato una linea precisa, basata sul lancio di giovani e sul bel gioco: per proseguirla ci si è affidati (con fortune alterne) a tecnici come Baroni, D’Aversa e adesso Giampaolo.
Sul piano dirigenziale, si è optato per il ritorno dello stesso Corvino, che ha portato il Lecce a trattare con le big d’Europa, tramite intuizioni come quella di Samuel Umititi, preso in prestito dal Barcellona, ma anche e soprattutto con giovani che hanno attirato l’attenzione di club quali lo Sporting Lisbona, che ha sborsato 23 milioni per l’ex capitano Hjulmand, e il Manchester United, che ha prelevato Dorgu a gennaio per oltre 30 milioni. Il terzino, insieme al centrocampista Berisha e al giovane Burnete, è l’unico prodotto di un settore giovanile che, pur non avendo portato nessun altro giocatore in prima squadra, si è imposto tra i primi in Italia, con uno Scudetto Primavera vinto (e discusso per l’assenza di italiani) nel 2023. Patrimonializzazione della rosa, legame assoluto tra brand e territorio e un’unione a tratti viscerale con il popolo salentino: Lecce-Roma è anche la sfida tra due dirigenze estremamente diverse.
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