Serie A

Bove: "Voglio tornare a giocare. De Rossi? Ci siamo sentiti"

Il centrocampista della Fiorentina a Vanity Fair: "Non poterlo fare è stato come perdere il mio amore più grande. Il campionato inglese è molto competitivo"

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA La Redazione
21 Febbraio 2025 - 19:00

Edoardo Bove è tornato a parlare del suo malore e della sua esperienza in un'intervista a Vanity Fair. Ecco alcune delle parole rilasciate dal centrocampista della Fiorentina.

Che ricordi ha di quel primo dicembre, di quel diciassettesimo minuto?

"Ricordo davvero poco, che ero in campo e che a un certo punto ha cominciato a girarmi la testa come quando ti alzi troppo velocemente dal letto, ho avvertito una sensazione di spossatezza… e basta. Non ricordo di essere caduto. Mi sono risvegliato in ospedale, toccandomi le gambe perché pensavo mi fosse successo qualcosa al ginocchio, un incidente. Per me, all’inizio, non è stato difficile come per i miei cari: io non capivo nemmeno la gravità della situazione, pensavo di essere semplicemente svenuto. Loro invece sapevano di avere corso il rischio perdere un figlio, un amico, o di potermi rivedere in condizioni… brutte".

Ha capito da solo che sarebbe potuto morire?

"No, me l'hanno detto".

E qual è stata la sua reazione?

"Inizialmente mi hanno prospettato una situazione persino più grave di quanto realmente fosse. Ma lì per lì ero semplicemente contento di essere vivo. Era destino che andasse così, che mi salvassi. Non c'è altra spiegazione".

Ora è completamente fermo: le manca il calcio?

"Tantissimo. Non solo quello della Serie A, mi manca proprio giocare con gli amici. Non poter giocare è stato come perdere il mio amore più grande, posso spiegarglielo solo così. Adesso la sfida è provare a continuare a essere me stesso, sapendo però di avere perso una parte importante di me".

Ora ha un defibrillatore sottocutaneo in grado di rilevare il battito cardiaco irregolare ed erogare uno shock salvavita per riportarne il ritmo alla normalità.

"Se si decide di mantenerlo, in Italia non potrò giocare: qui da noi la salute viene prima dell’individuo, e non sto dicendo che sia una regola sbagliata. Ma all'estero sì, praticamente ovunque. Gliel’ho detto, il calcio è troppo importante per me, non posso permettere a me stesso di mollare così. Io ci riprovo, senza ombra di dubbio. Vedrò anche come starò: se avrò paura, se non sarò tranquillo… allora cambierà tutto".

A un certo punto, forse, le toccherà fare tra sé e sé un calcolo del rischio.

"Mi possono dire quello che vogliono, ma l'ultima parola spetterà a me. Anche se decidessi di giocare all’estero, dovrei firmare un documento assumendomi la responsabilità di quanto potrebbe accadermi in campo".

Sta pensando di giocare all’estero?

"Per come stanno le cose adesso, sì. Però non escludo affatto di poter togliere il defibrillatore: i medici mi stanno dicendo che c’è questa possibilità"

In che città non le dispiacerebbe trasferirsi?

"Mi è sempre piaciuta Londra. E poi il campionato inglese è molto competitivo".

Daniele De Rossi l’ha messaggiata?

"Eh sì, certo! Mi sarei arrabbiato se non l’avesse fatto".

E Totti?

"Lui no".

José Mourinho, suo grande sostenitore, l’ha definita un «cane malato». Voleva essere un complimento?

"Sì, anche se uscito male. So che mi vuole bene".

Ha anche detto: 'Sembra un trentenne'.

"Anche quello era un complimento. Non parlava mica del mio aspetto fisico".

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