Var & eventuali

Gervasoni & co, minestrone sul pestone

Arbitri in campo e Gervasoni in tv: è tilt. Il tema della credibilità e della comunicazione main stream

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Gabriele Fasan
08 Ottobre 2024 - 06:00

La toppa è peggio del buco. La toppa è quella che l’Aia ha provato a mettere a caldo dopo Monza-Roma sull’episodio del rigore non assegnato per il fallo di Kyriakopoulos su Baldanzi. Forse sono convinti di quel che dicono, forse sono stati anche costretti dalla “velocità” di Open Var. Da quando gli episodi analizzati sono quelli della giornata in corso, la trasmissione è diventata decisamente più interessante. E se proprio non si possono far ascoltare in diretta gli audio, cosa che esporrebbe davvero la classe arbitrale a una rivoluzione, ben venga questo format. Purché poi ai telespettatori sia garantito un buon servizio. Quello che non è stato reso nella tarda serata di domenica scorsa. Sì, perché inaugurando ieri mattina su Radio Romanista il Var di Open Var, analizzando cioè i 4 minuti di video (tra dialoghi originali e spiegazioni), il telespettatore, prim’ancora che il tifoso, ne è uscito come un pugile suonato. Una confusione che più confusione non si poteva. 
In primis, in presa diretta tra arbitro e Var. In pochissimi secondi, subito dopo l’urlo disumano di Baldanzi colpito da Kyriakopoulos, mentre il Signor La Penna («Niente! Niente! Niente!», è l’urlo in cuffia) gira per il campo con un fare autoritario al grido di «Ammonisco! Ammonisco!», il Signor Aureliano riesce a dire: 1) «Lui non sta guardando il pallone», 2) «stanno guardando entrambi il pallone», 3) «stanno correndo insieme» (Baldanzi invece è fermo sul posto in attesa di stoppare il pallone in volo). «Lui è fermo», prova a correggerlo l’Avar Meraviglia. In tanta confusione, però, una cosa è rimasta certa: non è fallo. La Penna - che pure ha visto un’altra cosa, secondo la spiegazione della spiegazione data da Baldanzi nelle interviste post-gara: un salto mai avvenuto e una pestata da ricaduta. Gli toglie il peso Aureliano in poco più di 20 secondi: «Puoi riprendere il gioco. Stanno correndo, lo pesta, ma non fa in nessun modo nessuna azione fallosa». Opera completa.
Ma ci sono altre chicche: Aureliano interpreta come «piccolo» il pestone di Kyriakopoulos sul piede destro di Baldanzi (questo lo si può concedere a chi, arbitrando, non si è mai sentito pestare un piede giocando a calcio) e non si cura affatto del secondo fallo. L’aggancio gamba sinistra-gamba destra fa dell’intervento di Kyriakopoulos come minimo un’imprudenza, per non dire una negligenza (il vice commisario designatore della CAN, Andrea Gervasoni, poche ore più tardi sembra confuso sulla distinzione dei due termini), per non dire - come sembra rendersi conto lo stesso giocatore greco, che infatti alza le mani in segno di non colpevolezza - una volontarietà. 

E qui arriviamo, in secundis, al top di gamma: Gervasoni, che contraddice l’indicazione del designatore Gianluca Rocchi (fornita in occasione del “pestoncino” di Piccoli in Lecce-Milan del novembre scorso che portò all’annullamento del suo gran gol): «Non esiste la volontarietà sul pestone, è sempre da punire». Si narra che i toscani siano un po’ permalosi, l’augurio è che Rocchi non lo sia. 
Ed ecco Gervasoni a Open Var: «Entrambi i calciatori guardano in aria (le stelle o il pallone? ndr), riteniamo che sia uno scontro fortuito di gioco. Lo vogliamo paragonare a quello di Di Lorenzo in Napoli-Monza (episodio completamente diverso, sempre ndr) (...), non vogliamo che dei micro-tocchi o micro-pestoni (tipo Piccoli? Ancora ndr) vengano puniti con il rigore, devono essere degli step on foot chiari, addirittura da punire con il cartellino giallo (è tutto il piede e allora Kyriakopoulos va anche espulso, ndr per sempre). E se il problema è l’intensità del pestone, su quello di Baldanzi non ci possono essere dubbi di «porzione di piede» (per dirla con il commentatore tv e ex arbitro Marelli) in quanto la caviglia del giocatore toscano si torce.

Insomma, tralasciando l’imbarazzo di Toni e Ambrosini di fronte all’intervento di Gervasoni e alle parole parole parole di Parolo sul tema, domenica sera è sembrata la fiera della confusione. Si è voluto portare il caso al grande pubblico, ma è stato un boomerang. Non un buon risultato per la credibilità, se è vero come è vero che l’Aia ha intrapreso proprio grazie a Open Var la via della maggiore trasparenza possibile. Forse si potrebbe migliorare nella comunicazione, che - la storia e i tribunali hanno insegnato circa vent’anni fa - incide eccome sull’opinione pubblica e sul sistema calcio.

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