Adesso Manchester è motivo per credere
La metamorfosi: l’ultima opportunità per mostrare quelle qualità intraviste nel corso della stagione è giovedì: ecco perché può accadere il miracolo
Con la periodicità propria del calendario, nell'avvicendarsi tra impegni di campionato e di coppa, ci ritroviamo ormai da un mese e mezzo a cercare di spiegare le prestazioni di campionato con l'influenza negativa che deriva dagli impegni imminenti o precedenti in Europa. Per essere chiari non pensiamo neanche sia una questione di (volontarie) motivazioni. Ci sta proprio che sommando semplicemente il valore tecnico, le conoscenze tattiche e la spinta mentale che governa le gambe che il Cagliari (di domenica) sia più forte della Roma (di domenica) e, di conseguenza, vinca. Che poi sia stata o meno una vittoria meritata è un altro discorso. La Roma ha fatto meglio e di più dei padroni di casa, ha costruito più azioni offensive, ha tenuto il pallino del gioco e il baricentro più alto, anche se poi tutto diventa inutile quando commetti errori come quelli visti alla Sardegna Arena. Dunque, alla fine il Cagliari ha meritato la vittoria e la Roma la decima sconfitta. Eppure la Roma può sperare di far bene in casa della seconda squadra inglese, la migliore tra le superstiti dell'Europa League. Perché mai? Intanto nel calcio non esiste proprietà transitiva. Anzi, proprio la difficoltà dell'impegno, a Old Trafford, contro la più tosta tra le superstiti dell'Europa League, in un confronto dal pronostico apparentemente chiuso, può garantire quei buoni motivi per credere nel miracolo, e non solo per professione di fede. Un esempio? Difficilmente la Roma a Manchester potrà prendere un goal come lo ha preso da Joao Pedro su calcio d'angolo domenica. Basti guardare le grafiche pubblicate accanto: il brasiliano del Cagliari era in mezzo a otto - diconsi otto - giocatori della Roma eppure muovendosi come se fosse in realtà da solo si è spostato con il tempo giusto verso il pallone mentre sette romanisti rimanevano fermi, e Karsdorp partiva chissà perché dritto incontro alla bandierina per farsi decisamente scavalcare dal pallone. Nessuno dei giocatori della Roma ha sottovalutato l'impegno, tutt'altro. Ma è la mente che porta le tue gambe a correre di meno se in quel momento non ritieni che l'impegno che stai vivendo non sia prioritario per la tua vita o la tua morte. O, come nel caso del gol appena citato, a pensare sempre che sia il tuo compagno a risolvere quell'azione. Quando invece ti giochi tutto le gambe forse tremano, ma spingono al massimo, e prima che intervenga il tuo compagno tu ci hai comunque provato. La Roma di Parma era stata bruttissima, poi andò a vincere a Kiev con lo Shakhtar, la Roma di Reggio Emilia indisponente, poi si impose alla Cruyff Arena.
I segnali positivi di Cagliari
L'ottava sconfitta in trasferta, la decima in assoluto, la quinta nelle dieci partite circostanti le gare ad eliminazione diretta in Europa League, di per sé non può aver regalato alcun segnale di conforto all'allenatore, men che meno alla tifoseria. Eppure, almeno nell'interpretazione della strategia è apparso chiaro fin dall'inizio, almeno stavolta, che la Roma volesse fare la partita, senza accontentarsi di gestirla con qualche eccesso di cautela difensiva come era capitato nelle più recenti prestazioni. Anche con l'Atalanta la Roma ci aveva provato. È segno comunque che l'allenatore non era soddisfatto di quello che la squadra stava facendo almeno nell'interpretazione tattica delle partite. Né può essere soddisfatto adesso: ma è comprensibile che parlando con i giornalisti al termine di certe gare preferisca assumere il tono assolutorio piuttosto che quello profondamente critico. A tre giorni dalla semifinale di Europa League ci mancherebbe altro che si mettesse a criticare la sua squadra in pubblico. E comunque qualcosa sta cercando di cambiare e ne abbiamo già parlato: dopo la sconfitta col Milan per la Roma sono cambiate tante cose dal punto di vista dell'impostazione delle singole strategie di gioco e a forza di lasciare i metri sul campo la squadra ha finito per snaturarsi cercando la propria solidità difensiva dentro partite interpretate semplicemente abbassando il baricentro fino ai limiti della propria area. Da un po' Fonseca ha chiesto ai suoi ragazzi di tornare più spregiudicati, di alzare di nuovo le pressioni (lo ha fatto con l'Atalanta, è probabile che lo faccia anche col Manchester), di non abbassare il baricentro. E quando a fine partita a Cagliari è stato chiesto al tecnico che tipo di Roma ci si dovrà aspettare per la sfida di giovedì, la risposta è stata piuttosto diretta: «Se pensiamo di andare lì solo per difenderci avremo sicuramente molti problemi».
I motivi per ben sperare
Dunque la Roma non aspetterà bassa gli uomini di Solskjaer. Certo, niente lascia credere che la squadra in questo momento abbia la forza per poter imporre il proprio ritmo agli inglesi. Peraltro tra le caratteristiche più evidenti di questo Manchester c'è indubbiamente una certa solidità offensiva unita comunque alle imponenti capacità offensive dei suoi attaccanti: in Premier League i Red Devils vantano il secondo attacco, ad appena cinque gol dal pirotecnico City, e la terza miglior difesa, non perdono da fine gennaio e portano la medaglia di aver vinto in trasferta sia a Londra con il Tottenham sia il derby fuori casa con i cugini di Guardiola e, in mezzo, di aver eliminato il Milan col minimo sforzo. Un altro fattore di speranza deriva dalla considerazione che dopo davvero tanto tempo Fonseca abbia ritrovato praticamente quasi tutti i suoi effettivi, tranne il lungdegente Zaniolo e Pedro, comunque vicino al rientro. Ciò significa che a Manchester la Roma potrà schierare quasi la sua formazione tipo con Cristante tra Smalling e Ibanez, Spinazzola in fascia con Karsdorp dalla parte opposta e Veretout con Diawara nel mezzo e capitan Pellegrini con Mkhitaryan e Dzeko davanti. Mancherà Mancini, è vero, ma la contemporanea presenza di quei giocatori che nell'ultimo periodo con la loro assenza hanno tolto alla squadra classe e brillantezza necessarie, è motivo di grande conforto. Strutturalmente poi lo United non ha niente della squadra che qualche anno fa annientò le ambizioni della Roma. È una formazione tosta e rapida davanti, ed ha giocatori immarcabili - da Pogba a Rashford, da Bruno Fernades a Cavani - quando azzeccano la serata giusta, eppure non è la squadra in grado di schiacciare un'avversaria di rango, neanche la Roma. E se dopo la partita di andata la qualificazione sarà ancora in bilico allora ci saranno tutti i presupposti per pensare che la Roma possa farcela davvero. Nel caso ci sarà tempo e modo per istruire i processi. Poi.
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