Sorpresa: la Roma sa pure difendersi
Questione di testa. Quando la concentrazione assiste tutti i giocatori questa squadra non ha limiti. L’importante ora è trovare un equilibrio
Ecco che cosa significa giocare concentrati per 96 minuti su 96. Ecco quali sono le potenzialità difensive troppo spesso inespresse della squadra giallorossa. Ecco che cosa significa saper impostare una partita con le linee basse senza per questo consegnarsi passivi agli attacchi avversari. Il quarto di finale che ha consentito alla Roma di timbrare il passaporto per il suo sogno è stato gestito e vinto con una fase difensiva accurata come poche volte quest'anno si era vista. E questo non fa ovviamente che aumentare il rammarico per le diverse occasioni perse tra campionato e Coppa Italia con allegre prestazioni e pessime interpretazioni personali. Peraltro, non siamo per niente convinti che quella della difesa a oltranza sia la strada migliore per andare in paradiso, ma prendiamo atto che il doppio confronto con l'Ajax restituisce ai tifosi l'immagine di una squadra che, a differenza di tante partite malamente gestite in campionato, ha saputo stavolta soffrire, contenere e ripartire gestendo il vantaggio dell'andata con la giusta disinvoltura, lasciando agli avversari il palleggio, ma non il dominio, e alla fine arrivando al traguardo con qualche consapevolezza in più: se davvero i giocatori giocano concentrati per tutta la partita limitando al minimo gli errori difensivi di lettura individuale mostrati in altre partite allora questa squadra è in grado di arrivare dove nessuno solo un paio di settimane fa poteva sentirsi autorizzato ad immaginare. Certo sarà importante trovare un nuovo equilibrio. La difesa a oltranza può funzionare solo in certi contesti particolari, in qualche fase di ogni partita. Ma, come diceva l'allenatore portoghese, l'identità deve restare quella. Col Manchester insomma questa rischia di essere una scelta suicida. Meglio pensarci bene.
La scelta di Fonseca
I numeri della sfida di giovedì, sovrapponibili in qualche caso a quelli della settimana prima, non raccontano molto di più di quanto non si sia visto chiaramente ad occhio nudo. La scelta di Fonseca è stata premiata, anche se nel corso della partita, soprattutto all'inizio del secondo tempo dopo il goal del vantaggio di Brobbey, la sensazione che il sogno poteva infrangersi è stata avvertita. Ma una rilettura meno emotiva della gara porta ad un'altra conclusione: la Roma ha fatto quello che voleva, ha sfruttato gli enormi difetti degli olandesi in fase di non possesso capitalizzando al massimo le occasioni costruite e resistendo peraltro con disinvoltura all'assalto degli avversari. All'andata Pau Lopez è stato protagonista, l'altra sera non ha avuto molto lavoro da sbrigare, almeno con le mani. Certo, resta grave la disattenzione generale sul gol che ha spostato l'inerzia, come spieghiamo nelle grafiche dell'altra pagina. Per un po' l'inserimento del giovane talento Brobbey ha creato scompiglio nella difesa romanista. Il diciannovenne si è andato ad inserire al centro della difesa romanista, cercando di sfruttare soprattutto il mismatch dinamico con Cristante. Il gol ne è una evidentissima testimonianza: è bastato un lancio lungo centrale, in ogni caso ben calibrato, per mettere l'attaccante olandese in condizione di superare Pau Lopez senza alcuna pressione. La lettura di Cristante è stata buona, ma il fattore decisivo è stato ovviamente il gap dinamico tra i due.
I limiti di ten Hag
E dopo il gol irregolare giustamente annullato dall'arbitro dietro lo schermo, l'Ajax non è stato più pericoloso e non fa onore al tecnico dei lancieri quella grottesca lamentela finale sulla revisione della decisione dell'arbitro inglese Taylor di convalidare una rete evidentemente viziato da una irregolarità peraltro decisiva per il buon esito dell'azione. L'Ajax resta un esempio virtuoso per tutti i club del mondo: con un budget decisamente limitato rispetto alle grandi d'Europa riesce sempre a mettere in evidenza campioncini (veri o presunti) che anno dopo anno vanno sempre a rinforzare le migliori squadre continentali. Succederà anche quest'anno, ma non basterà ad inaridire la fucina di campioni allevata dai maestri olandesi. E di sicuro hanno la forza culturale e sportiva per fregarsene di certi mancati successi europei. ten Hag è bravissimo, il suo gioco è dominante e spettacolare anche quando schiera cinque o sei ragazzi su dieci nati negli anni 2000. Però gli manca un po' di malizia in fase di non possesso. E comunque in semifinale stavolta ci è andata la Roma, e con merito: ten Hag se ne faccia una ragione…
La costruzione dal basso
E a proposito di mancanze culturali, l'azione del gol della Roma, con pallone ostinatamente giocato dal basso, ha dimostrato una volta di più a quali vantaggi si vada incontro quando si esce dalle pressioni e di conseguenza si va ad attaccare una difesa che corre all'indietro in parità o addirittura in superiorità numerica. Bravissimi Karsdorp e Mancini (a proposito di concentrazione e mentalità) a contendere il pallone sulla bandierina a Tadic (non l'ultimo degli esordienti...) senza commettere fallo e senza regalargli il calcio d'angolo che cercava e poi a far ripartire immediatamente l'azione (la tanto invocata attenzione ai dettagli...), perfetto Cristante nella conduzione del pallone nonostante la pressione di Tagliafico, strepitosa l'apertura di prima di Mkhitaryan con il più stretto taglio possibile considerando la posizione dell'avversario da saltare e lo spazio occupato da Calafiori nella corsa, encomiabile la serenità del ragazzino nell'affrontare il suo avversario quasi coetaneo (Timber in verità ha un anno in più), inducendolo all'errore, pronto Dzeko come un falco ad avventarsi sul pallone senza dare scampo a Stekelenburg. Applausi. Dopodiché la Roma non ha più avuto particolari problemi a contenere l'Ajax, il possesso del pallone nell'ultimo quarto d'ora si è quasi riequilibrato e nonostante il controllo quasi esclusivo degli olandesi per tutta la partita, alla fine il dato degli expected goal rispecchia più o meno quello del campo. Il paradosso è che l'Ajax, che aveva puntato tutto il suo gioco sul fraseggio corto e le verticalizzazioni palla a terra, ha trovato il gol su una palla lunga a scavalcare la difesa e, al contrario, che nella gara difensiva della Roma nell'attenzione ai dettagli e ai duelli uno contro uno nella fitta rete di palleggi degli avversari, il gol sia arrivato da un lancio lungo, con la difesa sorpresa alta. Insomma, la Roma sta cambiando pelle: ma se ha imparato a difendersi mantenendo l'anima offensiva, potrebbe venire fuori un finale di stagione davvero interessante...
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