L'analisi di Braga-Roma: quando il gruppo vale più dei singoli
Veretout terzino, Spinazzola e Karsdorp centrali, El Shaarawy a trequarti, centrocampo senza incontristi: ma tutto funziona
Se c'è una cosa per cui negli anni in questa rubrica abbiamo periodicamente insistito riguarda il fatto che le fortune di una squadra di calcio non dipendono tanto dalla bravura di un allenatore, se non in contenuta percentuale, quanto dalla qualità dei giocatori in rosa. Poi un tecnico più o meno preparato, più o meno carismatico, più o meno competente può più o meno migliorare le potenzialità di una squadra o peggiorarle. Ma è chiaro che il peggior allenatore del mondo chiamato a guidare una squadra di fuoriclasse vincerà ogni partita contro una squadra di giocatori scarsi allenati da Guardiola. Detto questo, però, ci sono poi orchestre che riescono a supplire all'assenza di qualche giocatore più forte, nell'arco magari limitato di tempo di poche partite, grazie alle conoscenze infuse proprio dall'allenatore. Ecco perché nonostante la sconveniente successione di eventi che ha costretto Fonseca a trovare una serie di soluzioni emergenziali per terminare la partita di Braga, la squadra non è sembrata per niente scossa né ha risentito della precarietà delle soluzioni individuate.
Questo succede quando un gruppo lavora molto sulle esercitazioni tattiche, quando ormai ha ben chiarala propria filosofia, quando i giocatori a prescindere dai ruoli capiscono il progetto, e si regolano di conseguenza. Per cui non è un problema chiedere a Spinazzola di fare il centrale, a Veretout di fare l'esterno, a El Shaarawy di fare il trequartista, a Cristante di fare il difensore centrale, a Bruno Peres di giocare sulla fascia sinistra, a Villar e Diawara di sopportare l'assenza di un incontrista. Nella Roma di oggi la squadra si muove come in una sinfonia. Restiamo convinti che non sia una rosa attrezzata per poter vincere scudetto o Europa League, ma grazie alla forza del lavoro e al buon senso del proprio allenatore - lo conferma anche la rigorosa gestione della questione Dzeko - ora si stanno schiudendo obiettivi davvero interessanti.
La bellezza dei gol
Guardiamo la fattura dei gol che hanno aperto e chiuso la serata portoghese. Il primo lo abbiamo descritto nelle grafiche qui accanto: nasce dalla volontà di Cristante di non gettare in tribuna un pallone pericoloso ma di provare immediatamente a riproporlo in avanti, si sviluppa grazie alla concezione estremamente offensiva del ruolo interpretato da Spinazzola e passa attraverso i tocchi sapienti di Diawara e Mkhitaryan, fino alla splendida conclusione di Dzeko. Il secondo gol è forse ancora più bello del primo ed è stato confezionato da una squadra che in quel momento aveva quattro o cinque giocatori fuori ruolo. Nei 46 secondi che hanno portato dal rinvio di testa di Piazon al gol di Borja Mayoral ci sono stati 20 passaggi a uno o due tocchi che hanno portato 10 giocatori su 11 in campo in quel momento a toccare il pallone, dall'impostazione di Karsdorp, in quel momento difensore centrale, fino al gol di Mayoral. Solo Bruno Peres non ha partecipato al coro perché lo sviluppo è stato quasi tutto sul centro destra. Meravigliosa la rifinitura finale cominciata da un'iniziativa del Faraone e da una sovrapposizione di Spinazzola che ha poi ricevuto il preciso supporto di Miki a saltare l'ultimo anello difensivo del Braga: di lì il suggerimento per Borja e il gol a porta vuota sono stati i due colpi più semplici.
I veri limiti di Carvalhal
Ci si chiede poi nello specifico quanto abbia contribuito alla buona partita della Roma la disposizione offensiva del Braga con la linea a centrocampo e il portiere chiamato a chiudere ogni varco con un raggio di portata da libero di altri tempi. La domanda giusta sarebbe piuttosto chiedersi se con un atteggiamento diverso il Braga - squadra di secondo livello di potenzialità rispetto a ciò che possono produrre club ben più strutturati come Sporting Lisbona, Porto e Benfica - sarebbe mai potuto arrivare a questi livelli. Chi denigra o svilisce i tentativi di tecnici volenterosi di spingere le proprie squadre ben oltre i propri limiti ha una visione assai limitata delle potenzialità di sviluppo di una squadra di calcio. Quando un
tecnico imposta una strategia offensiva non la può certo rinnegare solo perché chi ti sta di fronte è tecnicamente più forte. Certo, ci vorrebbero delle accortezze da decidere di volta in volta nel piano partita che possono consentire di ridurre i rischi che si possono correre, ma questo non ha niente a che fare con il cambiamento di mentalità auspicato da chi fa il professore, guarda caso, a risultato acquisito. Complimenti, allora, a Carvalhal che ha portato il Braga a un passo dalle grandi proprio attraverso questa mentalità offensiva. Semmai ciò che si può rimproverare al volenteroso allenatore portoghese è l'incapacità di riconoscere i meriti degli avversari. Quando a fine partita ha protestato in sala stampa per il rigore a suo dire netto di Ibanez rivendicando le numerose palle goal della sua squadra probabilmente ha peccato un po' in lucidità e in superbia.
Le pause della Roma
C'è stato anche un momento della partita in cui la Roma per un po' ha perso il controllo del gioco ed è stato nell'ultimo quarto d'ora del primo tempo. Ma una fase meno propositiva all'interno di una partita resta assolutamente giustificabile, soprattutto se poi gli avversari riescono ad essere pericolosi solo da lunga distanza, come conferma il dato della distanza media di tiro: 13,6 la distanza media dei tiri della Roma, 25,2 quella del Braga. Sul valore della vittoria della Roma nessuno può trovare nulla da eccepire. Nello sviluppo tattico Fonseca ha chiesto a Diawara di abbassarsi in impostazione a livello dei centrali, mossa necessaria a maggior ragione dopo l'uscita di Cristante. E se proprio dobbiamo ad andare ad individuare dei difetti forse qualche appunto bisogna rivolgerlo a Ibanez, difensore di enormi potenzialità fisiche e tecniche, portato però spesso a strafare, forse per eccesso di autostima. I suoi interventi quasi sempre al limite rischiano di portarlo a compromettere per una sciocchezza partite magari in bilico (e il derby ne ha già dato dimostrazione). Il presunto fallo da rigore nasce proprio da un mancato intervento del difensore brasiliano e al successivo tentativo di rimediare, con una spallata per fortuna ben interpretata dall'arbitro che avrebbe potuto avere conseguenze peggiori. Qualche rischio la Roma lo corre anche sui tagli degli esterni, come dimostriamo anche nella grafica qui accanto. Ma si parla davvero di dettagli tattici all'interno di un'orchestra che ormai sa suonare insieme la migliore sinfonia.
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