Scacco al Crotone in quattro mosse: ecco il calcio verticale di Fonseca
L'analisi tattica: due dei tre gol segnati nella vittoria della Roma in Calabria sono nati da rimesse del portiere aperture del regista e rifiniture dalla fascia
Quando l'investitura arriva così solenne, sulle colonne del più importante quotidiano italiano, attraverso la penna di uno dei più autorevoli commentatori sportivi della storia del giornalismo italiano, automaticamente si può considerare quella affermazione come un dogma: «La Roma - ha scritto ieri Mario Sconcerti sul Corriere della Sera - gioca il miglior calcio d'Italia». Di più, Sconcerti ha così sintetizzato il segreto della squadra allenata da Fonseca: «Ha una nuvola di sei-sette giocatori universali che si muove dalla propria trequarti all'area degli altri più tre difensori che marcano a uomo con estrema attenzione». Nella sua sintesi un po' brutale ha descritto in ogni caso in maniera compiuta ciò che si vede quando si guardano le partite della Roma. Lo dimostra anche il grafico delle posizioni medie in fase di possesso palla pubblicato qui sotto. Con la scelta della difesa a tre Fonseca ha chiarito definitivamente i ruoli della squadra, mantenendo gli stessi principi che su palcoscenici meno sofisticati avevano fatto accorgere il mondo del calcio di lui. Del resto lo aveva detto lui stesso: «In Italia ad un certo punto mi sono reso conto che dovevo studiare meglio gli avversari perché non bastava proporre bene il nostro calcio». È vero, ciò che faceva non era sufficiente, il suo calcio non era sufficiente, anche se aveva in sé il germe della bellezza. Ma in Italia oggi si è alzata l'asticella. Solo gli osservatori più superficiali non si sono accorti del livello raggiunto dal nostro movimento calcistico dal punto di vista tattico. Nel momento in cui si sono fusi i principi del calcio offensivo e verticale dell'onda spagnola (e poi tedesca e persino inglese, nell'ordine che non casualmente ha seguito Guardiola nel suo tour europeo) con i nostri solidi principi tattici difensivi è venuto fuori un mix che ha prodotto squadre fortissime, ognuna con le sue caratteristiche, tutte in ogni caso decisamente offensive. Giocare quindi con due soli difensori e tutti gli altri in attacco, come faceva prima la Roma di Fonseca curando in maniera non totalmente soddisfacente le marcature preventive, era diventato un lusso insostenibile. Quel difensore in più ha dato soprattutto nelle transizioni negative l'equilibrio che mancava. Tutto il resto è come prima, anzi, meglio di prima.
In gol in tre passaggi
Ad esempio, nella precedente puntata di questa stessa rubrica abbiamo illustrato nel dettaglio le capacità dei giocatori della Roma di uscire dalle pressioni estreme con un palleggio sofisticato ad uno, massimo due tocchi. Nell'azione che avrebbe potuto portare al quarto gol sulla conclusione di Pellegrini di sinistro appena entrato respinta da Cordaz, lo sviluppo è stato dello stesso tipo e nella stessa porzione di campo laterale: Cristante, Perez, Karsdorp, Cristante, Villar, Mayoral, Cristante, Pellegrini, sei passaggi di prima e uno a due tocchi, con palla avanti e palla indietro per uscire dalle pressioni e verticalizzazione perfetta sul trequartista in profondità. Ma ricostruendo le azioni che hanno portato al primo e al terzo goal cogliamo invece una caratteristica ancora più essenziale: come si può dare scacco ad un avversario in sole quattro mosse, in tre passaggi, dal portiere al goal. Nelle grafiche qui accanto la ricostruzione anche fotografica. Può essere un caso? No, non lo è. Forse per paradosso era un caso quando l'autore di quelle aperture mostruose senza neanche guardare si chiamava Francesco Totti. Oggi le fa Bryan Cristante, con le sue indubbie capacità balistiche, che però si sviluppano soprattutto grazie all'accordo armonico della squadra: quando Pau Lopez verticalizza per il centrocampista, peraltro col corpo rivolto verso il proprio portiere, un allarme si accende per Karsdorp nella sua risalita sulla fascia e l'impulso dice di accelerare la corsa sperando che il compagno riesca con la torsione del suo corpo e la forza degli addominali e dei muscoli della gamba, a fargli arrivare la palla proprio lì davanti, nella terra di nessuno. No, non è casualità: sono ore e ore di esercitazioni sul campo per il calcio più essenziale e verticale che ci sia. Il calcio di Fonseca.
Lopez e la difesa
Intanto Pau cresce e la fase difensiva della Roma è in netto miglioramento. La statistica di rendimento dello spagnolo è piuttosto significativa, anche se oggettivamente risente del valore tecnico inferiore degli avversari incontrati: ma in dieci gare (e uno spezzone nel finale col Cagliari, dopo l'infortunio di Mirante) è imbattuto, vanta nove vittorie (e un pareggio senza reti col Cska Sofia), ha subito appena sette reti (mai più di una) e ha chiuso quattro partite senza subire gol. Viene fuori una media di un gol subito ogni 152 minuti, contro la media di Mirante di un gol subito ogni 60 minuti. Nessuno con questo può certo sostenere che scambiandosi gli avversari la Roma non avrebbe perso a Bergamo o Napoli, ad esempio (a Sofia i tre gol li prese il povero Boer), ma i numeri sono questi. Piuttosto il gol preso a Crotone merita un piccolo approfondimento, intanto sullo schieramento difensivo della squadra giallorossa: come evidenziano le immagini, ben sei uomini piazzati dalle parti del primo palo (Mancini, Perez, Peres, Kumbulla, Cristante e Mayoral) si sono fatti beffare da Golemic che ha deviato la palla di testa saltando tra Peres e Mayoral (troppo passivi) e cogliendo in controtempo Pau Lopez che si stava giustamente preoccupando di coprire il lato della porta sul primo palo, temendo la deviazione in quella zona. Il difensore serbo ha deviato invece praticamente di nuca, infilando la palla nella parte interna della rete sul secondo palo, forse nell'intento di servire un compagno in quella zona, dove in ogni caso la Roma si sarebbe fatta trovare impreparata: alle spalle di Mancini, infatti, c'erano quattro giocatori del Crotone e due soli difendenti romanisti, Smalling e Karsdorp. Al di là dunque della casualità della rete (la traiettoria è stata davvero imprevedibile), c'è stato un chiaro difetto nello scaglionamento difensivo. È stato il primo gol preso dalla Roma in questo campionato su calcio d'angolo e dunque non si può certo rimproverare alla squadra di Fonseca quest'unica disattenzione, ma l'Inter punta parecchio su quest'arma (ci ha segnato recentemente proprio contro la Sampdoria e due volte a Cagliari). Urge ripassino in allenamento a Trigoria. Tra oggi e domani Fonseca approfondirà di sicuro il tema.
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