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Perché la Roma si è spenta, e come riaccenderla

Un’ora e mezza ti vorrei. Questioni mentali, fisiche e tattiche dietro il crollo di Bergamo: ma le vertigini da alta classifica vanno risolte

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
22 Dicembre 2020 - 11:00

Chi dice che la Roma è uscita ridimensionata dalla trasferta di Bergamo forse ama giocare con le parole. Quale sarebbe, verrebbe da chiedere, la dimensione della Roma? All'inizio del campionato molti non la accreditavano neanche di un piazzamento Uefa, facendo il conteggio di tutte le squadre attrezzate per fare un campionato migliore rispetto a quello di una squadra che l'anno scorso aveva deluso e che sul mercato non aveva combinato granché. Fonseca intanto lavorava, riducendo sempre più il tempo delle parole pubbliche. Così la sua squadra è cresciuta arrivando quasi ad interpretare un modello tattico inedito in un campionato che offre da questo punto di vista spunti sempre diversi. La cartina di tornasole arriva sempre dal variopinto mondo dei commentatori di Sky, nelle tribune che inevitabilmente riflettono e in parte orientano le discussioni intorno al nostro campionato… Dopo la bella vittoria sul Torino sono stati diversi, infatti, a cominciare ad inserire la Roma nel ristretto lotto delle squadre che punterebbero al titolo. Eppure nessun tifoso della Roma quest'anno ha commesso questo errore. Il popolo giallorosso è piuttosto unito, almeno su questo: l'obiettivo deve essere il ritorno in Champions League cercando magari qualche soddisfazione tangibile nelle due coppe che la Roma ha sempre l'opportunità di giocare. Dunque, ridimensionata rispetto a chi? Ad oggi la Roma è quarta, e sta facendo quindi di più rispetto a quello che le veniva richiesto di fare. E se, come possibile (persino probabile), dovessero andar bene anche le prossime sfide con Cagliari, Sampdoria e Crotone, allo scontro del 9 gennaio in casa con l'Inter la squadra giallorossa arriverebbe da una posizione probabilmente inattesa, sicuramente molto alta, alla vigilia delle ultime tre partite del girone d'andata (dopo l'Inter, derby e Spezia, tutte e tre all'Olimpico). Nessun ridimensionamento, allora. La Roma è una squadra in crescita che però non è attrezzata per poter andare a vincere su tutti i campi, in modo particolare quando affronta avversari che sono al meglio della loro condizione e possono sfruttare anche qualche piccolo vantaggio da calendario, proprio come è successo all'Atalanta domenica.

Le ragioni (mentali) del crollo

E che cosa è successo invece alla Roma con l'Atalanta, domenica? Che Fonseca ha fatto una scommessa che a un certo punto la Roma sembrava in grado di poter riscuotere e che invece a lungo andare si è dimostrata inadeguata. Capita quando si rischia il tutto per tutto. L'allenatore portoghese non ha scelto di giocare al risparmio, di tenere deliberatamente bassi gli esterni, di rinforzare il centrocampo con un uomo in più, di ridurre il numero dei giocatori offensivi. Tutt'altro. Ha studiato l'Atalanta anche bene, ma stavolta la squadra di Gasperini è stata davvero più forte e resisterle si è rivelato impossibile, soprattutto sulla scia dell'evoluzione del risultato nel momento chiave del secondo tempo. Sì perché la Roma è stata anche sfortunata quando dopo aver sfiorato il goal del due a zero, che avrebbe anche potuto cambiare lo stato mentale dei giocatori delle due squadre in campo, nel'arco di quattro minuti è arrivato invece, in circostanze (come spieghiamo anche in grafica) piuttosto fortunose, il gol dell'uno a uno. La mazzata è stata forte, il crollo verticale. Il piano immaginato da Fonseca si è sgretolato, la Roma ha perso campo e certezze. Il grafico della evoluzione degli X goal nella partita è clamorosamente significativo: chiuso il primo tempo in vantaggio sia con il risultato vero sia nel numero delle occasioni create, la Roma ha mantenuto il dato in vantaggio fino praticamente al gol del due a uno. Poi il buio, mentre l'Atalanta è cresciuta andando sul velluto, sfruttando appieno il clamoroso crollo fisico degli avversari, sfiorando più volte il goal, segnandone altri due e finendo per dare una dimensione numerica sbagliata ad una partita che per tre quarti è stata equilibrata. Ha ragione Gasperini a dire che le partite durano 90 minuti e che già nel primo tempo l'Atalanta aveva messo in difficoltà la Roma, ma la squadra bergamasca era stata anche presuntuosa a pensare di affrontare la Roma con quell'aggressività e la difesa così alta contro giocatori che fisicamente quest'anno non si fanno intimorire, almeno finché le gambe reggono, e che quanto a calcio verticale non hanno da imparare niente da nessuno. E infatti più volte i bergamaschi hanno rischiato di prendere il secondo gol: con Spinazzola, Pellegrini e, appunto, Veretout.

I meriti dell'Atalanta

Detto questo quando si vince in questa maniera non si può far altro che applaudire gli avversari che, come testimoniano i numeri, hanno legittimato il clamoroso successo nella parte finale della gara schiacciando letteralmente la Roma nella sua area di rigore. Dei cambi tardivi di Fonseca se n'è già parlato. Alla Roma è mancato un piano B, ma è anche vero che senza Zaniolo e con il solo Perez quale ricambio sulla trequarti, non è facile pensare di invertire l'esito di una gara così. Ma Fonseca, in ogni caso, non l'ha fatto ed è finito anche lui tra i responsabili della sconfitta. Riaccendere questo motore non sarà particolarmente difficile, vanno solo risolte le vertigini da alta classifica, quella sindrome che a volte nelle difficoltà di una gara che all'improvviso si fa dura ancora spinge i giocatori a mollare piuttosto che a tentare reazioni d'orgoglio. Su questo Fonseca dovrà ancora lavorare. Ed è una questione più mentale che fisica. Tatticamente la Roma è ormai una squadra equilibrata che non ha bisogno di altre rivoluzioni, semmai va fatta una riflessione sull'importanza in alcune partite di poter contare su un centrocampista in più per non scoprire troppo la squadra nella zona centrale davanti alla difesa che a un certo punto domenica è stata presa d'assalto domenica dei bergamaschi. Ma sono dettagli quasi insignificanti rispetto all'enorme mole di lavoro svolta dall'allenatore portoghese. Alla Roma non manca tanto per essere su livelli assoluti. Dal mercato potrebbe arrivare qualche qualche impulso, soprattutto nei ricambi per portiere, terzino destro, e trequarti, ma anche così la dimensione della Roma è sufficiente per vivere una stagione ad alti livelli, soffrendo contro le squadre di vertice, battendo quasi sempre quelle inferiori. Nelle prossime tre partite ce ne saranno tre. Batterle potrà autorizzare nuove ambizioni.

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