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L'analisi di Roma-Fiorentina: se si ignora il calcio per puntare l'arbitro

Benvenuti in Italia: i giallorossi dominano i viola, ma poi tutti i commenti sono concentrati su un calcio di rigore. Ignorando pure il regolamento

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
28 Luglio 2020 - 12:11

Per la triste prassi italiana, è destino che di una partita di calcio parli soprattutto chi non l'ha vista, ovviamente centrando la maggior parte delle proprie considerazioni sugli highlights e magari su qualche controversa decisione arbitrale. Diventa inevitabile, di conseguenza, che partite interessanti come Roma-Fiorentina vengano analizzate solo per il rigore finale concesso ai giallorossi, con gli accenti più o meno sproporzionati che a seconda del tifo o dell'interesse vengono distribuiti. Ci occuperemo, per una volta, anche in questa rubrica della questione arbitrale approfondendo i due episodi fondamentali con il regolamento alla mano. Non prima, però, di aver definito il senso della gara in maniera un po' più compiuta di quanto non possa aver detto quella frazione di minuto in cui si è consumata l'azione della Roma e il fallo finale di Terracciano su Dzeko. Peccato, ad esempio, che Iachini possa aver commentato la partita puntando tutto sulla deviazione involontaria di Chiffi e che Commisso, un signore che per sua stessa ammissione di calcio capisce poco, abbia deciso di "tuonare" a fine partita contro il sistema arbitrale, assecondato ovviamente dalla maggior parte dei giornali, guidati per lo più da gente che un campo di calcio l'ha visto solo dalla tribuna stampa e che crescendo in redazione s'è convinta che il modo giusto per discutere di calcio sia quello delle urla contrapposte tra una fazione e l'altra.

Dunque interessa pochi vedere come la Roma abbia saputo costruire la sua vittoria minuto dopo minuto, senza mai abbassare il proprio baricentro, evolvendo nel tempo possesso palla (fino a raggiungere livelli quasi offensivi, considerando la qualità dei giocatori della Fiorentina) e numero di azioni offensive (che ha toccato il suo picco nell'ultimo quarto d'ora). Se Commisso avesse dei consulenti informati, avrebbe potuto farsi suggerire domande migliori per il post partita: come sia possibile, ad esempio, che Chiesa sia costretto a fare il terzino, o che a tanta qualità tecnica corrisponda così poca produzione offensiva (29 azioni, la Spal che ne ha presi sei dalla Roma ne ha costruite 32), o magari perché si pressi così poco e disorganizzati (20,6 passaggi concessi per azione difensiva). Ci si concentra su Chiffi: si risparmia sui consulenti e si conquista il rispetto dei tifosi. Povera Italia.

La stupidaggine di Cesari

Parliamone, dunque. Del resto, nel delirio dei commenti post partita, quasi sempre indirizzati secondo convenienze e fazioni e assai più raramente orientati dalla conoscenza specifica del regolamento, si è chiaramente molto parlato (e straparlato, con qualcuno, l'ex arbitro Cesari, che è arrivato ad evocare addirittura la ripetizione della partita per errore tecnico, ignorando il fatto che Chiffi ha solo interpretato il regolamento, dimostrando peraltro di conoscerlo di più del suo ex collega) dell'episodio del secondo rigore concesso alla Roma asseritamente viziato, come hanno sostenuto improvvisati commentatori, da due interpretazioni arbitrali scorrette. Vediamole nel dettaglio.

L'andamento della gara

C'è intanto una prima considerazione da fare e riguarda l'andamento generale della partita e la dinamica stessa dell'azione. Certo, ai fini regolamentari sono fattori che hanno zero rilevanza. Ma ne deve tener conto, ad esempio, un commentatore che pretendesse di essere creduto quando si ritrova a valutare la correttezza di un risultato correlata a ciò che la partita dal punto di vista tecnico ha espresso. Così non si può ignorare che la Roma nel secondo tempo abbia legittimato il risultato che è poi maturato e che nell'azione specifica del rigore per ben tre volte abbia sfiorato il gol. Oltretutto questa valutazione intanto esclude una delle tre fattispecie che prevedono l'interruzione dell'azione da parte dell'arbitro in presenza di un suo tocco, per così dire, estraneo all'azione di gioco. Uno dei tre punti citati dal regolamento è proprio il fatto che il tocco, per obbligare l'arbitro all'interruzione, deve propiziare "l'inizio di un'azione offensiva promettente". E quella non lo era certo, semmai ne era la parte finale. È vero che da quel tocco è nata una conclusione di un giocatore della Roma, Perez, ma semmai era stato l'arbitro a trovarsi imprudentemente nella traiettoria tra due giocatori romanisti che si stavano scambiando il pallone. Quella palla poteva finire tra i piedi di un giocatore della Fiorentina? Questo è l'unico dettaglio su cui si potrebbe aprire una discussione. Il colpo di testa di Cristante per Perez non era precisissimo, il tocco dell'arbitro lo ha, per così dire, migliorato. Ma, mettendoci nei panni dell'arbitro, la sua decisione di interrompere l'azione di un passaggio al limite dell'aria tra un giocatore e un altro, con possibile tiro decisivo al termine di un'azione di accerchiamento, sarebbe stata assolutamente inopportuna e non in linea con lo spirito della norma che è stata raffinata per evitare che un tocco dell'arbitro potesse dare origine a un radicale cambiamento dell'azione ai danni di una squadra e a favore di un'altra che non ne avesse merito. Ma quella palla era già della Roma, dunque non si configura la seconda fattispecie, e cioè che il tocco dell'arbitro abbia cambiato il possesso della palla. Della terza è persino inutile parlare, e riguarda un gol segnato direttamente per il tocco.

Il rigore ineccepibile

C'è poi la valutazione del fallo da rigore. È stata più volte discussa nel corso dell'anno la questione della fantomatica "disponibilità del pallone" da parte dell'attaccante per la valutazione di un fallo da rigore. Come già chiarito, è un concetto che nel regolamento non esiste. Dunque, va solo valutato se il pallone è in gioco e, nel caso, se il contatto in discussione è falloso o no. Il pallone era ancora chiaramente in gioco, e quella è una questione puramente geometrica: solo questo ha considerato il Var nella sua review, e dunque non aveva altro titolo Mazzoleni per indurre Chiffi a rivedere la sua decisione. Nel merito, poi, non si può non valutare come l'intervento di Terracciano su Dzeko sia stato effettuato praticamente a piedi uniti e non, come di solito fanno i portieri, con le mani avanti. E una volta valutato come l'estremo difensore non abbia mai preso il pallone, il successivo atterraggio dei suoi piedi sui piedi dell'attaccante romanista configura senza ombra di dubbio la scorrettezza punita dall'arbitro. Ma quanti commentatori hanno voglia di esprimersi sul merito del regolamento senza ricercare facili like sui social? Nel caso, siamo a disposizione.

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