Roma, la coperta è corta: se difende non riesce a segnare e viceversa
Contro il Sassuolo l’atteggiamento offensivo dei giallorossi ha scoperto la difesa. Contro l'Atalanta la cautela ha inaridito la proposta offensiva. E ora?
I numeri sono impietosi. A Bergamo è arrivata la sesta sconfita nelle ultime nove partite, la terza consecutiva, i gol subiti nelle ultime 5 gare sono 13, in classifica adesso i punti sono due di meno rispetto allo stesso momento del campionato lo scorso anno con Di Francesco e nelle ultime dieci sfide con l'Atalanta sono già cinque le sconfitte, quattro i pareggi e una sola la vittoria (con Kolarov, alla prima di campionato di tre anni fa).
E la squadra che solo quaranta giorni fa affrontava il 2020 con l'animo leggero di chi sperava di andare incontro a un futuro luminosissimo è invece precipitata in un buco nero che proprio non lascia intravedere spiragli di luce. Peraltro tirata giù da squadre che nello stesso periodo hanno sconcertato i tifosi: tipo l'Atalanta che nelle due precedenti esibizioni casalinghe aveva lasciato 5 punti su 6 a Spal e Genoa, il Torino che addirittura è costato la panchina a Mazzarri, la Juventus che è stata raggiunta in vetta, il Sassuolo che ieri si è arreso al Parma in casa o il Bologna che invece è stato preso a schiaffi dal Genoa.
L'unica squadra realmente dominata dalla Roma è stata la Lazio, che per il resto ha vinto con chiunque (non ha fatto eccezione neanche la sfida di ieri sera con l'Inter). Stranezze del campionato e di questa Roma ad andamento variabile, che ora addirittura ha trovato costanza di rendimento nelle sconfitte.
La coperta corta
Quella di Bergamo ha un significato decisamente diverso rispetto alle altre. Quella di Fonseca è diventata una coperta corta: se la Roma prova ad attaccare si scopre troppo in difesa, se, come ha fatto a Bergamo, cerca di mantenere l'equilibrio tattico ad ogni costo poi si inaridisce la proposta offensiva.
Le partite si vincono anche sui calci piazzati, studiando pregi e difetti degli avversari: e da un po' di tempo, come più volte denunciato in questa rubrica, sugli angoli subiti la Roma soffre un po' 1 Il primo dei quattro angoli dell'Atalanta nel primo tempo di sabato è al 16', lo schema studiato e applicato è sempre lo stesso: Gomez calcia forte a uscire, appena fuori l'area piccola arrivano di corsa Zapata e Djimsiti, marcati praticamente a uomo da Perotti e Mkhitaryan
I dati del Gewiss stadium parlano chiaro: le occasioni da gol costruite hanno assunto un valore di expected goal di 0,36, i tiri sono stati 7 in totale di cui appena uno, il gol di Dzeko, nello specchio della porta (il 14%), la distanza media di tiro è stata di 21,5 metri, appena due i calci d'angolo, 33 le azioni offensive con solo quattro conclusioni, appena 3 i passaggi chiave nella metà campo avversaria (la media partita recente era superiore a 8).
Nell'impatto il giocatore dell'Atalanta, in questo caso Djimsiti, ha libertà di scegliere l'opzione migliore: qui lui decide di provare direttamente la battuta a rete. In ogni caso sul secondo palo, cerchio bianco, Palomino sfila furtivo dietro Spinazzola
Eppure il primo tempo di Bergamo era piaciuto a tutti per l'attenzione difensiva, per la concentrazione di tutti i giocatori nelle due fasi, per la capacità di tenuta soprattutto della fase di non possesso contro un'Atalanta solitamente debordante eppure in difficoltà di fronte ai rapidi movimenti a scalare di attaccanti e centrocampisti in sostegno dei difensori. E il gol di Dzeko, seppur favorito da uno svarione difensivo, era sembrato il giusto premio per una squadra che aveva fatto un umile passo indietro rispetto alle presuntuose prove con il Sassuolo e il Bologna.
La conclusione finisce fuori, ma il difensore nerazzurro era perfettamente libero sul secondo palo
Il secondo tempo invece è stato inquietante per quanto la Roma non sia mai riuscita a ribellarsi a un andamento che è sembrato chiaro sin dai primi secondi. Molle in difesa (il secondo gol nasce da un fallo laterale in favore battuto male, con la palla stoppata peggio e due o tre tentativi di rilancio falliti, fino al controllo e al gol di Pasalic appena dodici secondi dopo il suo ingresso), disattenta sui calci piazzati (vedi grafiche: e forse qualche responsabilità sta pure in chi prepara le palle inattive nello staff) e incapace poi di imbastire qualche azione offensiva degna di nota, la squadra si è arresa al suo ineluttabile destino.
E fa notare il suo disappunto: aveva attaccato perfettamente lo spazio e nessuno lo aveva seguito, occasione persa
Insomma contro De Zerbi (e in parte contro Mihajlovic) la Roma ha subito troppo perché voleva attaccare, contro Gasperini la Roma è stata incapace di attaccare perché ha impostato la partita con una certa attenzione difensiva. E ora? Le assenze non aiutano, forse il calendario non impossibile di più, ma certo è che una squadra che ha perso con Torino, Sassuolo e Bologna non può certo far affidamento solo sulla presunta arrendevolezza degli avversari.
Ma si vede che l'Atalanta a questo schema crede fortemente, Gasperini ha studiato i difetti della Roma e nessuno, neanche all'intervallo, ha notato la potenziale pericolosità della combinazione 5 Così quando in apertura di secondo tempo
Il sistema di gioco
A Bergamo peraltro Fonseca ha cambiato qualcosa rispetto alla sua solita struttura tattica, un po' come avvenuto all'andata: e forse la lezione da trarre, visti i risultati (0-2 all'andata, 2-1 al ritorno), è che chi lascia la via vecchia per la nuova sa quello che lascia ma non sa quello che trova. All'andata, dopo dieci minuti di ingannevole 4231, passò addiritura alla difesa a tre.
Sulla battuta dell'argentino, i due nerazzurri partono a scatto, Miky segue il suo uomo mentre Perotti abbandona l'altro
Sabato invece ha chiesto un lavoro diverso ai tre centrocampisti, abbassando costantemente Mancini sia in fase di non possesso, sia nella prima impostazione. Mkhitaryan è rimasto costantemente nella sua zona, alla sua sinistra, mentre Pellegrini ha fatto da trequartista non proprio centrale, in realtà più orientato nella zona del centrodestra del centrocampo. Le posizioni medie fissate da Wyscout (ovviamente con i giocatori in possesso palla) mostrano la posizione avanzatissima di Kluivert a destra vicino a Dzeko, quella più bassa di Perotti a sinistra (alla stessa altezza di quella di Pellegrini) e quella di Mancini praticamente in mezzo ai due centrali titolari.
Quando Djimsiti va a staccare, Perotti può solo guardarlo (cerchi blu): questo è il momento per Palomino (cerchio bianco) di attaccare con forza il secondo palo, anche aiutandosi con le mani a tenere Spinazzola lontano
In realtà il sistema di gioco di solito si assume guardando la squadra in fase di non possesso e in quel caso (il report della Lega Calcio, accessibile a tutti, lo testimonia) Miky appare più vicino a Mancini, in una posizione comunque ibrida. Che sistema di gioco dunque ha utilizzato Fonseca a Bergamo? Per chi scrive la risposta più giusta è 4231 (come ha scritto del resto Pastore nella sua cronaca), al limite si potrebbe parlare di 433, dando maggior importanza alla posizione sfalsata delle due mezze ali, ma considerando la posizione decisamente offensiva dei due attaccanti esterni. Definirlo invece 4141, come per esempio hanno fatto diversi giornali e anche durante la telecronaca su Dazn, appare improprio perché quello è un modulo in cui gli esterni sono propriamente centrocampisti. Altrimenti ogni 433 (anche quello purissimo dei tempi di Zeman) può essere considerato un 4141, soprattutto in fase di non possesso, quando gli attaccanti sono chiamati a difendere. Ma in fondo è solo una variante del 4231, che peraltro in fase di non possesso prevede come regola di base che i due centrocampisti davanti alla difesa non siano mai allineati e piatti.
E quando infatti la palla arriva proprio lì, il nerazzurro è in netto vantaggio sul romanista. E pareggia
E a chi non dovesse essere convinto, consigliamo ad esempio di sfogliare i report della Lega calcio delle altre partite della Roma, dove si vede la posizione decisamente più bassa sempre di uno dei due centrocampisti (per esempio Cristante, col Bologna). Poi è logico che per caratteristiche personali Mancini tenda a schiacciarsi di più tra i centrali, come è accaduto, piuttosto di quanto non lo sappia fare un centrocampista. Ma i principi sono rimasti gli stessi. Col Sassuolo, col Bologna e con l'Atalanta. E purtroppo sono arrivate tre sconfitte. A naso Fonseca insisterà sulla stessa strada.
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