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L'analisi tattica di Sassuolo-Roma: il suicidio assistito del pressing furioso

Il derby una settimana fa aveva indicato la strada giusta. Per trovare equilibrio la Roma di Fonseca deve anche saper attendere gli avversari

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Febbraio 2020 - 11:15

Anche semplicemente dal punto di vista statistico/numerico la sconfitta del Mapei è stato un evento davvero clamoroso: c'erano i precedenti specifici in casa del Sassuolo (cinque vittorie romaniste e un pareggio), i precedenti tra la Roma e De Zerbi (16 gol rimediati con Palermo, Benevento e Sassuolo in quattro sfide, più il pareggio senza reti dello scorso anno), il precedente dell'andata (con quel clamoroso 4-0 del primo tempo poi attenuato nel 4-2 di fine partita con la doppietta di Berardi) e c'era persino l'ultimo precedente incrociato, l'1-1 imposto alla Lazio in cima ad una partita dominata dalla squadra di Fonseca sei giorni prima, quella stessa Lazio che si era imposta al Mapei per 2-1 lo scorso 24 novembre. Tutto liquefatto, e in soli 26 minuti, per la tremenda tripletta Caputo-Caputo-Djuricic, a spostare subito l'equilibrio tra una squadra solida e determinata, il Sassuolo, e un'altra molle e presuntuosa, la Roma. Chi poteva immaginare in soli sei giorni una simile metamorfosi dopo quel derby? E come si può spiegare?

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⚽️ #SassuoloRoma, l'analisi tattica di @danielelomonaco Così la #Roma si è complicata la vita con le sue stesse mani a Reggio Emilia 1 In questa grafica la pressione portata male da cui nasce l'azione del primo gol. Primo presupposto di ogni pressione ben esercitata deve essere il presidio di tutte le linee di passaggio: in questo caso, mentre Berardi retrocede inseguito da Spinazzola, Cristante ignora la presenza alle sue spalle di Djuricic e si ferma a guardare 2 Quando Berardi pesca bene il suo compagno, si svela altra precarietà difensiva: Smalling nella terra di nessuno prova a contrastare Djuricic, Mancini scappa con Caputo ma non alla necessaria velocità mentre Santon (cerchio bianco) resta incerto se correre o fermarsi. Nel frattempo Boga (cerchio nero) è completamente solo 3 Qui poi l'errore clamoroso di Mancini che sulla finta dell'attaccante va in scivolata invece di temporeggiare 4 Così finisce lontano mentre Pau Lopez non riesce nel miracolo di respingere

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La lezione di Torino

Nelle ore in cui ci si affanna a cercare una spiegazione, come al solito l'analisi tattica ci fornisce una chiave di lettura che, se non chiarisce ogni dubbio, di sicuro risponde a molte domande. A vedere le più recenti partite della Roma balza agli occhi soprattutto un dato: la squadra giallorossa ha affrontato la Juventus e il Sassuolo fuori casa in maniera sin troppo allegra, liberando i terzini sulle fasce senza grosse precauzioni, alzando altissime e spesso sconclusionate pressioni, restando sorpresa sulle veloci ripartenze avversarie ed esponendo quindi il proprio portiere al rischio di goleade che avrebbero potuto persino essere più consistenti di quel che alla fine hanno detto le partite. Ma contro la Lazio l'impostazione tattica è stata decisamente diversa. Raramente il terzino destro (Santon) ha lasciato la linea difensiva, i tre uomini di centrocampo si sono occupati con marcature praticamente individuali dei dirimpettai (Pellegrini sull'impostazione di Leiva, Veretout e Cristante a controllare Luis Alberto e Milinkovic-Savic), il terzino sinistro (Spinazzola) aveva il compito di limitare le discese di Lazzari impegnandolo soprattutto in marcatura, e sulla prima impostazione avversaria le pressioni erano giudiziose e personalizzate. Le polemiche dopo la terribile mezz'ora di Torino in Coppa Italia erano servite dunque a rinsaldare l'atteggiamento tattico della squadra, con l'allenatore che era tornato a far sentire la sua voce e a inquadrare tatticamente la squadra.

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⚽️ #SassuoloRoma, l'analisi tattica di @danielelomonaco In questo approfondimento invece l'errore che ha spianato definitivamente al #Sassuolo la strada per la vittoria 1 La #Roma ha appena segnato, in inferiorità numerica, il gol del 3-2. Mancano ancora venti minuti alla fine, ci sarebbe tutto il tempo per puntare il pareggio: ma sul giro palla seguito alla rimessa in gioco, sono in quattro (cerchio bianco) i giocatori che si alzano in pressione dalle parti di Kyriakopoulos (cerchio nero) 2 Ma il terzino accelera e passa agevolmente la prima pressione, mentre Peres, invece di scappare con Boga, sale ad affrontare l'avversario, non riuscendo però a contrastarlo e obbligando Mancini a correre sull'esterno 3 Quando Boga entra in area, Mancini commette un grave errore di postura, non chiudendo la strada interna al francese (avrebbe dovuto fermarsi mezzo passo prima) 4 Così Boga rientra sul suo piede e manda la palla ad infilarsi sotto la traversa: è il 4-2 finale

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Il passo indietro di Reggio

Chissà invece che cosa è scattato nella testa dei giocatori della Roma scesi in campo al Mapei sabato sera, gli stessi peraltro che avevano affrontato la Lazio. Forse lo studio dedicato alla copertura della fase di sviluppo del 352 di Inzaghi ha rubato a Fonseca troppe risorse, forse è stato semplicemente l'atteggiamento mentale dei giocatori o forse la bravura spesso sottovalutata di De Zerbi, uno che ha dimostrato ancora una volta la sua capacità di adattamento alle situazioni, colpendo la Roma proprio dov'è più debole. Sta di fatto che sin dai primi secondi si è visto come la squadra giallorossa fosse troppo esposta rispetto alle transizioni avversarie. Fonseca aveva richiesto a Pellegrini di affiancare Dzeko nella pressione dei due centrali in prima impostazione, tenendo gli esterni sui due terzini, alzando i mediani sui mediani e, per conseguenza, portando inevitabilmente uno dei centrali sul loro trequartista di mezzo (Djuricic), con rischi che si potevano anche immaginare: perché poteva bastare un'uscita maldestra di uno dei mediani per configurare una pericolosa inferiorità numerica contro giocatori veloci e tecnici come i quattro attaccanti del Sassuolo, un piazzamento troppo sbilanciato magari di un terzino o ancora una semplice palla filtrata alle spalle dei mediani per rompere la linea difensiva esponendo i superstiti a correre all'indietro in maniera decisamente scomoda. Cosa che è ripetutamente avvenuta.

Cronaca di un suicidio

Dopo 90 secondi di partita la Roma si è trovata subito con i due terzini altissimi, con Santon che prima recupera un pallone, ma poi non si intende con Cristante e invece di servire il compagno fa partire la ripartenza avversaria che passa per Djuricic e si sviluppa su Toljan su cui è costretto a recuperare alla disperata Spinazzola, con una corsa all'indietro di 70 metri. Dopo 150 secondi Smalling va in pressione addirittura sulla trequarti avversaria per seguire Djuricic, corre un brivido sulla schiena dei romanisti per una palla contesa, ma finirà bene. Al 5' minuto è il Sassuolo ad alzare la pressione e la Roma che esce elegantemente in palleggio, ma la ripartenza 4 contro 4 è vanificata da una pessima scelta di Kluivert che invece di tagliare davanti a Dzeko liberando spazio all'arrembante Spinazzola si tiene largo facendo naufragare l'azione: eppure questi sono movimenti che in allenamento dovrebbero sempre essere codificati.

Come fa l'olandese ancora a sbagliarne tanti? Al 7' il gol del vantaggio neroverde che descriviamo nelle grafiche accanto. Al minuto 11 e al minuto 13 il Sassuolo si rende pericoloso con due corner in fotocopia: Djuricic batte forte sul primo palo ma un po' all'indietro dove Locatelli anticipa tutti sfiorando la palla di tacco e ingannando l'intera linea difensiva romanista in risalita, prima Obiang e poi Ferrari sbagliano il controllo e la battuta. Conferma di quanto De Zerbi abbia studiato le caratteristiche degli avversari. Al 16' la Roma subisce un altro gol in contropiede, sbagliando un passaggio con Pellegrini e facendosi trovare con otto giocatori sopra la linea della palla, con addirittura i due terzini alti e in linea con i quattro attaccanti e i due mediani facilmente infilati dalla transizione. Sembrava un po' la prima Roma di Fonseca, quella vista all'esordio col Genoa. E più appariva vulnerabile, più i giocatori abbassavano la soglia dell'attenzione. Al 25' Boga controllando un pallone respinto dall'area è riuscito ad autolanciarsi sfruttando il filtro insufficiente di tre giocatori che gli sono andati incontro senza convinzione, costringendo Lopez alla parata in tuffo. E appena trenta secondi dopo, su un rilancio moscio di Mancini con la linea difensiva già alta, la linea spezzata ha consentito a Djuricic di trovarsi di nuovo solo davanti al portiere, con Cristante a passeggiare dalle sue parti senza marcarlo. Un disastro.

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