L'analisi tattica di Wolfsberger-Roma: quelle occasioni da non perdere
Troppi cambi nella formazione e troppa paura nell’impostazione dal basso. Ancora una volta si finisce la partita con tanti ammoniti: vizio da perdere
Da qualsiasi lato li si guardi, i numeri di Wolfsberger-Roma testimoniano la netta superiorità della squadra di Fonseca sia in rapporto alle quantità (possesso palla, numero di tiri e di azioni offensive, numero di possessi portati nelle zone calde avversarie), sia alle qualità (su tutti il dato degli expected goal, con uno scarto maggiore di un gol) delle giocate. Per cui, per quello che ha mostrato la partita, ha ragione Fonseca a dire che sia stata la Roma, tra le due, la squadra a meritare maggiormente la vittoria.
Ciò che non è piaciuto della formazione giallorossa va quindi addebitato non a quel che s'è visto (se non per alcuni particolari che spiegheremo) ma soprattutto per quello che non s'è visto. Perché il ranking Uefa parla chiaro riguardo la scala di valori tra i due club (ci sono 170 posti in classifica di differenza tra il 15° della Roma e il loro 185°) e dopo averli visti all'opera c'è ora margine per dire che la sorprendente vittoria degli austriaci alla prima giornata con il Borussia Moenchengladbach sia stata dovuta più a una giornataccia dei tedeschi che a meriti particolari degli uomini di Struber. Che hanno limiti evidenti dal punto di vista tecnico e, a ben vedere, anche tattico. Eppure l'altra sera a Graz la gara è stata in equilibrio fino alla fine e allora forse anche i romanisti ci hanno messo del loro.
A che serve il turn over?
In più ci si è messo Fonseca, con le sue rotazioni extralarge che al momento non hanno portato i frutti sperati. Il turn over è infatti un'invenzione del calcio moderno di cui gli allenatori possono sfruttare i benefici solo a patto di mantenere inalterati i risultati e in perfetta efficienza la condizione dei calciatori. Dunque, per ottenere una vittoria oggi e l'altra tra tre giorni io chiedo al mio presidente di acquistare tanti giocatori forti in più che mi permettano di alternarli in campo senza abbassare la forza d'urto della squadra e senza stressare i muscoli di nessuno.
Ma al momento la Roma si ritrova con una lista d'infortunati lunga così (e, purtroppo, che si allunga ogni giorno), con un pareggio che non s'aspettava nessuno e con la seconda gara del miniciclo ancora da giocare: se col Cagliari dovesse arrivare la vittoria, la strategia scelta avrebbe una sua legittimazione postuma, in caso contrario ci sarebbe spazio per molte (motivate) polemiche. In pratica, l'allenatore fa bene ad alternare le sue risorse, ma solo se è sicuro di garantire un rendimento quasi inalterato. E la Roma bis oggi non è in grado di avere neanche una parte dell'autorevolezza e dell'affidabilità dell'altra. O almeno non ancora.
Gli errori in impostazione
Se è già capitato di soffermarsi sulle difficoltà che lo strategico ricorso alla costruzione della manovra dal basso (e quindi, con i difensori che ricevono il pallone direttamente dal portiere per cominciare l'azione) comporta in assoluto, a vedere la partita di Graz viene da pensare che i giocatori mandati in campo non fossero stati addestrati a sufficienza per uscire dalle ossessive pressioni degli austriaci.
Eppure margine per uscire c'era eccome, quasi sempre ai lati (nella prima impostazione) e alle spalle (nella seconda) delle mezzeali del centrocampo austriaco: si sarebbe dovuto velocizzare il gioco, a volte con un tocco di prima in zone chiave pronte ad essere coperte dai compagni opportunamente addestrati, per ripartire senza avversari.
Soprattutto all'inizio la Roma ha trovato qualche varco, poi è prevalsa la paura di non sbagliare e la palla ha preso a girare troppo lentamente, con la frustrazione che si autoalimentava man mano che si sbagliavano appoggi e rinvii. Sono stati addirittura 110 i palloni persi dalla Roma, con Spinazzola che da solo ne ha polverizzati 17 (Cristante 16, Zaniolo 12, Fazio 11, tutti peggiorando notevolmente le proprie medie stagionali). Non è possibile che vista la differenza tecnica, i giocatori austriaci ne abbiano perse di meno (104).
Merito del loro pressing, è indubbio, ma allora se dovesse mai capitare un confronto europeo con una squadra di valore decisamente superiore? O quando si giocherà con Juventus, Inter o Napoli? Insomma, con meno errori, maggior applicazione tattica, maggior determinazione nelle conclusioni (su 17 tiri appena 5 hanno centrato lo specchio, in pratica il 29%: Kluivert e Pastore 0 su 2, Kalinic 2 su 5), forse non si sarebbe persa l'occasione di battere gli austriaci, staccare tutti in classifica (e quindi opzionando la qualificazione dopo due sole giornate) e poi tornare a concentrarsi sul campionato con l'autostima più alta e qualche conoscenza acquisita in più.
Allarme giallo
Perché se una cosa è chiara in certe vicende è che da queste partite non solo non si impara quasi niente, ma forse un pochino si perde: in convinzione, in lucidità, in controllo dei nervi. Lo dimostra anche il dato in continua ascesa dei cartellini gialli rimediati nelle partite giocate sin qui. Con i 4 di ieri sono diventati 24 in appena 8 partite, all'insopportabile media di 4 a gara.
Dato ancora più preoccupante, ove si consideri che di queste 8 sfide la Roma ne ha persa una sola, con l'Atalanta, che poi è anche l'unica partita in cui la squadra giallorossa si sia mai trovata in svantaggio. Dunque, il nervosismo avrebbe potuto/dovuto essere gestito in maniera diversa, visto il conforto dell'obiettivo comune.
Tra i più irrequieti spicca Zaniolo, già a quota quattro sanzioni. Mancini è stato invece l'unico espulso (i suoi cartellini li ha sommati nella stessa gara, a Bologna). A tre gialli Florenzi, Juan Jesus e Pellegrini. Questo significa che presto su molti giocatori graverà anche il peso di probabili squalifiche e questo ridurrà il campo delle scelte a Fonseca. Finché si è in tempo, l'allenatore dovrebbe mettere mano anche a questo aspetto.
Il lato positivo
Ovviamente in questa rubrica ci capita spesso di sottolineare soprattutto le cose che non vanno, nell'idea (che riteniamo costruttiva) di contribuire ad evitare che certi errori si possano ripetere in futuro. Ma è altrettanto ovvio che sono diverse le cose che invece funzionano alla grande nella Roma di Fonseca e, considerando il tempo ristretto che ha avuto a disposizione da quando è arrivato a Trigoria (non ha ancora festeggiato tre mesi da romanista), il portoghese ha svolto indubbiamente un gran lavoro.
La sua Roma cerca davvero di essere dominante in campo, non rinuncia mai alla sua idea offensiva e in ogni caso a oggi, comprese le amichevoli, ha perso solo la partita con l'Atalanta. Non un merito da poco.
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