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L'analisi di Roma-Verona: per fare qualcosa di più, si rischia di avere meno

La scelta di Claudio: se un gol è sufficiente per vincere (quasi) tutte le partite, non ha senso alzare il baricentro e sfidare la sorte

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
22 Aprile 2025 - 06:30

Per quanto nell’economia di una stagione, una partita come quella contro il Verona in casa si possa considerare solo una pratica da sbrigare nella maniera più indolore possibile, stavolta la possiamo prendere come paradigmatica per valutare con pienezza limiti e potenzialità della Roma di Ranieri. Partiamo, però, dal presupposto che anche questa gara vada inquadrata in un macro-periodo in cui la Roma ha tenuto un rendimento eccezionale, nel vero senso del termine. Giornali e siti rilanciano in continuazione esaltanti statistiche. In questa sede vogliamo ricordarne solo le più efficaci: 17 partite consecutive senza sconfitte (12 vittorie e 5 pareggi), squadra migliore del 2025 con addirittura 37 punti in classifica in 15 partite, staccati al secondo posto il Bologna con 32 punti, ma in 16 partite, l’Inter (31 punti in 16) e il Napoli (30 in 15). Ranieri poi da quando è arrivato (nonostante il fardello delle prime due sconfitte) viaggia con una media di 2,10 punti a partita, quota che se proiettata all’intera stagione darebbe una proiezione finale di 80 punti, sufficienti negli ultimi due campionati per il secondo posto in classifica. Insomma, trovare difetti a una squadra così diventa pretenzioso anche se un fattore discriminante va considerato: delle 17 gare senza sconfitte, la Roma ha affrontato solo sei volte una squadra di fascia alta (due volte la Lazio, più Milan, Bologna, Napoli e Juventus) e 11 una di fascia bassa. Il calendario ha sadicamente  riservato solo alla parte finale del campionato gli impegni più complicati, a partire proprio dalla sfida di Milano di sabato, incastonata però in un momento per i nerazzurri assai particolare, con la sconfitta di Bologna da digerire, le assenze certe di Mkhitaryan e Bastoni e l’incastro della partita tre giorni dopo la semifinale di Coppa Italia col Milan e quattro giorni prima la semifinale di Champions League con il Barcellona. 

Ranieri ha abbassato il baricentro

Riportate tutte queste doverose statistiche e considerando anche l’inevitabile fardello da sopportare per l’assenza di Dybala per tutta l’ultima parte di stagione, possiamo comunque provare a valutare per quale motivo in quest’ultimo periodo la Roma appaia stanca e poco brillante tanto da portare a casa sempre con fatica le vittorie contro squadre di valore inferiore, e pareggi in rimonta contro Juventus e Lazio, anche loro non in momenti particolarmente brillanti. Il motivo sta forse nella scelta specifica di buon senso operata da Claudio Ranieri che ha prudentemente deciso di rinunciare a troppe velleità offensive, curando soprattutto la fase di non possesso, scegliendo ad esempio per la sfida con il Verona il centrocampo muscolare con Koné e Cristante e la difesa a cinque (sia pure nella solita variazione a 4 con lo spostamento di Celik e l’abbassamento di Angeliño da terzini), mantenendo comunque sempre diversi uomini offensivi, non solo davanti (nello specifico Shomurodov, Baldanzi e Soulé), ma anche sulla fascia destra (Saelemaekers). La Roma di Ranieri non è una squadra spettacolare e probabilmente ha pagato, in termini di entusiasmo, l’uscita dalle coppe europee (significativa la dichiarazione di Angeliño al termine di Roma-Verona: «Per quanto mi riguarda mi sentivo più in forma quando giocavo ogni tre giorni piuttosto che adesse che giochiamo una volta a settimana»), ma è chiaro come la prima preoccupazione del tecnico, anche in partite contro squadre di seconda fascia, sia sempre quella di evitare di subire i goal (7 clean sheet nelle ultime 10 gare) nella convinzione che la qualità dei giocatori in fase di rifinitura sia talmente elevata da ritenere impensabile di non riuscire a segnare almeno un gol. Un gol, infatti, la Roma lo segna sempre. Nelle ultime sette (coppe comprese) solo uno a partita: buono per battere Empoli, Cagliari, Lecce e Verona, per pareggiare  con Lazio e Juventus e insufficiente per uscire imbattuti a Bilbao, quando però si è giocato in inferiorità numerica per quasi tutta la partita. E non sottovalutiamo un altro dato. Se apparentemente la Roma sta overperformando, cioè sta vincendo le partite al di là dei suoi effettivi meriti, le statistiche dicono altro: nella classifica dei gol realizzati, ad esempio, la Roma è solo nona (48 reti segnate), mentre in quella dei gol attesi, di quelli che cioè avrebbe meritato di segnare, è sesta (51 e spicci). Quindi è ancora in credito con la fortuna. Ranieri si vuole giocare, in ogni caso, ogni partita per vincere ma senza rischiare troppo (lo testimoniano gli approcci decisamente conservativi avuti dalla squadra giallorossa nelle due sfide con Lazio e Juventus) e dunque siamo portati a credere che il lavoro che si svolge in settimana sul campo sia calibrato soprattutto alla ricerca di questo equilibrio che ha portato a risultati così lusinghieri. Ranieri in questo senso è una garanzia: non solo aggiusta le squadre rotte (e a novembre la Roma era spezzata in più parti) ma poi riesce a trarre il massimo dei suoi giocatori, che debbano lottare per la retrocessione (come è capitato a Cagliari l’anno scorso) o per un traguardo insperato (la promozione l’anno prima sempre a Cagliari e la conquista di un posto per l’Europa quest’anno con la Roma). 

Sui corner si resta così

Se proprio dobbiamo trovare qualcosa che non va ci soffermeremmo sulla mancanza di schemi offensivi per trovare con maggior incisività la via della rete e anche una scarsa efficacia della difesa sulle palle inattive. Come testimoniato anche nella grafica qui a fianco, si può vedere come Ranieri abbia ottenuto maggior attenzione dai suoi giocatori nelle occasioni di palla da fermo, ma probabilmente l’abbia ottenuta quasi per casualità. Come possiamo vedere nella pagina successiva se non si è preso gol contro i gialloblù lo si deve solo all’applicazione supplementare messa da qualche giocatore rispetto alle consegne ricevute anche se nello specifico contesto si sarebbe dovuto agire in maniera differente per avere la garanzia della piena efficacia. È probabile che parlando con la squadra il tecnico abbia deciso di non intervenire con un cambio radicale, ad esempio il passaggio alle marcature a zona sui calci d’angolo, eppure il problema è particolarmente grave: la Roma è la squadra che ha subito più gol su palla inattiva (addirittura 13 in tutte le competizioni). Ma se Ranieri ha deciso per questo finale di stagione di non cambiare - anche con il Verona si è difeso sui corner con sei marcature personalizzate nel cuore dell’area - significa che pure questa sarà una questione su cui si cimenterà il prossimo anno il nuovo allenatore.

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