L'analisi di Lecce-Roma 0-1: l’importanza dell’umiltà sulla lavagna di Ranieri
Alla base della striscia di risultati utili consecutivi l’approccio modesto di un allenatore vincente. Ma quanta organizzazione

(GETTY IMAGES)
Quando hanno chiesto ad Evan Ndicka, alla fine della sofferta vittoria di Lecce, quale fosse il segreto alla base risultati ottenuti da Claudio Ranieri sulla panchina della Roma dopo l’esperienza così complicata con un altro allenatore, il difensore ivoriano non ci ha pensato neanche per un momento: «L’umiltà». Viene da pensare a quanti saggi siano stati scritti sulla didattica, di qualsiasi materia. Ad un professore che voglia trasmettere dei concetti, di qualsiasi tipo, può non bastare avere tutte le conoscenze del mondo per essere certo che i suoi studenti quelle conoscenze le acquisiranno. Ad esempio restiamo convinti che Juric non sia un allenatore scarso, ma è stato semplicemente messo in un posto che poteva magari anche essere giusto, ma nel momento più sbagliato possibile.
Il punto di non ritorno di Juric
Ricordate qual è stato il punto di non ritorno nel rapporto tra il tecnico croato e la squadra giallorossa? Quando, dopo un approccio morbido, rimproverò i giocatori di non avere una mentalità vincente, detto a mezzo stampa a gente che aveva alzato la Coppa del Mondo dall’”alto” delle salvezze ottenute con Genoa e Torino e di una promozione in A col Crotone. Lì si è rotto qualcosa - probabilmente più per colpa dei giocatori che dell’allenatore - ma tra i doveri di un tecnico c’è evidentemente anche quello di fare in modo che le sue conoscenze possano essere realmente condivise. Non serve dunque sapere tutto di tattica ma, prese da sole, non servono neanche le altre qualità: la conoscenza del gesto tecnico, l’esperienza, la capacità dialettica, l’empatia, la capacità di adattamento e tutto ciò che può venire in mente che sia necessario nel corredo di un grande allenatore. Claudio Ranieri ha firmato forse l’impresa più incredibile della storia del calcio mondiale: ha vinto la Premier League con il Leicester nell’epoca degli squadroni dai fatturati mostruosi. Eppure la dote che gli viene maggiormente riconosciuta da uno come Ndicka è l’umiltà. Capirete come a volte, anche in questa stessa rubrica, vengano presi in considerazione fattori diversi rispetto a quelli puri e semplici dell’interpretazione tattica di una partita, che restano importanti ma che presi a sé stanti non significherebbero nulla. La Roma a Lecce, per esempio, ha giocato come piacerebbe a Juric, con pressioni alte e marcature individuali, ma con una capacità di adattamento e di buon senso che Ranieri evidentemente è in grado di trasmettere e Juric, almeno in quel breve periodo, non è riuscito a fare. E la Roma oggi è una squadra organizzata ed efficace.
Il doppio sistema di Ranieri
La forma della Roma è ormai nota a tutti: 3421 che all’occorrenza sa diventare 4231, grazie semplicemente allo spostamento laterale del centrale di destra con conseguenti, piccoli adattamenti successivi, con l’esterno a tutta fascia a destra che diventa attaccante di parte, l’esterno opposto che si abbassa sulla linea dei terzini, i due trequarti che lasciano un po’ di spazio in fascia destra al nuovo arrivato. È successo anche a Lecce, ma non ne trovate traccia nelle cronache perché ormai accade in modo spontaneo, a volte persino in un’azione per poi cambiare di nuovo in quella successiva. Lo stesso Ranieri, nella conferenza stampa di presentazione di giovedì scorso, ne ha parlato: «La Roma gioca già a tre e a quattro a seconda dei momenti, non esiste più il calcio rigido dei sistemi di gioco preconfezionati, la materia è in continua evoluzione».
Non solo regali
Poi, logicamente, ci sono i punti di vista. Osservata la partita con gli occhi di Giampaolo, ad esempio, la Roma non ha fatto granché di più rispetto alla sua squadra perché le due clamorose occasioni del primo tempo sprecate dai romanisti sono stati dal tecnico abruzzese derubricate a regali della difesa. Non ha tutti i torti, visto che la prima, quella di Angeliño, veniva da un lancio diretto di Svilar ed è diventato un assist prezioso dopo lo scontro tra Guilbert e Falcone, con gentile restituzione della cortesia del terzino spagnolo che ha clamorosamente sbagliato la conclusione a porta vuota. L’occasione di Koné è di sicuro un altro gentile omaggio per una cervellotica costruzione dal basso, ma, così come nel primo caso c’è alla base dell’azione l’idea di verticalità trasmessa da Ranieri, così nel secondo c’è l’organizzazione di una pressione offensiva e estrema che non tutte le squadre del nostro campionato sono in grado di applicare. La Roma oggi è anche questo e Koné ne poteva raccogliere i frutti, salvo farsi ipnotizzare dal portiere avversario a conferma di una predisposizione al gol che non è certo la sua migliore qualità.
Una squadra organizzata
Riguardo al coraggio delle pressioni offensive ci sembra giusto sottolinearlo perché per far arrivare il centrocampista francese dentro l’area avversaria in pressione sul rinvio del portiere è necessario che il resto della squadra sia disposto in campo con marcature feroci individuali che possono compromettere la stabilità dell’equilibrio della squadra se i giocatori non sono bravi ad organizzarle: può bastare un rilancio lungo e un movimento sincronizzato di punta, sottopunta e attaccante esterno a mettere in difficoltà la squadra e a lasciare spazi enormi che diventano facilmente sfruttabili, proprio come accadeva quando le pressioni senza la necessaria organizzazione venivano tentate al tempo di Juric. Oggi è più difficile correre certi rischi e questo è un merito dell’organizzazione, ma soprattutto dell’umiltà nell’approccio dell’insegnamento che ha avuto Ranieri con i suoi giocatori.
Il confronto tra 3421 con Tudor
Che cosa succederà nelle prossime otto partite? Nessuno ha la palla di vetro. Possiamo però ipotizzare che la nuova Juventus a trazione verticale voluta da Tudor possa essere un bel banco di prova per la Roma di Ranieri, ma possa anche rappresentare una discreta occasione per approfittare di qualche residuale incertezza dei bianconeri. Per farsi apprezzare, infatti, Tudor dovrà avere anche nello spogliatoio di una delle squadre più vincenti in Italia l’approccio giusto. L’augurio che facciamo alla Roma è che qualcosa in questo senso da quelle parti non stia ancora funzionando. Dal punto di vista tattico, invece, sarà una bella partita tra due squadre che hanno uno schieramento tattico e una filosofia piuttosto simili. Il 3421 con le sue varianti è patrimonio condiviso da diversi tecnici e in diversi campionati: permette ottime pressioni e anche buone coperture difensive. a patto, ovviamente, di approcciarsi con la giusta umiltà. Torniamo sempre là.
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