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L'analisi di Roma-Cagliari 1-0: una squadra multiforme ma con tre difensori

Con il Cagliari il sistema è stato cambiato tre volte. Ma sempre partendo dalla copertura garantita da tre specialisti nel ruolo

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
18 Marzo 2025 - 06:31

La solita Roma multiforme concede meno allo spettacolo, ma porta a casa la pagnotta, anzi tre, e da lassù la vita e all’improvviso più bella. Il rammarico per ciò che Turpin ci ha impedito di vivere ce lo porteremo dietro nella nostra storia di tifosi, riservandogli un posto d’onore nella galleria dei Taylor dei Garcia Aranda e dei Van der Ende. Per paradosso, proprio questo, almeno dal punto di vista tecnico e tattico, può consolare i più razionali, ma certo aggrava i tormenti per i più sentimentali. La Roma con il Bilbao non è stata sconfitta, per 100 minuti su 180 la squadra di Ranieri si è dimostrata superiore a quella di Valverde, dei restanti 80 giocati in inferiorità numerica rilevano più i 40 in cui si è contenuto bene l’avversario piuttosto che gli ultimi 40 in cui gli si sono aperte le porte. Ma la Roma di questo periodo, un periodo che si colloca bene dall’inizio dell’anno, è una squadra forte, tosta, ben organizzata e con quel carattere trasmesso da molti dei suoi senatori in grado di colmare ogni lacuna. Lo si è visto anche con il Cagliari, in una partita difficilissima dal punto di vista psicologico eppure portata a casa anche se tra discrete sofferenze. Una partita in cui dal punto di vista tattico emerge soprattutto un dato: Ranieri non ama uno schema tattico predefinito, ma di sicuro si sente più a suo agio quando in campo ha tre difensori di ruolo.

Dal 3421 al 4321 passando per il 4231

Per vincere la resistenza del Cagliari, squadra che conosce anche nei dettagli, Ranieri è sceso in campo con tre diversi sistemi di gioco. Ha cominciato con il 3421 più comodo, con Rensch sulla linea stavolta dei difensori (ha quella attitudine, ma è anche un ottimo esterno sia a quattro, come dimostrerà, sia a tre, ed è davvero un peccato adesso il suo infortunio), con Saelemaekers nel suo ruolo di esterno assaltatore, e Soulé con Baldanzi a dividersi la tre quarti alle spalle di Dovbyk. Già nel corso del primo tempo, però, Ranieri ha cambiato le carte in tavola spostando Soulé sulla fascia e accentrando Saelemaekers da trequartista, di fatto spostando la squadra verso il 4231 che poi nel secondo tempo è diventato più strutturale. La Roma sa oscillare molto bene tra i due sistemi, sostanzialmente scivolando un po’ da sinistra verso destra, con Angeliño che si abbassa da terzino mancino, Ndicka e Mancini che si accentrano e Rensch dall’altra parte che fa il terzino vero e proprio, così davanti hanno le spalle più coperte da una parte lo stesso Soulé e a sinistra Saelemaekers, con Baldanzi che ha fatto il trequartista centrale fino all’ingresso di Dybala, che ne ha rilevato le funzioni. Nella parte finale, vista la sofferenza, Ranieri ha ulteriormente rinforzato in centrocampo quando è stato costretto nell’ultimo quarto d’ora a mettere dentro il quinto e ultimo cambio, Pisilli, al posto di Dybala. Così la Roma si è sistemata con il 4321 che ha rappresentato una discreta barriera agli attacchi arruffoni degli ospiti alla ricerca del pareggio. Eclettismo e capacità di adattamento sono gli ingredienti fondamentali per far sì che la squadra non risenta mai dei cambi ordinati dalla panchina e continui a sciorinare il proprio gioco adattandosi sempre alle esigenze della gara, anche in fase di non possesso. 

La macchia di Hummels

Che cosa aspetta ora la squadra giallorossa nelle ultime nove partite di questa stagione che partiranno da Lecce dopo la sosta? Il rammarico di fondo sta nel fatto che quest’anno non si è costruito qualcosa per il futuro dal punto di vista del progetto tecnico tattico, ma si è semplicemente posto rimedio alle scelte folli di inizio stagione, quando il vero progetto partorito (forse un po’ casualmente) era stato abortito. Dunque, inutile guardare a troppe prospettive future. Quello sarà un compito del nuovo allenatore, dal giorno in cui sarà annunciato. Certo, resta il grandissimo rammarico per l’eliminazione dalle due coppe e ciò che è accaduto a Bilbao aumenta la delusione per aver lasciato in Coppa Italia il Milan nella sua veste totalmente dimessa di questo periodo. Tra le due sfide c’è un denominatore comune delle due prestazioni: Hummels. Ed è un vero peccato che il tedesco abbia macchiato la sua carriera nella parte finale, entrando nella storia giallorossa più per queste circostanze negative che per quel pugno di prestazioni positive che abbiamo visto nel primo periodo di Ranieri. 

Il neo delle palle inattive

Prendiamoci dunque il piccolo vantaggio di poter organizzare il lavoro tecnico-tattico da qui alla fine della stagione, avendo ormai la certezza del numero di partite che restano e con essa la possibilità di poter organizzare i lavori relativi con accuratezza scientifica. La Roma manterrà fino alla fine la sua veste tattica multiforme ma con il precetto dei tre difensori, con la licenza per il braccetto di destra di cambiare la struttura con un semplice aggiustamento. Ecco perché è molto probabile che, da qui alla fine della stagione, difficilmente rivedremo Mancini da centrale di destra, ma si specializzerà, salvo ovviamente emergenze, nel ruolo di centrale dei tre. Molto poi dipenderà dai tempi di recupero di Dybala, l’unico imprescindibile della rosa giallorossa, l’unico giocatore che non ha sostituti possibili, ma solo surrogati. Ciò che invece potrebbe essere possibile cambiare, magari approfittando proprio di questi giorni di sosta in cui si potrà lavorare in maniera specifica, anche se non con tutti i giocatori della rosa, è il piazzamento sulle palle inattive, in particolare sui calci d’angolo. Troppe partite sono state infatti complicate dalla scarsa adattabilità dei giocatori della Roma in questo contesto specifico. Qualsiasi analista, anche di squadre non professionistiche, oggi è in grado di studiare attraverso strumenti assai sofisticati pregi e  difetti di ogni scelta tattica nelle marcature, ma è logico che di fronte a quelle individuali viene più facile studiare blocchi e schemi capaci di complicare il lavoro di chi deve difendere.

La Roma quest’anno ha già preso otto gol da queste situazioni e anche con il Cagliari, ci si è andati molto vicini: quasi casualmente infatti Ndicka ha respinto l’insidia creata al primo calcio d’angolo battuto, e si era già nel secondo tempo, e solo perché l’uomo che marcava quando la palla è piombata sul secondo palo, opportunamente deviata, era in ritardo. Ad altissimo livello in Europa è difficile vedere squadre che marcano a uomo sui corner. Sollecitato sul tema, Ranieri ha detto che per cambiare certe strutture organizzative c’è bisogno di tempo. La sosta in teoria glielo concede.

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