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Ranieri novello Re Mida: ogni scelta è vincente

Non esistono più titolari e riserve, né sistemi di gioco o strategie Sir Claudio pensa a tutto prima e non sbaglia una mossa. Valverde prevedibile

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
08 Marzo 2025 - 09:47

Un’altra pietra preziosa nella collezione di già inestimabile valore di Claudio Ranieri, un’altra chicca a impreziosire il suo curriculum già ricco di onori, un’altra prodezza conclamata nel suo nome. La Roma si è aggiudicata il primo tempo degli ottavi di finale di Europa League con l’Athletic club di Bilbao grazie a una serie di fattori tra cui determinanti sono state le scelte dell’allenatore: tecnicamente sorprendenti, tatticamente brillanti, strategicamente convincenti. Dall’altra parte c’era il povero Valverde, già uscito suonato sette anni fa da questo stesso stadio imbandierato ed entusiasta, allora per un’impresa che entrò negli annali della storia giallorossa - il 3-0 rifilato al Barcellona che valse le semifinali di Champions League - stavolta in un crescendo giallorosso accompagnato dalle 100.000 bandiere sventolate dal riscaldamento alla fine della partita, senza soluzione di continuità.

Valverde non ha cambiato nulla della sua squadra, tra il 26 settembre e giovedì scorso. L’ha messa in campo in una maniera, ha finito nello stesso modo, con quel 4231 che non concede troppo allo spettacolo e che viaggia sui binari dell’imprevedibilità soprattutto quando trovano spazi i due fratelli Williams, gli esterni che aggiungono velocità ad una manovra comunque sapiente. Ma Ranieri l’ha studiato bene, ha preso spunti anche dalla partita della fase campionato e ha adottato una strategia di gara tesa ad un controllo iniziale che avrebbe dovuto far da preludio ad un secondo tempo diverso, magari più arrembante, contando anche sul fattore campo. 

Le mille facce di Ranieri

La Roma ha cambiato faccia più volte, sin dalle scelte iniziali di Ranieri: in panchina Pellegrini, Koné e Saelemaekers, con Paredes in tribuna squalificato. Un azzardo, hanno immaginato i più e magari anche Valverde, ma nessuno che abbia fatto i conti con la celeste provvidenza che accompagna ogni scelta dell’allenatore della Roma. Così Pisilli e Cristante hanno svolto con la consueta applicazione il loro compito e Baldanzi ha fatto bene la mezzala di sinistra, proprio come gli era riuscito a settembre agli ordini di Juric, contro la stessa squadra. Ranieri ha confessato alla fine di essersi fatti ispirare dalla partita rivista in tv a distanza di 160 giorni e ha quindi chiesto a Tommasino di sacrificarsi in marcatura sul mediamo di parte del Bilbao (Jauregizar) come fece a settembre su Prados, e dare poi estro sulla tre quarti andando ad affiancare Dybala, schierato seconda punta alle spalle di Dobyk.

Il difetto: le palle inattive

Insomma, Ranieri sa scegliere benissimo uomini e tipi (di partita). Strategicamente parlando, la Roma è ormai quell’ibrido difficilmente catalogabile. Fa pressioni alte, ma sa ritrarsi e abbassarsi a cinque, a volte alza i quinti sui terzini avversari, a volte difende bassa con 10 giocatori dentro la propria trequarti, a seconda anche del momento della partita, del risultato, dell’attitudine dell’avversario. Un atteggiamento camaleontico che continua a portare risultati importanti, soprattutto quando si gioca all’Olimpico. Il fattore campo è diventato un elemento stesso del gioco: chiunque arrivi a Roma parte battuto e per evitare la sconfitta deve fare un miracolo. Che non è riuscito a Valverde, nonostante il gol arrivato all’inizio del secondo tempo sull’ennesima disattenzione della difesa giallorossa. Bisognerebbe allora fare una riflessione, e cioè se non convenga provare a marcare a zona, anziché a uomo, vista la frequenza con cui le squadre avversarie riescono a prevalere sfruttando la fragilità della Roma, soprattutto con le sponde, tipo quella di Paredes (lo spagnolo) per Inaki Williams al 5’ del secondo tempo. È arrivata così la rete numero sette subita direttamente da palla inattiva (nel conteggio non consideriamo la rete subita a Oporto con il rinvio lungo del portiere: tecnicamente deriva da palla inattiva, ma non ha nulla a che fare con i piazzamenti della squadra su punizioni laterali e corner degli avversari. Oltre a quello di giovedì di Inaki Williams, la Roma ha subito gol su calcio d’angolo da MacAllister con l’Union Saint Gilloise e ancora con il Bilbao a settembre, rete di Paredes. In campionato invece a colpire sono stati da calcio d’angolo Magnani del Verona, Zaniolo dell’Atalanta e Masini del Genoa, più Lucca su un pessimo marcamento in area su una punizione laterale. La Roma a uomo appare davvero fragile, che non sia il caso di provare il piazzamento a zona? Così non si subirebbero più reti con blocchi (Magnani e Masini) o perché ci si perde l’uomo che stacca (Inaki, Mc Allister, Paredes, Zaniolo o Lucca). Nello schieramento a zona ognuno presidierebbe il proprio spazio: buchi o blocchi sono meno probabili, ma si deve essere molto attivi a saltare forte nella propria zona. Lo fa Conte a Napoli.

La reazione con il 4231

Fatta la frittata, la Roma si è rifiutata di considerare chiusa la serata così e dopo un primo tempo giocato in attesa con il 352 (con due straordinarie occasioni mancati su palla lunga), Ranieri ha suonato la carica spostando ancora una volta l’assetto tattico verso il 4231 con l’inserimento di El Shaarawy e Saelemaekers al posto di Baldanzi e Rensch quando peraltro nel frattempo era già maturato il gol del pareggio. Non era più il momento delle cautele, si poteva usare anche Alexis a tutta fascia perché ormai Nico Williams aveva esaurito le sue forze (e infatti è stato poi sostituito al minuto 77). Così senza più la necessità di difendersi a cinque, Ranieri ha rinunciato a un difensore, ha allargato El Shaarawy a sinistra e si è messo con il 4231, rinunciando, a un certo punto, anche a Dybala, sostituito dall’evanescente Soulé. Lì alla Roma è mancata un po’ di spinta, di continuità, di fantasia. Ma il sapiente turn over ponderato dall’allenatore porta con sé sempre nuovi entusiasmi alla causa - e nessun mugugno - e ancora una volta decisivo è stato proprio un subentrante, Shomourodov, che proprio all’ultimo secondo utile si è infilato nel cuore della difesa basca, ha ricevuto da Saelemaekers che a sua volta aveva sfruttato un bel triangolo con Soulé, e ha battuto il portiere avversario, con un tocco da biliardo di sinistro finito nello stesso angolino dove si era depositato il pallone del pareggio di Angeliño. Spinta dal suo pubblico, la Roma a più facce di Ranieri è diventata un’avversaria davvero difficile da battere per chiunque. Ora il calendario prevede le trasferte di Empoli e di Bilbao in rapida successione: tra una settimana potremmo essere clamorosamente fuori da tutto o  pieni di entusiasmo prima degli ultimi due mesi di stagione. Un bel passo avanti, sarebbe, rispetto ai tormenti di novembre.

 
 
 
 
 
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