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La Roma sta volando, ma c'è un buco nero

In casa - e con un Dybala così - non ci sono rivali. Ma Ranieri è preoccupato dalle ripartenze a campo aperto. Bisogna evitarle

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
22 Febbraio 2025 - 06:30

Adesso con la Roma dovranno tutti fare i conti. Adesso quella di Ranieri è proprio un’altra squadra, è trascinata da un fuoriclasse in forma debordante, Paulo Dybala, è assistita da un gruppo di ottimi giocatori di forma e di sostanza, è spinta da una filosofia di gioco moderna ed essenziale, e quando poi gioca all’Olimpico, sembra letteralmente trascinata dal vento del pubblico che soffia sulle vele. Ed è davvero consolante che le prossime tre partite saranno ancora in casa: contro Monza e Como per riguadagnare posizioni preziose in campionato e contro l’Athletic, per tentare ancora la scalata in Europa. Quel che succede nel catino adagiato alle pendici di Monte Mario quando la Roma scende in campo, soprattutto di sera, e quindi sempre nelle partite internazionali, è ormai qualcosa di paranormale: nessuna squadra nelle partite di coppa ha vinto più dei giallorossi nelle partite casalinghe disputate dal 2017-2018. Un record pazzesco, confermato ancora una volta giovedì sera in una partita che pareva sin dall’inizio sotto il controllo della Roma e che si era però poi maledettamente complicata per il regalo che ha consentito a Samu Aghehowa di alimentare le speranze del Porto. Ma in quattro minuti Dybala ha rimesso le cose a posto e poi il coraggio, la determinazione e la sapienza tattica del gruppo hanno fatto conservare il vantaggio fino alla fine, rendendo irrilevanti le segnature successive di Pisilli e Rensch (nella porta sbagliata). 

Un’adeguata strategia offensiva 

I numeri della sfida parlano chiaro: a partire dagli expected goal nettamente a favore (2,68 contro 0,56), ai corner (5 a 2), ai passaggi riusciti (457 a 332), ai tiri totali (addirittura 19 a 5), ai tiri nello specchio (4 a 1). Ma non è solo una questione statistica a sancire il primato della Roma degli ultimi anni nelle coppe rispetto anche a squadre molto più blasonate. In Italia come in Europa sembra difficile stare dietro al ritmo che impone la Roma alle sue gare in casa con la cadenza scenica che evidentemente fornisce il pubblico. E poi c’è la strategia tattica, anche quella di giovedì è stata vincente. Pressioni altissime sin dai primi minuti, tre attaccanti sui tre difensori, gli esterni sugli esterni, i mediani sui mediani, i difensori sugli attaccanti. Quando rilanciava Diogo Costa la forma geometrica dei giocatori sul campo era curiosa, con sette coppie di giocatori a fronteggiarsi nei pressi dell’area del Porto e le restanti tre coppie della metà campo opposta. Il gol dell’1-1, ad esempio, è nato proprio da una riconquista alta del del pallone, caratteristica che con giocatori tipo Koné in mezzo al campo viene ormai spesso esaltata nelle transizioni. Avere poi un fuoriclasse come Dybala a disposizione è fondamentale. Oggi è come avere Messi nei suoi giorni migliori. Con questo ovviamente nessuno vuol sostenere che la Roma che abbiamo criticato ad esempio dopo l’eliminazione in Coppa Italia col Milan un paio di settimane fa sia all’improvviso diventata una squadra capace di vincere le partite in calendario da qui a maggio. Ma di sicuro l’alchimia trovata negli ultimi giorni e l’ennesima euroserata da delirio hanno fornito un’altra bella iniezione di autostima. E con questa si può anche andare lontani. Anche se adesso arrivano i veri esami.

Il buco nero delle transizioni 

Ad esempio, preoccupa quella certa tendenza a subire le transizioni che tanto fa arrabbiare l’allenatore, giallorosso. Anche giovedì sera, nel post partita, Ranieri ha sottolineato la sua seccatura di fronte a certi comportamenti reiterati: «Sappiamo che soffriamo alcune ripartenze, eppure ancora insistiamo ad attaccare in maniera scriteriata anche quando siamo in vantaggio e potremmo consentirci un ritmo più basso». Chiaro il riferimento all’occasione del 2-2 che avrebbe potuto clamorosamente riaprire la partita. Ranieri in verità ha fatto riferimento anche ai rischi corsi sul 3-1 di cui però nella cronaca della partita non c’è traccia. L’unico sbilanciamento offensivo  in doppio vantaggio c’è stato quando Celik si è spinto a sostenere l’azione sulla destra (e Ranieri mentre Zeki partiva allargava le braccia sconsolato), ma non c’è stata  in quel caso alcuna ripartenza, anzi proprio il turco ha guadagnato un calcio di punizione dal limite a destra poi calciato da Soulé verso la porta.  E lo stesso gol del 3-2 non nasce da uno sbilanciamento ma da un errato posizionamento di Angeliño e di Ndicka. L’azione del palo di Agehowa invece è imperdonabile: su quel pallone rilanciato ancora una volta perfettamente da Diego Costa (che già all’andata, aveva fatto vedere la qualità delle sue rimesse lunghe) Celik era andato da terzo centrale ad accompagnare l’azione offensiva fin dentro l’area avversaria, lasciando a gestire dietro Mancini e Ndicka a un pericolosissimo due contro due che poi è diventato uno contro uno sul rilancio di Costa e ha favorito la percussione solitaria del giovane centravanti del Porto, bravo e fortunato a vincere contrasto con il difensore ivoriano. Il destino ha voluto stavolta che il tentativo si fermasse sul palo e lo scampato pericolo ha fatto tornare immediata la concentrazione ai giocatori della Roma, che poi hanno segnato con Pisilli il gol del 3-1, facendo di fatto terminare la partita con qualche minuto di anticipo.

Il confronto a distanza con i baschi

Intriga adesso la doppia sfida con l’Athletic, già incontrati a settembre nella prima gara del tormentato percorso europeo della fase campionato. Finì 1-1, con una partita prima dominata e poi controllata dalla Roma, col gol nel finale subito su palla inattiva. In panchina sulla Roma c’era Ivan Juric, che affrontò gli spagnoli - schierati, allora come ora, con il 4231 senza fronzoli di Valverde - con un 3412 che prevedeva Mancini, Ndicka ed Hermoso davanti a Svilar, e poi a metà campo Celik, Cristante, Koné ed Angeliño, e Baldanzi dietro Dovbyk e Dybala. Negli accoppiamenti maniacali del tecnico croato, le due punte stavano sui due centrali baschi, Baldanzi prendeva un mediano, Prados, e Cristante si alzava sull’altro, De Gallareta, mentre Koné si abbassava sul trequartista, Unai Gomez. L’ultima squadra schierata con il 4231 affrontata da Ranieri è stato l’Eintracht Francoforte, e dopo mezz’ora di gioco, e con più convinzione dall’inizio del secondo tempo, il tecnico della Roma ha cambiato il sistema passando dal 3421 iniziale al 4231 a specchio. Presto oggi per dire con quali uomini e quale sistema Ranieri affronterà i baschi, ma qualche valutazione starà già cominciando a farla. Prima toccherà al Monza, riportato da Nesta sul 3421, e poi al Como di Fabregas, che invece predilige proprio il 4231. Una bella prova generale per la sfida di quattro giorni dopo con i baschi.

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