Lo studente è preparato, ma ora arrivano gli esami
Il rendimento in trasferta è stato trasformato. I nuovi si sono inseriti bene e il livello di gioco è buono. Adesso si fa sul serio
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(GETTY IMAGES)
Nell’eterno dibattito estetico calcistico destinato a rinverdirsi partita dopo partita si insinua la Roma di Claudio Ranieri, l’aggiustatore chiamato per l’appunto a guarire una squadra che nelle analisi delle prefiche in quei giorni pareva destinata addirittura a dover lottare per non retrocedere che si ritrova adesso, senza mai aver esaltato le platee per l’irresistibile scioglievolezza del gioco, ad aver comunque assimilato un passo che faticano a tenere persino le migliori della classifica. Basti pensare che nelle ultime dieci giornate di campionato la Roma sarebbe seconda in classifica solo al Napoli, con un punto in più dell’Inter, due della Juve, quattro dell’Atalanta, sei della Lazio. In più in Europa League, il vero obiettivo sognato da ogni tifoso giallorosso, è a un passo dalla qualificazione a quegli ottavi di finale che anch’essi a un certo punto sembravano chimera. Eccolo, dunque, il dibattito: ma la rosa della Roma è forte o no? Ma il gioco della Roma è da vertice o no? Ma il passo che può tenere questa squadra potrebbe consentirle di tornare addirittura in lotta per un posto in Champions League attraverso la Serie A? E se ha ritrovato il suo smalto, può tornare ad essere, come era indicato dai bookmakers ad inizio stagione, la prima o la seconda squadra favorita per la vittoria finale in Europa League? Con la Roma non ci sono mai risposte nette a queste domande esistenziali. Ma è certo che si possono fissare alcuni punti sui quali c’è poco da eccepire.
L’integrazione dei nuovi
Il primo lo sta dimostrando proprio Ranieri in questi giorni, quasi come se fosse un assunto matematico. L’organico a disposizione dell’allenatore gli consente oggi di variare di partita in partita anche cinque o sei giocatori nella formazione iniziale senza che il rendimento ne risenta. In questo filotto di partite vincenti, oltretutto lontani da casa (e ci si può infilare facilmente anche il pareggio di Oporto viste le modalità attraverso le quali è stato raggiunto), Ranieri ha cambiato tanti giocatori in tutti i ruoli, dovendo limitare per forza le sue scelte solo in difesa dove l’adattamento di Celik ha consentito di trovare soluzioni altrimenti impossibili. Ora, però, l’acquisto di Nelsson sembra aver sanato anche questa incongruenza. Sembrano già integrati bene anche Gourna-Douath e Salah-Eddine e pareva sulla buona strada anche Rensch. Ovviamente tutti questi calciatori andranno rivisti e valutati nella continuità degli impegni ravvicinati che aspettano la squadra, soprattutto se dopodomani con il Porto si raggiungerà l’auspicato risultato utile per la qualificazione (e in quel caso potrebbe essere benedetta l’eliminazione dalla Coppa Italia: affrontarne le semifinali avrebbe prodotto a un certo punto un surplus di impegni quasi insostenibile).
Il pragmatismo estetico di Ranieri
Appassiona meno, invece, il dibattito sulla qualità del gioco, atteso che ormai in qualsiasi campionato di alto livello si è arrivati ad uno standard estetico minimo condiviso ormai da tutte le squadre. Anzi, è persino passata una teoria sdoganata per paradosso dalla squadra più forte di tutte, il Barcellona di Guardiola, secondo la quale sono proprio le squadre con qualche carenza tecnica che devono curare di più la qualità del gioco per mettere maggiormente in difficoltà avversari di livello superiore. Per cui non ci si stupisce più in Italia se il Como, il Venezia, persino il derelitto Parma, oggi affrontano la Juventus, l’Inter o, appunto, la Roma con una strategia offensiva, con tre attaccanti e magari mezze ali in grado di dettare gioco, terzini che spingono e sofisticate costruzioni dal basso. Così oggi non esistono più tante differenze tra chi professa (e gioca) un buon calcio e chi preferisce badare al sodo dei risultati. Anche il più tenace tra i pragmatici, ormai, sa che ai suoi centrali deve chiedere anche di inserirsi in attacco, costruire il gioco, di ruotare per favorire la fluidità dell’azione. Ranieri è un perfetto esempio di questo nuovo “pragmatismo estetico”. La Roma in certi momenti gioca proprio bene anche all’interno di un contesto in cui sono sempre tre i difensori utilizzati con funzione da centrale. Con la retrocessione di Celik in terza linea e la promozione di Saelemaekers da esterno Ranieri ha guadagnato un’alternativa utilissima dietro e una freccia in più davanti, ideale omologo destro del mancino Angeliño, che ha raggiunto livelli di forma e di rendimento di altissimo pregio. Con Dybala in campo la qualità è assoluta, senza Dybala, come è successo a Parma, la squadra soffre inevitabilmente di più, ma cerca di mantenere alto il livello qualitativo con le geometrie garantite in velocità dai giocatori come Soulé, Baldanzi, Pellegrini e lo stesso Saelemaekers. Alla sostanza pensano Koné e, adesso, Gourna-Douath, all’architettura provvede Paredes. Ranieri non si è inventato niente di straordinario. Ma la sua squadra, rasserenata nell’animo dopo i tormenti autunnali, ha raggiunto una costanza di rendimento significativa, proprio come è accaduto lo scorso anno con il passaggio da Mourinho a De Rossi.
Dal Porto in poi tanti esami
Tutti hanno rimproverato alla squadra al termine della partita di Parma l’incapacità di mettere al sicuro il risultato, nonostante un avversario ormai inerme dopo la sopraggiunta inferiorità numerica. È vero, a volte la Roma ha esagerato nella necessità di addormentare i ritmi proprio per evitare di correre rischi, Paredes ha esasperato il possesso palla più sterile, quasi come se la preoccupazione fosse solo quella di far passare il tempo piuttosto che di provare a segnare ancora. I tre punti erano fondamentali e di sicuro non valeva la pena correre rischi, ma come al solito a far valutare quasi con dolcezza l’accaduto alla fine è proprio il risultato conseguito. Se una delle poche conclusioni del Parma del secondo tempo avesse fatto centro le valutazioni del comportamento dei giallorossi sarebbero state assai feroci. Prendiamoci però tutta la cospicua parte positiva della terza vittoria consecutiva, l’ennesimo clean sheet (il sesto dell’era Ranieri), il filotto di nove partite consecutive senza sconfitte (nelle precedenti nove gare le sconfitte erano state addirittura sette) e ovviamente, il carico di energie risparmiate. Gli esami veri devono ancora arrivare, il primo sarà dopodomani, ma l’impressione è che questo studente si stia preparando molto bene. E l’insegnante chiamato a raddrizzare le cose in un momento in cui l’anno sembrava buttato, si merita al momento ogni apprezzamento.
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