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Schemi offensivi e palle inattive: da fare ce n’è

Senza Dybala la manovra latita e il sistema di gioco non aiuta. 7° gol preso su calcio da fermo: peggio solo Lecce, Verona, Torino e Cagliari

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
28 Gennaio 2025 - 06:00

Ci sono indubbiamente degli aspetti positivi nella vittoria della Roma a Udine ed altri meno positivi ed è un gran vantaggio per l’allenatore poterli analizzare con serenità, come sempre succede dopo una vittoria. L’unico errore irrimediabile che si potrebbe commettere potrebbe essere quello di bearsi della vittoria senza analizzare le difficoltà che la partita ha palesato e, dunque, non porvi rimedio. Partiamo dunque, per una volta, proprio dalle cose che non hanno funzionato e che hanno rischiato di compromettere un risultato fondamentale nel cammino della stagione (anche in virtù dei risultati di qualche concorrente diretta). In sintesi sono queste: la mancanza di proposte offensive efficaci studiate in allenamento; un’attenzione che deve essere diversa sui calci piazzati degli avversari; una chiarezza di fondo sul sistema di gioco (anche ibrido) che si vuol portare avanti; e, soprattutto, l’innalzamento della soglia agonistica, senza la quale oggi nessuna squadra riesce a portare a casa risultati, citofonare Conte. 

L’ibrido con la difesa a tre

L’equivoco tattico di fondo, a parere di chi scrive, deriva dalla scelta di puntare sulla difesa a tre e quindi, su un’organizzazione tattica che prevede l’inserimento “lungo” degli esterni sulla fascia, senza quell’imprevedibilità che un sistema con due terzini e due esterni di ruolo garantisce nello sviluppo delle manovre per una questione anche semplicemente “geografica” di occupazione degli spazi. Le squadre che sfruttano meglio in Italia questa concezione tattica sono indubbiamente l’Atalanta e l’Inter, formazioni che, per struttura muscolare e dinamica una e per superiori qualità tecniche l’altra, riescono a giocare la maggior parte del tempo nella metà campo avversaria e questo consente agli esterni di rimanere sempre molto alti, sviluppando gioco come fossero delle ali aggiunte. Questo, per esempio, non avviene nella Roma. Quasi sempre lo sviluppo offensivo della squadra giallorossa avviene per vie centrali, in base soprattutto all’estro di Dybala, e si cerca la rifinitura da e per la fascia solo arrivando in corsa per sfornare cross che senza la qualità di Saelemaekers risultano il più delle volte inadeguati. Così Ranieri ha adattato un sistema ibrido che è sembrato più azzardato nel secondo tempo di Udine, quando Zalewski è entrato nell’improbabile ruolo di braccetto di destra della difesa a tre e quando è apparso dunque chiaro che quasi naturalmente il dispositivo tattico sarebbe “scivolato” verso l’allargamento del polacco sulla destra, con El Shaarawy che di fatto diventava un’ala e con Pellegrini che dall’altra parte avrebbe dovuto svolgere il ruolo di centrocampista esterno di sinistra, abbassando Angeliño alla funzione di terzino. Un 352 con gli attaccanti in verticale, che dunque assume facilmente le sembianze di un 4231, ma sempre con la posizione spuria di Pellegrini che attaccante esterno non è. Il problema è che il tempo di lavorare troppo nel dettaglio su questi cambi di sistema non ce n’è e probabilmente Ranieri non è neanche il tecnico che crede molto in questi metodi. Così un po’ di confusione diventa inevitabile. 

I gol subiti su calci piazzati

Un punto debole della Roma anche quest’anno sono le reti subite su calcio piazzato. Al momento sono sette, peggio hanno fatto solo Lecce, Verona, Torino e Cagliari. Sono anni, ormai, che la Roma sui corner degli avversari si piazza a uomo, anche se non sempre con la dovuta attenzione. La varietà degli schemi offensivi adottati dagli allenatori è però tale ormai che diventa semplice cogliere di sorpresa con blocchi e inserimenti improvvisi le squadre che si schierano con marcature individuali e che non hanno magari nell’interpretazione quella carica agonistica necessaria a uscire indenni di fronte a una proposta ben realizzata. Stessa cosa sulle punizioni. A Udine, nel primo tempo, la Roma non è stata efficace in tre punizioni su tre, o lo è stata parzialmente. Va premesso che sui calci piazzati laterali magari lontani dall’area, come appunto contro l’Udinese, come tutte le squadre del mondo, la Roma si schiera in linea con posizioni pre assegnate. Ma sta di fatto che in un’occasione Kabasele è sfuggito a Celik e solo un intervento estemporaneo di Mancini ha contenuto il danno, in un’altra Karlstrom è riuscito a prendersi un vantaggio su Koné, senza però dare forza alla sua conclusione, e nell’ultimo Lucca, ignorato da tutti, è riuscito a fare gol. Marcare con maggiore attenzione significa per l’appunto che l’attaccante più pericoloso della squadra avversaria va seguito, anche in uno schieramento in linea a zona, con il tuo miglior difensore. Anche su questo, Ranieri ha parecchio da lavorare

La spinta dell’Olimpico

Ricollegati al sistema di gioco ci sono anche gli aspetti che impediscono alla Roma di proporre azioni offensive con un numero adeguato di giocatori nella zona calda e anche quello della confusione che a volte pare regnare quando i giocatori viene chiesto di cambiare ruolo, senza evidentemente aver assorbito le minime informazioni necessarie a capire meglio, così Rensch, Zalewski, Mancini, Pellegrini, Pisilli e, a volte, anche Koné in alcuni momenti vagavano nel campo senza avere, né poter dare, riconoscibili punti di riferimento. Questo problema si avverte poi soprattutto fuori casa: come ha riconosciuto lo stesso Ranieri, quando si gioca all’ Olimpico la spinta del pubblico è tale che i giocatori sono naturalmente portati ad una maggiore concentrazione e questo alza inevitabilmente anche i loro standard di rendimento. È dunque anche sugli aspetti psicologici che si può lavorare. 

La stagione da raddrizzare

Ci sono anche tanti aspetti positivi, però, che il viaggio in Friuli ha evidenziato. Intanto la squadra è riuscita a fare a meno di alcune delle sue inscalfibili colonne: in difesa Hummels, in mezzo Paredes in centrocampo, in fascia Saelemaekers, in attacco Dybala. L’altro aspetto positivo è stata la reazione psicologica ad uno svantaggio sicuramente immeritato, arrivato su quella punizione dopo un tempo in cui la Roma aveva bene o male saputo costruire tre o quattro occasioni da gol che avrebbero dovuto portare la squadra in vantaggio all’intervallo. Il momento sliding doors è stato al 12’, quando Payero, approfittando di uno svarione congiunto tra Rensch e Mancini, ha sprecato il tre contro uno tirando pigramente verso Svilar piuttosto che servire i suoi compagni piazzati meglio in area. Se avesse riportato la sua squadra in vantaggio le cose per la Roma si sarebbero indubbiamente complicate. Tornare a vincere dopo nove mesi è stato di fondamentale importanza e ora la crisi sembra alle spalle. Sicuramente Ranieri saprà lavorare sulle rifiniture e se dal mercato arriveranno dei giocatori di prima fascia le cose potrebbero volgere per il meglio e qualche soddisfazione potrà arrivare anche in questa stagione. Altrimenti si dovrà presto cominciare a pensare alla Roma del futuro reprimendo la rabbia nei confronti di chi aveva avviato questo progetto un anno fa per poi distruggerlo con le sue stesse mani.

 
 
 
 
 
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