L'analisi di Roma-Parma, undicesimo comandamento: chi sta in campo non esce
Non era mai successo, nell’epoca delle cinque sostituzioni, che l’allenatore della Roma non facesse cambi: così si consolidano le gerarchie
Dunque si tratta di un vero e proprio unicum: da quando è stata introdotta la regola delle cinque sostituzioni possibili (uno dei pochissimi graditi regali dell’epoca del Covid-19), non era mai capitato ad un allenatore della Roma di terminare la partita con gli stessi undici giocatori che l’avevano cominciata, né in campionato né in coppa. E il fatto che si sia vinto largamente e che già al 6’ del secondo tempo sia arrivato il gol del 3-0 che solitamente suggella la definitiva superiorità di una squadra sull’altra in fondo non significa niente. Perché se è vero che l’allenatore in questi casi si senta rassicurato dal risultato è proprio con vantaggi così larghi che riducendosi il significato agonistico della sfida si apre spazio per il recupero di qualche giocatore passato in secondo piano o magari per quel ragazzino che non si è ancora potuto vedere a questi livelli. Ce n’erano tanti in attesa sulla panchina della Roma domenica, dai capitani sulla via del recupero come Pellegrini a talenti non ancora pienamente espressi, come Baldanzi e Soulé, o magari giovani in cerca della prima vetrina, come Sangaré, o difensori da ritrovare come Hermoso agli attaccanti alternativi in attesa di sistemazione, come Shomurodov. Niente, Ranieri ha deciso di andare avanti sulla sua squadra e ha lasciato scaldarsi tutti i giocatori a disposizione senza mai chiamarne uno sul campo. A precisa domanda, a fine partita il tecnico ha candidamente ammesso di non aver voluto mandare alcun messaggio: «Mi è sembrato semplicemente che la squadra non avesse bisogno di correttivi e ho lasciato tutto così».
Poi sono fioccate le interpretazioni. Inutilmente. Si tratta forse solo dell’undicesimo comandamento firmato Ranieri: chi sta in campo non esce, se non commette errori. A Como, con una squadra molto diversa, ne sono stati commessi tanti, e lì di cambi ne ha fatti cinque e avrebbe voluto farne il doppio, se avesse potuto. Gli 11 anti-Parma sono stati bravi ed è giusto che non siano stati mai richiamati. In questa maniera però Ranieri ha sicuramente consolidato certe gerarchie. Appare chiaro, insomma, che nei diversi ruoli in cui si compone il 3421 ci sono ormai dei compiti assegnati: il portiere e i tre centrali sono quelli, i centrocampisti pure, Saelemaekers è comunque un titolare, meglio se ci si può permettere di farlo partire da esterno di metà campo, Dybala è il poeta che non può mancare di comporre versi, Dovbyk il terminale offensivo. Forse solo El Shaarawy rischia di non essere così saldo nel suo ruolo, almeno finché non si svela il mistero Pellegrini di cui parliamo in altra parte del giornale.
Il record degli expected goal
Un elemento di grandissima soddisfazione, considerando quanto in certi momenti della stagione e con diversi allenatori quanto questa squadra sia apparsa così priva di opzioni offensive, è stata sicuramente la mole di produzione che ha portato a far segnare domenica un piccolo record. Da quando Il Romanista è tornato alle pubblicazioni quotidiane, e cioè dalla stagione 2017-2018, non era mai stato raggiunto dalla squadra giallorossa un numero così alto di expected goal, quel valore che misura le potenzialità offensive espresse in una determinata partita.
Con il Parma sono stati 5,44, paradossalmente più di quelli realizzati. E anche questo è un vero e proprio unicum. Di solito, infatti, quando si segna tanto tra squadre di pari categoria è per una particolare congiunzione astrale, ma il numero delle reti segnate è spesso superiore a quello delle reti attese. Tanto per fare due esempi di questa stagione, alle 4 reti segnate alla Sampdoria in Coppa Italia ha corrisposto un valore di xg di 2,37. E quando invece la Fiorentina ha battuto la Roma 5-1 nella disgraziatissima trasferta dello scorso 25 ottobre il valore degli xg è stato di 3,73. Quando addirittura la Roma di Mourinho ha battuto l’Empoli 7-0, il 17 settembre 2023, il dato dei gol attesi fu di 2,49. Questo significa che la produzione offensiva con il Parma è stata realmente eccezionale.
Gli azzardi di Pecchia
A favorirlo, indubbiamente l’atteggiamento sin troppo “aperto” della squadra di Pecchia. Lodevole l’intenzione del tecnico di affrontare la Roma e altre squadre di livello superiore con l’intenzione di attaccare ogni volta che è possibile, ma a volte per poter restare “dentro” la partita sarebbe necessaria una maggior cautela o quantomeno una maggior attenzione nelle preventive o nelle transizioni. Già nel primo tempo l’eccessivo spazio concesso alla Roma ha indirizzato la partita in maniera piuttosto chiara. Nel secondo poi Pecchia ha ulteriormente allungato la sua squadra lasciando peraltro un’autostrada da sfruttare sulla fascia destra della Roma, dove - dopo l’uscita del titolare Valeri al 13’ - ha prima chiesto a Cancellieri e poi addirittura a Mihaila di coprire da terzino sinistro, due attaccanti decisamente a disagio nel ruolo. E la Roma da quelle parti ha preso il sopravvento.
Il contributo di Saelemaekers
La formazione scelta da Ranieri consente alla sua squadra peraltro di cambiare facilmente sistema di gioco con un semplice slittamento sulla destra. Facendo il caso dell’undici schierato contro il Parma, aprendo Mancini sulla destra e tenendo sulla stessa linea Angeliño ecco formata la difesa a 4, con Hummels e Ndicka centrali, Paredes e Koné medesimi mediani di riferimento, mentre Saelemaekers salendo in fascia diventerebbe l’esterno offensivo di destra, con El Shaarawy a sinistra e Dybala libero di svariare alle spalle di Dovbyk. Da 3421 a 4231 in un batter d’ala (la destra, in questo caso).
È capitato a volte che con il Parma, anche in fase di non possesso, la Roma si mettesse quasi naturalmente così. In un’azione costruita dal basso della squadra di Pecchia, raccontata nelle grafiche qui accanto, Mancini al termine dell’azione sfumata sul fondo ha rimproverato Saelemaekers proprio per la disattenzione iniziale nel posizionamento: con azioni molto verticali, diventa inevitabile poi per i difensori giallorossi doversi sobbarcare gli uno contro uno magari al cospetto di attaccanti avversari velocissimi, come nel caso di specie Almqvist contro Mancini. Ma sono le controindicazioni di uno schieramento molto offensivo negli uomini, con la geniale trovata di risolvere l’innato problema dell’esterno di piede destro con la scelta di Alexis, il talentuoso belga che era stato inizialmente immaginato da De Rossi come esterno offensivo del 4231 e da Ranieri come trequartista nel 3421. Giocando in quel ruolo può sommare la sua qualità a quella di altri tre uomini offensivi. A patto ovviamente di migliorare nell’atteggiamento difensivo: ad un certo punto della partita, ad esempio, Almqvist gli è andato via troppo facilmente.
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