TatticaMente

Con Hummels e Paredes. Ranieri ricomincia da 2

Semplici ha chiuso la stalla quando i buoi erano lontani. Così le valutazioni della partita con la Samp sono tutte rivolte al futuro

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
20 Dicembre 2024 - 07:00

Tra le tante cose ovvie e forse un po’ banali di una serata come quella di mercoledì all’Olimpico, c’è stata anche la formalizzazione di un pensiero che si era già in qualche modo concretizzato: i due punti fermi della Roma di Ranieri sono Paredes e Hummels. Lo ha ribadito il tecnico nella conferenza stampa successiva alla sfida con la Sampdoria, in un’atmosfera cordiale e rilassata («quando si vince, è sempre così, se avessi perso, avrei tagliato corto», ha scherzato Ranieri, mentre si dilungava a parlare con i cronisti), dicendo in maniera esplicita che l’argentino e il tedesco sono le colonne portanti della sua squadra. A ben guardare non ce ne sono altri: non c’è Mancini, tenuto fuori a Como per scelta tecnica (in Coppa Italia era invece squalificato); ci sono fedelissimi che giocano soprattutto per mancanza di alternative, come Angeliño e Ndicka; ci sarebbe Koné e forse ci sarà, ma a Como non ha fatto una gran figura neanche lui; ha giocato quasi sempre Celik, ma solo per le lacune del mercato estivo; non c’è Dybala, un campione ancora in grado di far la differenza, ha ricordato Ranieri, a patto però che stia sul pezzo con tutti i sentimenti e con i muscoli non troppo usurati; non c’è Pellegrini su cui il giudizio è stato piuttosto deciso sempre nella stessa conferenza stampa: «Per me non è una riserva Lorenzo, ma lo utilizzo quando ritengo sia opportuno».

Non più il Lampard della Roma, dunque: il momento per far giocare certi calciatori dovrebbe essere sempre opportuno; e non c’è neanche Dovbyk: l’attaccante è tornato a segnare in Coppa Italia, ma non sempre è stato schierato titolare in queste prime settimane da Ranieri. La sua Roma, insomma, sembra impostata sulle doti carismatiche del leader della difesa e del regista di centrocampo, due campioni del mondo di cui sir Claudio ha immediatamente riconosciuto l’autorevolezza e a loro, più che al blocco italiano, si è affidato per gettare le fondamenta della sua Roma.

L’evoluzione del 3421

La partita con la Sampdoria, una volta sistemata la pratica con i tre gol segnati nei primi 24 minuti, è servita invece per capire quale possa essere l’evoluzione più offensiva del 3421 scelto come sistema di base per questa fase della stagione. Quando Semplici, per correre un po’ ai ripari dopo lo schieramento colabrodo dei primi minuti, ha tenuto più bassi tre difensori, chiedendo a Borini il sacrificio di tamponare le iniziative di Angeliño sulla fascia, Ranieri ha immediatamente fatto scivolare verso destra la sua squadra, alzando Celik da terzo centrale a terzino destro, accentrando Saelemaekers da trequartista di destra, lasciando libero Baldanzi di svariare alle spalle di Dovbyk e tenendo nel centro sinistra offensivo Zalewski: dal 3421 al 4231 con una sola mossa. Ranieri ha diversi interpreti che con un aggiustamento minimo, possono dare il loro contributo in posizioni differenti. La sua principale preoccupazione quando a Napoli, all’esordio, è passato dalla difesa a quattro a quella a cinque (o a tre, che dir si voglia) è stata quella di non riuscire a coprire l’ampiezza sui cross in area verso il secondo palo. E questo resta fondamentalmente il motivo per cui in questa fase della stagione si è concentrato sulla difesa a tre, con Hummels al centro, Ndicka a sinistra e Mancini a destra.

Logico che con loro diventa più difficile pensare di far scivolare Mancini da semplice terzino destro, non essendo mai stato quello il suo ruolo, eppure è una naturale evoluzione verso un sistema di gioco più offensivo che tornerà utile nelle partite contro avversari magari di un livello più basso dal punto di vista tecnico. E per avere adeguata copertura dell’ampiezza ci sono poi altri sistemi di scalatura sulle marcature e sui cross dal fondo che possono essere garantite dalle mezze ali o dagli attaccanti esterni. Nelle rotazioni, per i centrocampisti centrali non cambia niente: sono due nel 3421, restano due nel 4231. Può capitare, semmai, che centrocampo, assuma pure una forma a 3 quando il trequartista di sinistra sarà più stabilmente Pellegrini (ammesso e non concesso che il capitano torni ad essere un titolare fisso), uno che ha sempre fatto bene anche la mezzala. Interessante invece ci appare l’evoluzione di Saelemaekers, il fantasista belga schierato un po’ a sorpresa tutta fascia da Ranieri contro la Sampdoria. Mossa vincente: con due assist nei primi 20 minuti, Alexis ha consentito a Dovbyk di segnare subito la sua doppietta. La perplessità, semmai, sta nel fatto che contro squadre di diverso spessore può succedere di dover difendere, a chi occupa quel ruolo, come un terzino, e questa non è certo la caratteristica migliore di Saelemaekers. La sua qualità tecnica però ha permesso l’altra sera di andare in vantaggio grazie soprattutto alla sua intuizione per Dovbyk, trovando una linea di passaggio che in quel momento e da quel punto pochi altri esterni al mondo avrebbero immaginato. 

La conservazione dei talenti

Un’altra indicazione, stavolta per la difesa, è stata quella di vedere Hermoso al centro della difesa con Ndicka spostato nel centrosinistra, tanto per ribadire che il posto in mezzo è inderogabilmente riservato a Hummels. Hermoso infatti non convince e al momento sembra al massimo il sostituto del tedesco, con Celik pronto a fare il vice Mancini all’occorrenza e, sempre in emergenza, con Angeliño destinato a coprire le eventuali assenze di Ndicka. Ma è logico che a gennaio un elemento in più sia indispensabile reperirlo. L’altra operazione urgente riguarda invece la fascia destra visto che né il titolare, Celik, né la riserva, Abdulhamid, danno garanzie. Nelle altre zone del campo c’è invece abbondanza e Ranieri al momento non sembra avvertire l’esigenza di chiedere cambiamenti. Anzi, conforta la crescita palesata da elementi come Pisilli e Baldanzi e, tutto sommato, come Soulé.

Si tratta di ragazzi di indubbio talento e di costi a bilancio decisamente diversi: zero per il centrocampista salito lo scorso anno dalla Primavera, una quindicina per il toscano preso dall’Empoli, più di trenta per l’argentino cresciuto nella Juventus. E a volte è più il costo del cartellino a penalizzare il suo titolare più che le eventuali defillances tecniche. Logico che Mati avverta il peso della responsabilità e che ad ogni giocata cerchi in qualche modo anche di giustificare l’esborso sofferto. Così come invece tutto ciò che Pisilli riesce a far vedere sia preso con benevolenza dai tifosi con l’anima da commercialisti, proprio perché è tutto “gratis”. Ma non è certo colpa di nessuno se un giorno a quel ragazzo sia stato accostato un prezzo più o meno adeguato. La cosa che dovrebbe invece mettere tutti d’accordo è che si tratta di ragazzi di talento di cui è opportuno che il club conservi il controllo. Perché sono giovani e forti e presto sbocceranno.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

CONSIGLIATI