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TatticaMente - L'analisi di Roma-Spal: quanto è alta la squadra di Di Francesco

Un’altra partita giocata tutta all’attacco. I dati medi continuano a crescere: dopo Sarri c’è Eusebio. Un occhio anche a Napoli-Juve: i numeri dicono che...

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
03 Dicembre 2017 - 13:00

Cresce come un bambino ben nutrito, la Roma di Di Francesco. E più passa il tempo più si alza, tanto da assumere ormai una fisionomia adulta, matura, di chi ha un proprio posto nel mondo. La scelta è definitiva: la Roma è una delle non numerose squadre europee che hanno scelto di giocare un calcio prettamente offensivo, con la linea della difesa altissima, puntando sul dominio della gara, sul possesso nella metà campo avversaria, sul pressing ultra offensivo, sul baricentro alto, rischiando qualcosa dietro ma giocando al massimo ogni gara, senza tregua, creando spettacolo con le continue sovrapposizioni, i tagli offensivi, i rientri degli esterni sotto la punta ad aprire spazi a intermedi o terzini, con i centrali difensivi primi registi, con i portieri sollecitati spesso a giocare con i piedi. Guardiola style, in pratica.

Altri record

Non può essere la gara con la Spal il paradigma di questo new deal giallorosso. Troppo deboli gli avversari e troppo facile il compito romanista con la superiorità numerica conseguita dopo 10 minuti per la contestata espulsione di Felipe. Però se poi la partita entra nel libro dei record stagionali per tiri verso la porta (37, a ritoccare verso l'alto di ben sette unità il precedente primato ancora romanista, registrato nella gara con il Verona) e per tiri nello specchio (15), è segno comunque di grande predisposizione offensiva. Il divario tra le due squadre insomma è stato nettissimo, come testimoniano i numeri che riportiamo a parte (guardate solo il possesso: addirittura 82,7% la media del secondo tempo, il record del campionato è l'80,6% della Juventus col Crotone). Calcio o spettacolo? Tutti indicatori che fanno crescere le medie stagionali della Roma nelle classifiche delle statistiche in cui brillano le squadre più spettacolari. A parte ve ne riportiamo una, quella dell'atteggiamento della linea difensiva sul fuorigioco: il Napoli resta saldo al primo posto, con la linea del fuorigioco posizionata 34,6 metri lontano dalla porta di Reina, segue per l'appunto la Roma con 32,9 metri, poi staccati Sassuolo (28,6), Juventus (27,6), Inter (26,6) e via via tutte le altre, per chiudere con Lazio (21), Verona (19,8) e Crotone (18,8). Proprio la presenza in basso della squadra di Simone Inzaghi testimonia come non esiste nel calcio un pensiero unico su come vada allenata una squadra per ottenere dei risultati importanti. Inzaghi ha reso fortissima la sua Lazio senza alzare troppo la linea, tenendo in campo un baricentro medio tra i più bassi (47 metri, il quart'ultimo davanti Bologna, Verona e Crotone) e evitando di cercare di recuperare palla nella metà campo avversaria: semplicemente, sfrutta altre qualità dei suoi giocatori. La Roma invece spinge al massimo sull'acceleratore e finchè avrà il conforto dei risultati avrà anche l'appoggio della critica. Altrimenti qualche commentatore da calcio parrocchiale comincerà a dire che bisogna essere più cinici, non si può abbandonare la tradizione del calcio italiano, che il risultato conta più della spettacolarità e via banalizzando.

Il povero Sarri

Guardate che è successo al povero Sarri alla prima partita persa dopo una serie praticamente infinita da febbraio a novembre di 26 partite con 22 vittorie e 4 pareggi: la cosa più gentile che gli è stata contestata è stata che si è preso una lezione di calcio da Allegri, che è un presuntuoso, che il suo Napoli è scoppiato ecc. ecc. Questa è la nostra cultura calcistica, alla fine di una partita in cui il Napoli (dei difensori Mario Rui, Koulibaly, Albiol e Hysaj) ha avuto un vantaggio territoriale contro la Juve sei volte campione d'Italia (degli attaccanti i Douglas Costa, Higuain e Dybala), di 79% contro 21%, 751 passaggi contro 369, 21 tiri contro 7, 10 angoli a 3, 67,4% di possesso palla, 31 crosso contro 3. Che può fare di più un allenatore per vincere una partita? Niente, ovviamente. Perché in una delle poche sortite offensive di una squadra fortissima, il centravanti realizza un gol magnifico e lo scemo diventa Sarri. Ma se lo ricordi sei solo un seguace del Sarrismo...

Il Di Franceschismo

Se la Roma continuerà a crescere, vedrete che presto un'altra corrente di pensiero prenderà forma dalle parti del calcio italiano. Perché Eusebio sta lavorando bene e seminando proprio come ha fatto da quasi tre anni Sarri a Napoli. E con la forza del gioco e delle idee riescono a mettere in discussione il primato di multinazionali dello spettacolo come la Juventus, il Chelsea o il Manchester City. Difendiamoli questi allenatori, invece di pensare solo al risultato di una gara.

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