Se sono rose fioriranno, ma ora alla Roma serve un’identità
Le sconfitte con Napoli e Atalanta e il pareggio di Londra non sconfortano Ranieri: adesso però bisogna trovare una quadratura tattica
Avere la possibilità di vedere una partita come Roma-Atalanta la prima volta allo stadio, guardando poi gli highlights delle riprese televisive per poi rivederla intera attraverso una telecamera tattica è un privilegio che consente una più approfondita visione globale che alla fine ti suggerisce diverse risposte alle curiosità che avevamo all’approccio con lo stadio lunedì sera. Tipo: l’Atalanta è una squadra da scudetto? La cura Ranieri per la Roma sta funzionando? La squadra sta trovando una sua identità tattica riconoscibile? E ancora: la filosofia tattica di Gasperini risente delle controindicazioni delle marcature individuali che così chiaramente stavano penalizzando la Roma nella gestione Juric, forse il più fedele interprete della scuola gasperiniana?
E perché all’Atalanta alcuni giocatori riescono sempre ad esprimere il 100% del proprio potenziale eppure, in altri impianti di gioco e con altri allenatori, sembrano avere qualità inferiori? Una partita non può ovviamente rispondere a tutto, ma alcune curiosità ce le siamo tolte. La prima delle delle quali riguarda un equivoco che confonde molti osservatori che commentano le partite dell’Atalanta: le famigerate marcature individuali a tutto campo che tanti problemi stavano creando alla Roma nell’interpretazione di Ivan Juric.
In realtà non è così, o meglio, non è più così: gli atalantini non marcano a uomo a tutto campo. La filosofia di Gasperini si è evoluta. E adesso certi meccanismi di scalatura di marcature e di coperture preventive funzionano a perfezione e in moltissimi, decodificati casi la squadra bergamasca non corre il rischio di lasciare gli attaccanti avversari in uno contro il portiere magari solo per un posizionamento ritardato di un secondo. Poi però va detto che se le squadre avversarie hanno tempo e competenze nello staff per preparare la partita al meglio durante la settimana e, dunque, prevedere accorgimenti tattici come la trasmissione del pallone in verticale di prima secondo meccanismi prestabiliti, la corsa di smarcamento in diagonale per evitare le pressioni più efficaci, le rotazioni individuali o addirittura di reparto (lo fece l’Inter, con risultati esaltanti: vinse 4-0 lo scorso 30 agosto) per togliere facili punti di riferimento ecc, di sicuro il compito per gli uomini di Gasperini diventa più difficile. E alla Roma forse non c’è stato tempo per preparare al meglio tutto questo (che ci siano competenze è indubbio).
L’Atalanta è da scudetto?
Alla domanda più importante, se l’Atalanta cioè è davvero in grado di lottare per lo scudetto, pur continuando ad avere un monte ingaggi decisamente inferiore rispetto a praticamente tutte le contendenti del campionato (Roma compresa, che attualmente condivide con il Lecce la 15ª posizione della classifica del campionato) la risposta è sì, con una sola riserva: potrà succedere solo se non avrà quei momenti di condizione straordinariamente negativi che per qualche periodo della stagione la rendono fragile come una squadra di bassa classifica. Sembra un’ovvietà, ma non lo è: altre squadre di alta classifica che puntano meno sulla vigoria atletica e più sulle conoscenze tecniche soffrono inevitabilmente meno i cali di condizione. Ha ragione, però, Gritti (l’imbattuto vice di Gasperini) a sottolineare come la gara dell’Olimpico abbia fornito un altro timbro importante sul passaporto per il paradiso: quello della consapevolezza. In una serata in cui la Roma aveva saputo imbrigliare bene le potenzialità della squadra, dalla panchina sono uscite le risorse addirittura per alzare il livello generale della prestazione, proprio nel momento in cui i cambi ordinati da Ranieri abbassavano quello quella della Roma.
E questo porta alla considerazione sulla bravura del Gasp nel trarre sempre il meglio dai giocatori che allena: in passato non sempre è avvenuto, ma di sicuro in un contesto tanto rodato, in cui otto o nove undicesimi di squadra sono gladiatori muscolari di sufficiente talento tecnico è più facile per ognuno fare il proprio compito senza dover strafare: è sufficiente per portare un contributo importante. E quando le cose vanno male a Bergamo in pochi ci fanno caso: e anche un 4-0 in casa dell’Inter passa inosservato, se poi la domenica dopo arriva il riscatto.
La Roma lotterà per la salvezza?
Se invece della lupa sul petto la Roma portasse uno degli stemmi delle società che sono solitamente coinvolte nella lotta per non retrocedere si potrebbe trarre qualche spunto ottimistico dal fatto che le prestazioni contro Napoli (in parte), Tottenham e, per l’appunto, Atalanta siano state di così buon livello: per salvarsi sarebbe un prerequisito di fondamentale importanza. Ma trattandosi della Roma c’è solo tanto rammarico per il fatto che una squadra dal potenziale così chiaro si ritrovi a leccarsi le ferite della quarta sconfitta consecutiva in campionato, a determinare una classifica allucinante che è stata interamente causata dalle scempiaggini di chi a metà dello scorso settembre ha deciso di rimuovere De Rossi dalla panchina. A rianimare il malato ci sta provando ora Ranieri, dopo i disastri della gestione Juric. Ed è giusto che l’attuale allenatore trovi motivi di di conforto nelle prestazioni autorevoli contro squadre di conclamato livello superiore. Ora però, ci sarà da fare delle scelte e, soprattutto, di vincere le prossime tre partite, senza se e senza ma, per non correre rischi indicibili che, come letteratura insegna, si moltiplicano proprio quando ad essere invischiati in certe bagarre sono squadre non abituate a questi contesti. Insomma, serve una precisa identità tattica e adeguatamente offensiva.
Se sarà fondamentale non sbagliare le scelte sul mercato di gennaio, può essere altrettanto decisivo stabilire ora con una certa decisione quale debba essere lo schema tattico di base su cui impostare la squadra chiamata in sostanza in questi giorni a dare finalmente un senso alla sua stagione. La sensazione al momento, ad esempio, ci porta a credere che il sistema di gioco con la difesa a tre o a quattro dipenda più dalle diagnosi dell’infermeria che dalle scelte dell’allenatore. Se è disponibile Hummels, ad esempio, si gioca a tre, altrimenti si vira sulla difesa a quattro. Ranieri, del resto, è questo tipo di allenatore e lo ha ribadito lui stesso nei giorni scorsi. Lui non ha una sola idea tattica, ma adatta i pensieri al gruppo che allena e, spesso, alle circostanze della settimana, in base alle disponibilità dei suoi giocatori e alle caratteristiche dell’avversario. Ma contro Lecce, Como e Parma sarebbe il caso di decidere una strategia e lavorare sulla mentalità tattica in maniera più identitaria possibile, per evitare che eventuali episodi contrari dentro le partite possano confondere ulteriormente le già non brillanti idee viste in questa stagione. Contro Napoli, Tottenham e Atalanta l’impostazione principale di base è stata inevitabilmente difensiva con propositi di aggressione e verticalità che non possono essere le scelte di base per sfide contro squadre di qualità decisamente inferiore.
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