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La squadra è dominante, ma restano troppi errori

Tra distrazioni offensive (nelle conclusioni) e difensive (sul gol)Juric sta apprezzando i progressi che i giocatori mostrano nell’organizzazione

(GETTY IMAGES)

PUBBLICATO DA Daniele Lo Monaco
08 Ottobre 2024 - 07:00

Se pensate che non sia possibile parlare di Monza-Roma ignorando completamente l’episodio avvenuto al minuto 87 della gara e che ovviamente è piuttosto citato nelle altre pagine dell’edizione di oggi, sappiate che per solidarietà comprenderemmo se voleste terminare qui la lettura di questo articolo. Anche chi scrive, pur essendo abituato ormai a scindere le questioni arbitrali da quelle tattiche, questa volta confessa la sua enorme fatica a riconoscere carattere predominante a temi che, detto sinceramente, dell’episodio sopracitato sono essenzialmente contorno. Del resto però questo sporco lavoro qualcuno deve farlo e allora ci proviamo. Ancora una volta, nei commenti del giorno dopo, è emersa una netta distanza tra le parole espresse da Ivan Juric e il resto dei commenti scritti o in qualsiasi altra maniera condivisi sulla partita dello U-Power Stadium. E come già ci è capitato di fare in seguito alla meno efficace prestazione nella Terra degli Elfi in Europa League, proveremo anche qui a calarci nei panni dell’allenatore più che in quelli (che non sentiamo affatto nostri) dell’inquisitore. Per questo ruolo basta aprire un qualsiasi social network e le proposte abbondano. Qui, invece, a prescindere dai gusti personali, da sempre ci interessa soprattutto comprendere il punto di vista dell’allenatore e semmai valutare se ciò che si sta facendo corrisponde a quei pensieri espressi. Ecco perché all’interno di una scontata e da tutti condivisa opinione negativa relativamente al risultato maturato in Svezia, abbiamo riconosciuto come ragionevole il punto di vista dell’allenatore rispetto alle insidie che quella partita mostrava. Quando si lavora con un gruppo da poco tempo, con le difficoltà che indubbiamente ha dovuto incontrare il tecnico croato, l’insidia di certe partite non particolarmente sentite dal gruppo in settimane con impegni tanto ravvicinati, sono enormi. 

Le difficoltà ad affrontare il Monza

Invece la risposta che la squadra ha dato al suo allenatore è stata seria, di buon livello, di indubbia generosità. In questo senso la partita di Monza ha dato ulteriori segni di continuità, almeno nella direzione auspicata da Juric. In questa sede, peraltro, non abbiamo mai scritto che il punto di vista dell’allenatore corrisponda al nostro, ma questo riteniamo che non sia rilevante. È utile invece sapere per il lettore che la Roma ha dominato la partita di Monza sotto ogni indicatore statistico anche se per capirlo basta aver visto anche distrattamente la partita. I numeri sono qui a fianco. Juric ha aggiunto anche di aver visto molte altre squadre andare in difficoltà con il Monza, a dispetto dei risultati modesti fin qui raggiunti dai brianzoli. Ha ragione? Di sicuro le statistiche dicono che allo U-Power il Genoa, il Bologna e perfino l’Inter hanno avuto maggiori difficoltà nonostante le due vittorie e il pareggio proprio dei campioni d’Italia.

Roma dominante, ma che errore!

Aldilà dei confronti tra diverse partite, che come ci è già capitato di sostenere a volte significa sommare le mele con le pere, l’andamento della gara di Monza ha lasciato univoca impressione a tutti quelli che l’hanno potuta vedere. La Roma ha costruito un numero evidente di palle-gol, ne ha subita solo una (Maldini, nel primo tempo), ha gestito il pallone a suo piacimento, ha avuto per quasi tutta la gara un atteggiamento dominante. Semmai Juric deve interrogarsi sull’errore che ha portato al pareggio. Nella nostra analisi ricade tutto sulle spalle di Nicola Zalewski.Come illustrato nella grafica qui a fianco, il polacco in quelle situazioni deve comportarsi da quinto difensore allineandosi con il resto del reparto e dovrebbe quindi, nello specifico, essere davanti a Mota nell’azione del cross invece di farsi trovare dietro come purtroppo è accaduto. Tempo ce ne sarebbe stato, Zalewski è stato pigro un po’ come era capitato a Soulé con l’Empoli quando si è trovato a fare il quinto. Sono errori tipici di chi ha un Dna soprattutto offensivo,  ma diventano inevitabilmente anche errori degli allenatori che forse non sono stati sufficientemente chiari nelle esercitazioni a cui li hanno sottoposti. 

Le distrazioni offensive

Un grande classico di queste situazioni è legato al fatto che sentiamo spesso dire agli allenatori che sottoporta le proprie squadre devono essere più ciniche. In qualche modo, dicendo così, i tecnici tendono ad autoassolversi e inevitabilmente puntano il dito contro gli errori degli attaccanti. In certe situazioni ogni dettaglio fa la differenza: ad esempio, sul tiro di Koné terminato sul palo Dovbyk avrebbe potuto provare a “restare” più in gioco (e se pensate che a certi dettagli gli attaccanti non badano provate a vedere i movimenti in area dei fuoriclasse della categoria, tipo il sempreverde Lewandowski). Anche Pellegrini avrebbe indubbiamente dovuto imprimere una traiettoria più precisa sull’uscita del portiere o lo stesso Koné nel secondo tempo avrebbe dovuto prendere la porta quando gli si era spalancata davanti. Tutto vero, anche se abbiamo forte la sensazione che sotto il profilo delle proiezioni offensive Juric debba ancora lavorare parecchio. Molte volte prevale il vecchio concetto di non forzare la giocata, ma con questa scusa in molti casi i giocatori esagerano e continuano a girar palla in orizzontale senza assumersi la responsabilità di giocate più verticali che potrebbero dischiudere scenari migliori. Certo è che giocare con la paura di sbagliare bene non fa e per via delle scellerate decisioni societarie ora i giocatori sono costantemente sotto la pressione della critica, come ha ricordato lo striscione esposto nel settore ospiti di Monza. 

Quale sistema con l’Inter?

Al ritorno dalla sosta per le nazionali la Roma sarà chiamata ad un confronto sicuramente intrigante dal punto di vista delle risposte tattiche. L’Inter, ad esempio, è la squadra dello scorso anno ha indotto due volte su due Juric a cambiare sistema di gioco del suo Torino per poter fronteggiare in maniera convincente il dispositivo offensivo nerazzurro. Così scelse di difendere con una linea a quattro per non far trovare impreparati i suoi giocatori con quelli più offensivi dell’Inter abituati ad attaccare con due punte centrali  e due esterni (i quinti, sempre molto alti) con il supporto spesso degli inserimenti dei centrocampisti che in quel caso venivano presi dai tre dirimpettai granata. Chissà se farà scelte simili stavolta, di sicuro il confronto con i campioni d’Italia rappresenterà un bel banco di prova  per il croato, sempre ammesso che a qualcuno non venga in mente di cambiare nuovamente guida tecnica magari dopo aver osservato qualche dato poco rassicurante sui calci d’angolo o i falli laterali. A Topolinia sono abituati a fare così.

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