Se non basta mezza Roma per vincere una partita
Dall’equivoco Dybala e dal mercato ancora incompleto, le incongruenze di una squadra ancora non svelata. Ma il 2° tempo conforta
Dunque la Roma riparte da un pareggio, con tante recriminazioni legate soprattutto al mercato ancora aperto (ignominia dalla quale prima o poi il calcio continentale dovrà affrancarsi, e sarà sempre troppo tardi). Un po’ come accadde giusto un anno fa, quando Candreva (era il 20 agosto 2023) in versione Messi inchiodò la Roma sul pareggio all’esordio in casa con la Salernitana mettendo in salita il cammino della squadra anche per via delle due successive sconfitte contro Verona e Milan che la costrinsero a una rincorsa, purtroppo mai completata. Oggi ci si consola facilmente con i risultati delle dirette concorrenti, ma non è a chi sta peggio che bisogna guardare per poter crescere, vale nel calcio come nella vita. Dunque antenne dritte e tre punti con l’Empoli e nessuno si farà male, in attesa poi del primo confronto chiave con la Juventus la settimana successiva, prima della sosta. Cagliari non ha fornito alcun verdetto definitivo, ma solo qualche indicazione che possiamo come al solito riproporre in questa rubrica, che anche quest’anno accompagnerà le lunghe e verbose giornate di ogni post partita.
Gli equivoci da chiarire
Per affrontare il tema bisogna stavolta partire dagli equivoci, cominciando con il più grosso: Paulo Dybala. Se tecnicamente siamo tutti d’accordo sul fatto che sia probabilmente il giocatore più forte di tutto il campionato (con Osimhen, altro attaccante “congelato” dalle perverse logiche del mercato), dobbiamo anche dare per condiviso nella discussione che nessun allenatore di serie A si priverebbe di lui a cuor leggero, neanche per 70 minuti di partita, come avvenuto a Cagliari. Se De Rossi lo sta tenendo fuori, dunque, è solo per le contingenze di una vicenda non ancora chiarita e che entro pochi giorni arriverà a definizione. Comprenderà il lettore, dunque, se non ci mettiamo a discutere della questione tecnica, ma proviamo a passare oltre, ben sapendo che cosa ha perso la Roma privandosi di Dybala (ripetiamo, anche solo per i primi 69 minuti della gara di Cagliari) in attesa di poter valutare chi dovrà in qualche modo caricarsi sulle spalle la sua eredità (sempre sperando che sia lui stesso a farlo). La Roma mostrata da De Rossi all’Unipol Domus Arena nel primo tempo è stata la versione stanca della squadra dello scorso anno, la stessa in pratica che annacquò l’entusiasmo dei tifosi dopo i primi tre entusiasmanti mesi di gestione De Rossi. La differenza fondamentale è che tra aprile e maggio si consumò l’epilogo di una stagione logorante che presentò il suo conto all’improvviso sulle gambe di molti giocatori, mentre questa versione ancora incerta trae origine nella non ancora adeguata preparazione sia tattica sia fisica della squadra e, ovviamente, dal mercato non ancora completato.
Il secondo tempo conforta
Inutile giudicare oggi la valenza della preparazione atletica del gruppo. Ma è un fatto che la Roma nel secondo tempo abbia acceso i motori e il senso della partita sia cambiato: nel primo c’erano due squadre timorose che ogni tanto provavano a sparare qualche colpo. Nella ripresa, invece, il canovaccio è decisamente cambiato: c’è una squadra che è andata all’attacco, la Roma, è un’altra che si è resa pericolosa in un paio di transizioni, una delle quali particolarmente incisiva, culminata con la prodezza di Svilar a deviare con la punta delle dita sulla traversa il bolide di Marin. Ma la Roma ha fatto la Roma, ha attaccato con tutti i suoi effettivi, ha spinto con gli esterni e con gli interni, con gli attaccanti e i centrocampisti, persino con i difensori (anche Mancini si è ritrovato ad andare al tiro da fuori area in un’azione in linea). Ha costruito le sue occasioni da goal (due clamorose, quella di Pellegrini e quella di Dovbyk sul ricamino di Dybala) e ha gestito il pallone come non era riuscita fare per tutto il corso del primo tempo.
L’attacco funziona
Dal punto di vista tattico, dunque, la Roma ha fatto una buona partita palesando semmai qualche limite tecnico che da qui a qualche giorno potrebbe essere decisamente superato, sempre che le intenzioni del club sul mercato riusciranno ad essere assecondate. Soulé è stato uno dei più brillanti: il paradosso deriva dal fatto che quando è entrato Dybala, il suo amico del cuore e il suo punto di riferimento in questi primi giorni romani, il suo rendimento è calato drasticamente. Un po’ per la stanchezza, ma probabilmente ha inciso anche il cambiamento di ruolo, da esterno di destra, la zona di campo nella quale sfrutta tutte le sue potenzialità, a esterno di sinistra, zona nella quale non riesce a esprimersi compiutamente anche perché gli avversari sanno quanto non sia efficace con il destro nelle conclusioni e dunque tendono a chiudergli strada sull’esterno proprio per mandarlo in confusione. Da quella parte purtroppo al momento né El Shaarawy, che praticamente durante le vacanze non ha potuto lavorare a causa di un infortunio rimediato in Nazionale ed è dunque ancora a corto di preparazione, né Zalewski, estemporaneo titolare in questa prima giornata di campionato, sembrano poter garantire ciò che serve a de Rossi. Non siamo, infine, preoccupati in relazione all’efficacia di Artem Dovbyk. Logico che una macchina di muscoli come la sua ci metta un po’ di più ad entrare in forma, ma nelle difficoltà di questa fase d’ambientamento un occhio allenato come De Rossi già vede i prodromi dell’attaccante di razza che presto o tardi farà vedere tutto il suo valore.
Gli altri reparti
Scendendo, poi, di reparto attendiamo di capire il destino di Cristante ora che tornerà a disposizione anche Paredes: con un le Fée non ancora integrato al meglio (e con Bove, Baldanzi e il giovanissimo Pisilli seduti in sala d’attesa) Brian potrebbe essere destinato con l’Empoli a restar fuori, un inedito per le cose romaniste degli ultimi anni. Si vedrà, ciò che è certo è che la condizione non ancora ottimale tiene ancora il reparto con il freno a mano tirato. Dietro, invece, la squadra - parere di chi scrive - risente invece ancora della mancanza di due titolari: il terzino destro e un difensore centrale. Restiamo convinti che Ndicka sia un ottimo terzo e che Celik non sia un terzino da squadra ambiziosa. Nessun dubbio, invece su Mancini e Angelino. Quanto a Svilar crediamo sia davvero un fuoriclasse. La Roma dopo Allison ha trovato il campione che serviva.
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