I numeri dicono che a 4 è stata un’altra Roma
Se la squadra è scoppiata non è solo per il modulo utilizzato ma i troppi cambi non hanno aiutato: con la difesa a 3, la media punti è -0.5
Nelle due partite decisive della stagione, il ritorno della semifinale che valeva Dublino (e quindi la possibilità di vincere l’Europa League dopo la beffa dell’anno scorso) e lo scontro diretto in casa dell’Atalanta (che poteva valere l’accesso diretto alla Champions League del prossimo anno) la Roma ha incassato 57 tiri in porta. Considerando che le partite si giocano in media 55-56 minuti di tempo effettivo, si può dire che ogni due minuti in cui il pallone era in gioco contro Bayer Leverkusen e Atalanta qualcuno ha calciato verso la porta di Svilar. Solo per casualità, il risultato è stato di parità alla Bayarena e di contenuta sconfitta al Gewiss Stadium, di fatto la fase di non possesso della Roma è stata un colabrodo. Sono numeri non da grande squadra che ridimensionano le ambizioni del gruppo di De Rossi e portano a pensare che sia giusto, considerando il rendimento dell’intera stagione, che il Bayer abbia staccato il biglietto per Dublino e che l’Atalanta si sia infilata nel gruppo (con Inter, Milan, Bologna e Juventus) delle squadre che hanno meritato di più della Roma. Non si può però commettere l’errore di considerare che da Mourinho a De Rossi nulla sia cambiato, a prescindere dalle convinzioni espresse da Gasperini (che però col portoghese ha rimediato belle sconfitte e che soprattutto ha ben poco da insegnare quanto all’educazione sulla panchina). Lo Special One in campionato quest’anno ha sommato 29 punti su 20 partite per una media di 1,45 punti a gara. De Rossi finora 31 su 16, media di 1,93, che arriverà a 2 (e spicci) in caso di vittoria contro Genoa ed Empoli nelle ultime due uscite stagionali.
In proiezione sull’intero campionato farebbero 73,3 punti, quota che quest’anno varrebbe il terzo posto. E anche il comportamento in Europa (senza contare in questo caso i punti che non possono essere l’unico metro di valutazione nelle sfide ad eliminazione diretta) è stato di livello superiore perché la Roma di Mou ha chiuso al secondo posto in un gruppo di squadre mediocri, mentre con Ddr la squadra ha passato tre turni contro formazioni che godevano del favore del pronostico dei bookmakers. Ma lungi da noi far passare il concetto che adesso con De Rossi è tutto bello e con Mou era tutto brutto. Resteremo sempre riconoscenti al portoghese per il grande lavoro svolto soprattutto sulla mentalità dei giocatori, miglioramenti evidenti di cui anche De Rossi si è giovato nelle sfide europee.
Le brutte uscite a 4 e a 3
Semmai vorremmo capire se il calo di rendimento della Roma delle ultime uscite può avere qualche motivazione anche tattica oltre a quelle legate all’usura fisica e mentale cui si è andati incontro nel momento in cui il calendario ha riservato tutti questi impegni ravvicinati contro squadre di altissimo profilo. E allora forse qualche valutazione è lecito farla analizzando un po’ più profondamente le partite giocate con la difesa a tre (almeno 5 nello schieramento iniziale di cui 4 in campionato) e quelle con la difesa a quattro (19, di cui 12 in campionato). Come valutazione generale ricordiamo sicuramente le brutte prestazioni con la difesa a tre contro il Torino, l’Udinese (fino almeno al pareggio di Lukaku), con la Fiorentina, e poi con Bayer e Atalanta nelle ultime due uscite. Mentre sono state sicuramente al di sotto della sufficienza le sfide giocate a quattro contro Frosinone (ma lì c’era l’aggravante di un sistema a due punte centrali mai sperimentato prima), il primo tempo di Lecce e col Bologna.
Più punti giocando a quattro
Se poi andiamo a fare l’analisi generale dei punti rimediati con i due schieramenti (al netto degli aggiustamenti all’interno delle stesse partite) dobbiamo considerare che la Roma ha fatto 8 punti nelle 6 partite giocate con la difesa a tre, per una media/partita di 1,33, mentre ha raccolto 35 punti nelle 19 gare in cui De Rossi ha schierato quattro difensori, per una media di 1,84 punti a partita. Oltre mezzo punto in più a gara. Non poco. Alle considerazioni sul sistema si devono aggiungere però gli errori individuali o collettivi che a volte prescindono dalla maniera di giocare. La postura sbagliata di Mancini su De Ketelaere o la mancata copertura di Ndicka in occasione del primo gol dell’Atalanta domenica o l’incapacità di prevedere la sovrapposizione interna di Koopmeiners e, ancora, la scarsa lungimiranza di difendere la porta invece di marcare l’avversario sull’eventuale scarico di Ndicka e Angeliño in occasione della seconda rete, sono lacune del proprio bagaglio tecnico personale, su cui De Rossi non dovrà mai smettere di lavorare.
Le continue variazioni
Ci si può poi chiedere se sia giusto alternare sistemi di gioco e funzioni tattiche ai calciatori così tanto spesso in funzione quasi sempre delle caratteristiche tecnico/tattiche dell’avversario di giornata, anche quando non è un avversario irresistibile. Se debba prevalere cioè la necessità di lavorare soprattutto sulla struttura e sulla forma della squadra che si ha di fronte o se non sia meglio insistere sulla forma della propria con quelle minime capacità di adattamento che ovviamente l’impegno poi richiede. Siamo convinti, infatti, che le grandi squadre non mutino il loro sistema in base a chi incontrano, tranne forse quando in palio c’è qualcosa di davvero pesante e di fronte qualcuno di livello superiore. L’Atalanta, il Bologna, il Milan (tranne la brevissima parentesi a tre dello scorso anno) e l’Inter non hanno mai cambiato struttura tattica quest’anno solo in funzione dell’avversario. Di De Rossi aveva convinto subito il piglio con cui si era presentato a Trigoria imponendo dopo poche ore di lavoro al gruppo la rivoluzione della difesa a 4 dopo anni a sentir dire Mourinho che in quel modo la rosa di questa squadra non avrebbe mai potuto giocare. E invece così sono arrivate subito 5 vittorie nelle prime 4 uscite di campionato oltre al bel passaggio del turno col Feyenoord. Poi sono cominciate le sperimentazioni che in qualche modo hanno tolto le certezze che si andavano formando e la Roma è tornata a segnare meno e subire di più. Va detto anche che è salito anche il livello delle avversarie nell’ultimo periodo. Ma è un fatto che nelle prime dodici partite della gestione De Rossi sono stati realizzati 28 gol e ne sono stati subiti 14, mentre nelle ultime undici di reti ne sono state segnate la metà (14, e se ne sono subite 15). Ma ripetiamo: queste sono solo riflessioni sull’aspetto tattico. Ciò che conta ora è lavorare con De Rossi sul mercato per rinforzare la rosa. E poi fidiamoci di lui.
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