La svoltina di Bryan
De Rossi ha preparato la squadra al meglio per una partita di pochi, ma intensi minuti. Il capolavoro di Cristante sul calcio d’angolo è stato il giusto premio per la fede di un gruppo compatto
Per quanta rilevanza possa avere la questione tattica su una partita che doveva durare 18 minuti e 30 secondi - ma poi ne sono stati giocati in totale 25, di cui appena 13,20 di tempo effettivo (da qui il nostro voto negativo all’arbitro) - bisogna riconoscere a Daniele De Rossi di aver fatto le scelte giuste sia nella preparazione strategica della gara sia nelle scelte dei giocatori sul campo. Tutto nasce dalla spontanea confessione dell’allenatore ai suoi ragazzi, un paio di giorni prima della partita: «Io non ho mai preparato una partita di 20 minuti, non so che fare, ma qualcosa faremo e proviamo a riportare a casa tre punti». La tentazione che lo macerava era ovviamente quella di mettere in campo la squadra più offensiva possibile cercando di ricreare immediatamente quel clima che a volte viene fuori nei finali di partita, quando una squadra tecnicamente più forte dell’altra ha acquisito nei 70 o 80 minuti precedenti quella forza mentale tale da dominare l’avversario che, riconoscendo quella forza, si rintana e non ha il coraggio neanche di provare ad uscire. Facile a dirsi, praticamente impossibile a farsi. Dal punto di vista mentale, infatti, mancavano totalmente i presupposti per poter ricreare “in laboratorio” quelle sensazioni.
Ma Daniele le ha tentate tutte, lavorando intanto sulla testa dei propri giocatori (su quelli dell’Udinese non poteva avere nessuna influenza, ma forse è stato facilitato dall’approccio molto difensivo impostato da Cannavaro), scegliendo una squadra molto offensiva, ma non forse come l’aveva immaginata (a destra avrebbe dovuto giocare El Shaarawy, come ha confessato il tecnico nel post partita, ma alla fine analizzando la questione con lo staff hanno ritenuto che avrebbero forse rischiato troppo) e provando persino a far “stancare” la sua squadra con un riscaldamento che ha ricreato le condizioni di una partita. Così mentre i giocatori dell’Udinese dopo la normale attivazione sono rientrati negli spogliatoi prima di essere richiamati in campo dall’arbitro, la Roma ha giocato una vera e propria partitella a metà campo nel corso della quale nessun giocatore ha risparmiato una sola stilla di energia. Questo ha fatto sì che al momento della ripartenza la squadra si sia avventata sugli avversari e abbia giocato essenzialmente nella metà campo dell’Udinese, quasi passivamente schierata all’esclusiva ricerca della conservazione del pareggio.
Il caso ha voluto poi che su una estemporanea avanzata dei padroni di casa sia quasi arrivato il gol che avrebbe potuto seppellire le ambizioni di Champions della Roma, ma l’eventualità è stata scongiurata per una questione di dettagli. In negativo avrebbero avuto un peso il contrasto perso di testa da Dybala con Pereira e il rilassamento di Cristante (proprio lui) che su quel colpo di testa è rimasto a guardare invece di salire come tutti i suoi compagni di squadra, tenendo così in gioco Lucca. Ma ci ha messo la manona Svilar e il risultato non è cambiato. L’Udinese ha tradito il suo piano ritardando ogni ripresa del gioco, indulgendo troppo a terra negli infortuni (il solo Perez è rimasto tre volte a reclamare le cure dei sanitari prima di essere sostituito) e ci stava quasi riuscendo con la complicità dell’arbitro, ma alla fine giustizia è stata fatta. Come? Ovviamente con l’assist sul calcio angolo di Dybala e la superiore intelligenza strategica di Cristante che, come richiamato all’appuntamento del destino, nel momento della battuta dell’argentino ha scavalcato le posizioni tenute a zona da Bijol e dallo stesso Lucca, andando così ad impattare in beata solitudine la perfetta parabola del compagno di squadra. Qualcuno potrebbe definirle tutte casualità. Ma è qualcuno che non conosce l’adrenalina della preparazione di una partita. Anche se di 20 minuti. Anche se chi l’ha preparata aveva manifestato alla sua squadra le sue difficoltà. Ma tutti hanno dato il massimo. Karma. E viva De Rossi.
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