Persi sulla via del mare. Ecco le responsabilità
Strafottenti, approssimativi, pigri, mosci: alla vigilia di gare fondamentali, è bene che De Rossi richiami tutti ai propri doveri. Da subito
Se dopo le incertezze che hanno portato al progressivo distacco con Mourinho, che ha dovuto pagare le conseguenze per tutti, ora i giocatori della Roma hanno deciso di adagiarsi di nuovo in quel limbo tra l’inferno e il paradiso dove vorrebbero godersi la gloria delle effimere vittorie di tappa senza sporcarsi le mani per andare fino in fondo nei tornei che restano da giocare, è bene allora chiarire subito che stavolta il giochino non funzionerà. A Lecce è risuonato forte e chiaro un allarme che non può in alcun modo essere ignorato. La Roma scesa in campo allo stadio di Via del Mare era partita persino bene, ma si è progressivamente sfilacciata di fronte alla somma dei diversi errori che hanno a poco a poco fatto cambiare l’inerzia della partita. Come? Lo raccontiamo nel dettaglio. Il primo ad andare al tiro nella serata di Pasquetta è stato allo scoccare del primo minuto di gioco Karsdorp che, con la svirgolata sulla conclusione in area dopo un rimbalzo favorevole del pallone, ha inaugurato la sua pessima serata (peraltro nell’occasione avrebbe potuto servire Baldanzi libero e in attesa proprio al limite dell’area, con la difesa leccese sbilanciata da un lato). E subito dopo Lukaku poteva servire meglio Bove per una prospettiva di 3 contro 3 molto interessante ma ha sbagliato la misura del passaggio e ancora dopo Zalewski lanciato a sinistra si è fatto rimpallare il tiro in angolo invece di servire all’indietro Cristante (che a sua volta avrebbe potuto trasmettere il pallone a Baldanzi, in posizione molto favorevole): e sul corner molto ben battuto da Paredes la Roma ha sfiorato il vantaggio. In più all’11’ su uno sviluppo verticale di Paredes, Cristante ha favorito il palleggio di Baldanzi che si è messo in proprio e ha cercato l’angolino alla destra di Falcone, calciando a lato di poco. Come si è potuta, a questo punto, trasformare una partita che nell’approccio iniziale, la Roma aveva saputo portare dalla sua parte e si è lasciato invece che a poco a poco il Lecce potesse costruire la sua gara con le ripetute conclusioni verso la porta?
Gli errori, uno per uno
Il primo segnale negativo è stato il giallo per Ndicka, dopo una prolungata trattenuta con Krstovic: un’ingenuità del difensore ivoriano che ha condizionato il resto della sua partita e costretto De Rossi ad intervenire all’intervallo con un cambio. Serve maggior attenzione, caro Evan. Ora De Rossi sarà costretto a trovargli alternative sia nel derby sia in Europa League col Milan, vista la doppia squalifica rimediata. Poi la Roma è andata in difficoltà sulle costruzioni dal basso, mai trovando lo sfogo centrale su Paredes, Cristante o Bove, poco dinamici nelle rotazioni che avrebbero potuto consentire un palleggio più convincente. E anche così il Lecce ha acquisito forza. Piccoli, in particolare, ha cominciato a venir fuori dalla linea più offensiva, lasciando nel dilemma Mancini, incerto se rompere la linea difensiva per accorciare su di lui o restare a presidio: così l’attaccante di scuola Atalanta ha goduto nelle transizioni veloci di una certa libertà e ha tirato ripetutamente in porta, mentre la Roma non riusciva più ad uscire in palleggio, per la scarsa personalità mostrata dagli interpreti. E quando lo faceva, come a metà tempo, Bove ignorava il passaggio filtrante suggerito da Zalewski in percussione centrale e sbagliando la misura del passaggio successivo favoriva la ripartenza più pericolosa, poi sprecata da Piccoli che non vedeva liberi sulla destra due suoi compagni. Vuoi la gloria, caro Edoardo? Va costruita partita dopo partita. E ancora, poco più avanti, Cristante sbagliava la misura della rifinitura per Lukaku vanificando il taglio del belga nel cuore della difesa avversaria e ignorando peraltro Baldanzi che si era liberato in posizione assai vantaggiosa a destra. E poi si lamentava per la scarsa copertura dei suoi compagni nelle pressioni offensive. Errori che non costavano solo mancati attacchi, ma anche pericolose ripartenze che davano maggior fiducia agli avversari. E a volte Baldanzi non capiva i tempi di attacco, lasciando sempre solo Gallo al passaggio del terzo uomo, non assistito da Karsdorp che preferiva star rintanato lontano dalle pressioni più alte e finiva così a dover fronteggiare due contro uno in velocità.
Qui dovrà intervenire De Rossi: le pressioni o si fanno forti con coraggio o è meglio restare dietro. E poi ancora palle perse in contrasto, in palleggio, sui falli laterali: un mezzo disastro tecnico che ha portato il Lecce a calciare ben 16 volte verso la porta. Al 40’ l’azione paradigma: una serie di contrasti tra metà campo e trequarti hanno portato i quattro delle due linee a fronteggiarsi tipo rugby, fino al tiro di Piccoli bloccato da Svilar. Era un altro sport, in pratica, ma i leccesi sembravano prevalere anche lì. Come al 42’: una palla lunga con Ndicka in vantaggio che prima si fa anticipare da Dorgu, poi si arrende al contrasto con Piccoli, con Karsdorp accanto spettatore non pagante. Fino all’ennesimo tiro, alto di poco. Insomma, così le partite solitamente si perdono: la Roma sa fare molto meglio, ma non con quest’atteggiamento perdente, quasi strafottente, pronto ogni giocatore a rimproverarne un altro, senza mai assunzione di responsabilità. Tipo la Roma dei giorni peggiori di Mourinho: e torniamo allora alle responsabilità dei giocatori. Ma sia chiaro: certi atteggiamenti non sono accettabili, meglio specificarlo subito vista l’importanza degli impegni in calendario.
Come affrontare Lazio e Milan
Bisogna vedere ora quale scorie saranno rimaste nella testa dei giocatori in vista di due partite fondamentali per la storia della stagione: il derby, dopo la doppia sconfitta tra andata e Coppa Italia, e la prima sfida di Europa League col Milan, dopo la doppia sconfitta di campionato. Quattro severe sentenze non ancora definitive: in campionato la Lazio è rimasta dietro e il verdetto europeo potrebbe quasi annullare l’esito dei due ko in Serie A. Ma servirà una Roma molto diversa da quella vista a Lecce. Intanto con gli uomini: dentro finiranno Celik, un difensore centrale al fianco di Mancini (quanto sarebbe importante recuperare il miglior Smalling), magari Spinazzola, El Shaarawy, Pellegrini e ovviamente Dybala. Con questi tre la musica potrebbe suonare molto più melodiosa. Ciò che servirà è l’atteggiamento molto diverso: se ad ogni errore commesso da un compagno l’unica preoccupazione è di farlo notare con le braccia al tecnico e al pubblico significa che del gruppo di cui si va cianciando da mesi non c’è nulla. E non può essere così.
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