Ormai è ufficiale il no alla difesa a quattro
Nonostante l’ennesima rimonta con il sistema più offensivo, Mou è chiaro: la porta va protetta, l'unico modo è la linea a tre
Un’altra vittoria in rimonta, un’altra doppietta maturata nei 15 minuti finali, come se la Roma giocasse davvero due partite: la prima che finisce dopo 75 minuti, la seconda nell’ultimo sesto di gara. Come al solito le fazioni degli opinionisti si dividono sul tema non cercando gli spunti dalla realtà, ma trovando ispirazione dalle loro stesse opinioni precedenti. Per cui da una parte, la rumorosissima maggioranza, si esalta questa caratteristica della Roma di non mollare mai niente fino a che la partita non è terminata e dall’altra, sparuta minoranza di cui allo stadio addirittura non c’è neanche rappresentanza, che si scandalizza se una squadra come la Cremonese si trova in vantaggio all’Olimpico a una manciata di minuti dalla fine della partita. La verità, si dice, in questi casi sta nel mezzo, in realtà, un po’ proprio come nella divisione temporale dei gol della Roma, sembra molto più vicina alla prima teoria che non alla seconda, diciamo cinque sesti a un sesto. E qui non si tratta della quantità di persone a sostegno di una tesi, quanto della forza dei numeri: la Roma ha segnato ancora nel finale, rimontando l’avversario per la quarta volta: l’Olimpico in questo senso è un fortino quasi inespugnabile, il passo della squadra tra le mura amiche è da scudetto, Europa League e Coppa Italia messe insieme. Semmai si può rimproverare la Roma, e di conseguenza il suo allenatore, per il rendimento esterno che risente evidentemente della mancanza di personalità che non riguarda solo il bagaglio genetico dei calciatori ma anche una certa riluttanza ad una proposta di gioco più brillante alla quale aggrapparsi se il fiato dei tifosi non è quello amico.
No alla difesa a 4
Ma non è questo il tema dell’approfondimento di oggi. Qui cerchiamo invece di capire se qualche alternativo tema tattico potrebbe riguardare a breve termine la Roma, poggiandoci anche sulle parole dell’allenatore che in conferenza stampa, al termine della gara appena vinta con la Cremonese e con l’adrenalina che ancora gli scorreva dentro al corpo, ha risposto in termini piuttosto spicci al cronista che in qualche modo caldeggiava l’utilizzo di un tridente d’attacco come soluzione tattica strutturale della Roma del prossimo futuro: «Sei nel calcio da un po’ di tempo, dovresti capire di più certe cose. Se contro l’Atalanta domenica entrassimo in campo con la formazione con la quale abbiamo finito questa partita, dopo 20 minuti la gara sarebbe finita». Implicitamente una doppia bocciatura: ad una formula offensiva che preveda anche un solo attaccante oltre a Dybala e Lukaku e alla difesa a 4. Sì perché il concetto è stato esteso anche alla scarsa adattabilità di questa rosa ad una struttura tattica difensiva che conti su soli due difensori centrali: «Ora che scarseggiano i difensori di ruolo io devo proteggere chi va in campo e svolge un compito non suo. Se andassimo insieme nella giungla amazzonica ci farebbe piacere essere in gruppo piuttosto che da soli». Ancora un esempio illuminante per confermare come l’assenza che a gennaio diventerà drammatica di un numero adeguato di difensori centrali rafforzerà la sua convinzione di schierare la squadra con tre difensori nel mezzo.
L’enorme rischio con la Cremonese
Proviamo ora a tornare sulla successione di eventi tattici con la Cremonese: dopo un inizio di partita affrontato secondo il solito tema con tre difensori centrali, cinque centrocampisti e due attaccanti, l’andamento della gara ha consigliato all’allenatore di cambiare completamente i suoi piani all’intervallo, con la squadra sotto di un gol e preda delle prime crepe psicologiche che possono scaturire da una partita che appare già segnata da temi di inspiegabile spietatezza. Fuori il più adattato dei centrali, Celik, peraltro già ammonito, e uno degli attaccanti, Belotti. Dentro Dybala, che si sarebbe volentieri risparmiato l’esibizione, Zalewski e anche Kristensen al posto di Llorente, l’unico difensore centrale disponibile nella serata e, vista l’azione del gol, neanche particolarmente concentrato. Mourinho così è passato al 4231 di matrice decisamente offensiva, con Paredes e Bove in mediana, due centrali difensivi inediti e difficilmente riproponibili (un po’ come capitò a Diamoutene in una famosa sfida europea con l’Arsenal), due terzini d’attacco come Karsdorp e Zalewski, e quattro elementi più offensivi, quasi completamente esentati dalla fase di non possesso. Con il risultato ancora bloccato sullo 0-0, mentre Stroppa aumentava il contributo di esperienza e muscoli della sua squadra con quattro cambi mirati, è entrato anche Azmoun al posto dell’unico elemento dinamico del centrocampo, Bove. Apparentemente una scelta a vocazione suicida, vista la crescente pericolosità della Cremonese nelle ripartenze e la relativa capacità del centrocampista rimasto in campo, Paredes, di sostenere gli assalti degli avversari. La Roma si è sistemata in campo con una sorta di 244 con i terzini ad affiancare i centrocampisti e le quattro punte schierate in maniera quasi improvvisata, libero ognuno dei quali di seguire il proprio istinto.
Ora va migliorata in trasferta
È nata così la rimonta della Roma, con l’aumento spropositato del tasso tecnico offensivo e la clamorosa riduzione delle capacità difensive. Significativo il lancio a un certo punto del portiere direttamente sulla prima punta, il neo entrato Coda, con la palla a scavalcare clamorosamente la linea difensiva incapace di organizzarsi in maniera dignitosa: prima Svilar e poi il guardalinee hanno fermato l’opportunità offensiva della Cremonese, ma il campanello d’allarme ha risuonato pesantemente. Come sono andate le cose poi sta scritto nella cronaca della partita, nell’ennesima rimonta col cuore in gol, nella grande capacità di un giocatore come Lukaku di diventare decisivo in una serata decisamente storta, nell’altra abilità di Dybala di calciare i rigori quasi come se l’esito positivo fosse ineluttabile. È riproponibile la formazione del secondo tempo di mercoledì sera? No, non lo sarebbe con una squadra di serie A, men che meno con l’Atalanta. A prescindere dunque dal numero di difensori centrali di ruolo a disposizione per ogni prossima partita della Roma, non si scenderà, se non in emergenza, dal cavallo della difesa a tre, l’unica in grado di sostenere l’organizzazione difensiva supplendo con il numero dei giocatori alla non completa capacità di organizzazione.
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