Mou sperimenta e la Roma cresce
Svilar, Bove, Mannini, Pisilli e Cristante in difesa. Dalla gara meno emozionante utili indicazioni per la Roma che verrà
Nella partita dall’esito più scontato e forse, per via del contemporaneo risultato presto definito a Praga, più scarsa di emozioni agonistiche degli ultimi anni, Mourinho ha mostrato una serie di sperimentazioni tattiche che potrebbero anche non rimanere fini a se stesse. Logico che il valore modesto degli avversari abbia permesso all’allenatore di rischiare sul velluto di una gara indirizzata sin dai primi minuti, ma non significa che di certe risposte non si debba poi tener conto in assoluto. In fondo la partita è stata un po’ come quelle amichevoli estive che un allenatore usa per valutare posizioni differenti in grado di ispirare cambiamenti che altrimenti non verrebbero neanche presi in considerazione a livello teorico. Proviamo a vederne qualcuna.
Che difensore Bryan!
La prima riguarda un reparto, quello difensivo, che ha presentato un solo specialista del ruolo, peraltro uscito dopo 60 minuti di gioco, eppure Mourinho non ha mai cambiato l’assetto tattico, a dispetto anche di quello che aveva fatto balenare nella conferenza stampa prepartita. La Roma è rimasta infatti sempre ben definita con tre difensori, se così si possono chiamare i tre che hanno terminato la partita: Karsdorp, Cristante e Bove, un esterno di fascia e 2 centrocampisti. La prima cosa da sottolineare è l’ormai riconosciuta adattabilità tattica, unita peraltro a una solidità fisica che può essere solo genetica, che fa di Cristante un giocatore insostituibile e una risorsa preziosissima per ogni allenatore che se lo ritrova in organico.
Stante l’abbondanza di centrocampisti ormai affidabili - vista l’autorevole candidatura di Bove ad un posto da titolare e il recupero persino dell’ex oggetto misterioso Aouar - si è autorizzati a pensare che Brian possa essere una soluzione stabile per Mourinho non solo per affrontare le emergenze, come è capitato finora. Dal punto di vista difensivo il difetto maggiore di Cristante è lo stesso che in qualche modo ne ha contenuto la carriera a un livello appena sotto a quello dei top player continentali: un dinamismo ridotto soprattutto in progressione. Ma l’esperienza acquisita in tanti anni ad alto livello, l’intelligenza tattica e la lettura anticipata di ogni momento della partita riducono questo gap fino quasi ad annullarne gli effetti, almeno contro avversari non esattamente di primissimo piano.
Persistendo i problemi di Smalling, dovendo affrontare prima o poi un turno di squalifica dell’acciaccato Mancini e immaginando pure che prima o poi anche gli altri due difensori in organico possano palesare qualche difficoltà fisica, non escluderemmo affatto l’idea di riconsiderare il ruolo di Cristante portandolo in pianta stabile tra i difensori. Difficilmente, invece, rivedremo lì Bove, uno in grado di cavarsela anche da difensore grazie alla sua non comune disposizione al tackle vincente, una delle diverse caratteristiche che Edoardo ha ereditato da uno dei suoi punti di rimento, Daniele De Rossi. Ma Bove sta bene a centrocampo, è lì che farà la sua carriera.
Le soluzioni in fascia
L’altro difensore usato all’occorrenza nel ruolo è stato Celik anche se poi nel secondo tempo Mourinho ha voluto testare anche il suo “rivale” di corsia, Karsdorp. La comodità dell’impegno ha permesso ad entrambi di cavarsela con disinvoltura, ma restiamo convinti che l’esplosività dell’olandese si faccia preferire alla praticità del turco in una valutazione generale sulla migliore adattabilità nel ruolo. Entrambe le soluzioni, però, saranno adottate in futuro solo in emergenza. Un altro giocatore che continua ad adattarsi con grande disinvoltura in posizioni differenti di campo è Stephan El Shaarawy.
Di lui Mourinho ha apprezzato nel tempo l’adattabilità al sacrificio nel ruolo da quinto centrocampista, ovviamente soluzione che il portoghese adotta soprattutto quando c’è da spingere di più rispetto agli altri esterni. Stavolta, e non era neanche la prima volta in assoluto, il Faraone ha giocato uno spicchio di partita anche da mezzala, ma anche in questo caso ci sono motivi a sufficienza per ritenere che tale soluzione venga utilizzata solo nelle partite in cui è necessario aumentare la forza di impatto offensivo e magari le caselle relative agli attaccanti sono già tutte occupate.
Pisilli e Mannini
Fermandoci al reparto, non è neanche un azzardo ormai sbilanciarci su un ragazzino che tanti romanisti hanno imparato a conoscere, allineandosi in una sola serata a tutti gli appassionati del settore giovanile che Niccolò Pisilli avevano già avuto modo di apprezzarlo negli anni. Questo ragazzo ha le stimmate del top player per la straordinaria capacità di unire tecnica di ottimo livello, capacità agonistica fuori dal comune e anche uno spiccato senso del gol. Sì, è uno di quei centrocampisti che oggi tutte le squadre d’Europa ricercano, la Roma lo sa se lo tiene stretto e su di lui ha già pianificato un grande futuro. Stessa cosa si può dire di Mattia Mannini, meno dotato fisicamente ma più veloce del compagno (il che è tutto dire), sicuramente più adatto a ruoli da esterno che da interno. Anche su di lui la Roma punta parecchio, ma a dispetto del più fortunato Pisilli, Mattia non ha segnato e dunque la grande attenzione mediatica si sposta un po’ più in là nel tempo. E non è detto che sia un male.
E la storia continua...
Nella serata in cui Renato Sanches ed Aouar sono tornati a far vedere qualcosa di buono, siamo tornati a vedere anche la coppia d’attacco a doppio centravanti, formula che probabilmente Mourinho non ama e che riserva solo alle situazioni di emergenza tipo quella di giovedì. È un buon segno che Belotti sia tornato a segnare e che, soprattutto, sia tornato ad “aggredire” la partita come non aveva fatto a Praga. Domani a Bologna ha un’occasione d’oro che non dovrà lasciarsi scappare. Infine piccole considerazioni sparse su altri poco celebrati o persino mancati protagonisti della partita con lo Sheriff: Svilar continua a crescere e sarebbe bene farci una valutazione precisa in chiave futura perché Rui Patricio è in scadenza e Mile sta dimostrando tutta la sua bravura.
Forse è un investimento sul ruolo che la Roma si ritroverà senza dover spendere una lira. Pagano è un altro di quei trequartisti di non elevatissima statura che il settore giovanile della Roma continua a sfornare, è un po’ un Volpato non ancora pienamente maturato. Farà bene a fare qualche esperienza, in casa o fuori. La chiusura la riserviamo invece al giocatore migliore della primavera di Guidi di quest’anno, Luigi Cherubini. Mourinho lo sta tenendo d’occhio, anche lui presto o tardi, potrà assaporare quel lunghissimo brivido di piacere provato da Nicolò Pisilli. E la storia continua.
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