Essere Mourinho: ora tocca a lui
La gara dell’U-Power ha certificato i problemi. Ma adesso serve quella motivazione in più che il portoghese può dare alla squadra da qui alla fine della stagione
Per un curioso, ma ciclico, caso di contaminazione mainagioista, quando la Roma a un mese esatto dal termine della stagione è splendida protagonista in Europa League (e si appresta a giocare una semifinale da favorita) e in piena corsa per un piazzamento tra le prime quattro squadre del campionato di serie A, dopo la partita di Monza ha prevalso il pessimismo nelle valutazioni addirittura sulla stagione, non solo sul momento che sta attraversando. Dimenticando che la squadra che stiamo vedendo in campo in queste ultime partite è solo la versione pallida della formazione migliore che si poteva ipotizzare quando è stata completata la rosa definitiva. Tanto per essere chiari, quando ad un certo punto nella sfida dello U-Power Stadium si sono affrontati da una parte Tahirovic e Camara contro Pessina e Machin, quando Cristante doveva opporsi da difensore centrale a Mota Carvalho e Gytkjaer nel finale (sì, Palladino ha diversi centravanti in organico, al momento la Roma ne ha mezzo, Abraham), quando Izzo si è preso cura di Volpato, e Pablo Marì e Marlon si sono occupati di quel che restava delle fibre muscolari di Abraham e Pellegrini, abbiamo faticato ad individuare quale delle due squadre fosse quella nobile e quale quella appena salita in Serie A. Non per portare l’acqua al mulino di Mourinho, insomma, ma oggi della Roma ideale c’è ben poco. E dunque resta apprezzabile il pareggio di Monza, ancorché conquistato con il supporto di numeri statistici che sono come al solito riassunti nella tabella a fianco. Guardateli, prima di pensare, come neanche Palladino ha fatto, che a Monza alla Roma è andata bene a pareggiare. Al contrario, la Roma anche a Monza ha raccolto assai meno di quel che la partita ha detto. Lo dicono i gol attesi, i tiri, le occasioni, lo si intuisce vedendo ad esempio l’esito a raffronto nelle grafiche della pagina accanto su due punizioni battute a tre minuti una dall’altra, una con l’occasione non sfruttata da Ibañez, l’altra con l’occasione raccolta da Caldirola. Poi, nel secondo tempo, la Roma ha smesso di produrre gioco ed occasioni, ma il Monza nonostante le forze più fresche e la testa più sgombra non ha mai preso il sopravvento, come ad esempio ha fatto con altre squadre di livello superiore.
Lui è special
C’è da essere preoccupati, però, visto che le prossime due partite saranno decisive per la stagione e vedranno la Roma, o meglio, questa Roma, opposta a due squadre di sicuro spessore, come Inter e Bayer Leverkusen? Questo è un altro discorso e la risposta è sicuramente sì. Logico preoccuparsi, non senza però aver riconosciuto al tecnico e al gruppo dei giocatori l’onore che meritano per essere arrivati a questo punto della stagione con la possibilità di giocarsela fino in fondo. Poi allo Special One si può chiedere di sicuro qualcosa in più perché altrimenti lui non sarebbe special e anche altri allenatori potrebbero ambire al suo stipendio. Dunque, com’è logico che sia, oggi il tifoso della Roma, sia nella sua versione più scettica sia nella versione più ottimistica, si aggrappa a Mou per trovare motivi per sperare in un futuro radioso. Due vittorie in queste prossime due partite, ad esempio, renderebbero la stagione una gemma preziosa nella storia recente della società giallorossa, un diamante in mezzo a pietre a volte brillanti, altre splendenti, altre ancora decisamente povere. Ma quale strategia e quale scelta tecnica oggi potrebbero garantire alla Roma la possibilità di raggiungere questi risultati? Proviamo a capirlo.
Gli uomini (e i ripassi) per l’Inter
Le parole a fine partita di Mourinho sono state chiare: per la gara con l’Inter, gli unici giocatori che hanno chances di rientrare tra gli infortunati sono Dybala e Belotti, ma probabilmente più in corso d’opera che dall’inizio come titolari. Degli altri assenti, solo Matic, esaurita la squalifica, potrà essere della partita. Indisponibili tutti gli altri più Celik, fermato per un turno, ed El Shaarawy (per lui stagione finita). In campo dal primo minuto Mou manderà dunque la stessa difesa a tre scelta a Monza, a metà campo Matic farà coppia presumibilmente con Bove (ormai un titolare, ancora peraltro inespresso), davanti Pellegrini e Solbakken agiranno alle spalle di Abraham, a meno che a sorpresa il portoghese non decida di dar fiducia al posto del norvegese a Volpato, un ragazzo ancora acerbo, ma tecnicamente il più dotato tra tutti i giovani a sua disposizione. E in una squadra povera di fantasia il suo tocco potrebbe essere un’arma in più. Non cambierà il sistema di gioco, ma si dovrà forse rivedere qualcosa dell’organizzazione difensiva sui calci piazzati, visto il gol preso a Monza e soprattutto la qualità dei saltatori nerazzurri.
Le scelte per il Bayer
Nel percorso immaginato dal tecnico, Belotti e Dybala potrebbero partire dalla panchina con l’Inter e provare a dare il loro contributo all’occorrenza partecipando alla gara, per essere pronti magari a partire titolari in Europa League, in una gara in cui tutti sperano di poter recuperare anche Smalling. Viceversa si chiederanno gli straordinari a Cristante. Salvo ulteriori contrattempi, insomma, giovedì all’Olimpico la Roma tornerebbe a presentare una formazione autorevole, in grado di farsi valere con avversari che con Xabi Alonso in panchina sono tornati a mostrare un gioco brillante, anche se a volte speculativo. Lo spagnolo è un altro degli allievi di Mourinho diventati calciatori ed è alla sua prima esperienza nel calcio dei grandi, dopo aver allenato nel settore giovanile del Real Madrid e la squadra B della Real Sociedad. Parte con un 3421, ma durante la partita cambia frequentemente il sistema di gioco, sistemando spesso la difesa con una linea a 4. Una squadra fresca e dinamica, che però all’Olimpico potrebbe soffrire la personalità ormai conclamata in campo internazionale della Roma. E sotto questo aspetto i meriti di Mourinho sono universalmente riconosciuti. E se tutti questi motivi non dovessero bastare per essere ottimisti rispetto al futuro prossimo della Roma, basti la consapevolezza che ognuno dovrà solo interpretare il suo ruolo: i tifosi potranno sostenere la squadra in casa per due volte in cinque giorni, i commentatori potranno cercare la conferma alle proprie teorie solo col conforto del risultato, e la Roma sarà per fortuna allenata da José Mourinho, uno che di partite di questo livello ne ha giocate a centinaia. Quasi sempre uscendo dal campo con il suo satanico sorriso disegnato sul volto.
© RIPRODUZIONE RISERVATA